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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: LO SPARTITO DEL DIAVOLO
Genere: Sentimentale, Horror, Avventura, Drammatico, Soprannaturale, Dark
Rating: Per Tutte le età
Autore: vuvuzela galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 12/12/2012 00:15:38 (ultimo inserimento: 23/05/13)

Tre note gravi scateneranno il male. Tre note alte lo rinchiuderanno.
 
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PROLOGO
- Capitolo 1° -

ROMA, BASILICA DI SAN PIETRO

Ore 21.45
L’interno dell’edificio era immerso nell’ombra: poche lampade erano accese lungo le navate ad illuminare l’ambiente circostante. Nonostante le giornate torride che stavano creando parecchi problemi in quei giorni, la temperatura dell’ambiente era piuttosto bassa. Accanto al Baldacchino del Bernini, una figura alta si strinse nelle spalle, mentre un brivido di freddo gli correva lungo la schiena.
Il capo era chino, rivolto verso l’enorme scultura: ammirava quell’opera, gli aveva sempre trasmetto un gran fascino, il fascino del potere. Si aggiustò gli occhiali posti sopra al lungo naso aquilino, e sfregò le mani per tentare di riscaldarsi.
La Basilica era meravigliosa, e durante il giorno trasmetteva un senso di pace e di sacralità. Ma la notte, almeno secondo Don Drecco, essa si tramutava: Le pareti diventavano fredde, color ghiaccio, le statue e gli immensi quadri appesi alle pareti assumevano colori e tonalità tetre. La luce filtrante dalle grosse finestre, illuminate dai raggi lunari, creavano delle figure spettrali danzanti sopra le enormi pavimentazioni di marmo. Il Cristo in croce, posto dietro al grosso altare, sembrava rimproverarlo con uno sguardo truce: vedeva tutto, scrutava ogni cosa ; nessun angolo lì dentro fuggiva al suo sguardo inquisitore, nessuno.
Don Drecco rabbrividì, ma questa volta non per il freddo. Era turbato profondamente, veniva da lontano, e desiderava riferire personalmente ciò che era stato scoperto, pochi giorni prima, all’interno del Suo Santuario. Si era suo, gli era stato affidato trent’anni prima, ed ora era la sua casa, il suo luogo di culto. Non che l’interno fosse particolarmente ricco, ma il luogo ove era situato si trovava in mezzo a un vigneto secolare, circondato da una vasta foresta e da un piccolo cimitero ormai diroccato. L’esterno di quel luogo era, a suo parere, un piccolo paradiso.
Se non fosse stato per le rovine di un monastero poste a poche centinaia di metri. Già, quel luogo era un netto stacco, in confronto a tutto il resto. Era marcio, infido e carico di perfidia. Questo era, quantomeno, ciò che l’uomo vedeva in quel luogo. Ne conosceva la storia, le sue urla e le sue perversioni e ogni volta che passava lì vicino, non poteva fare a meno di provare un senso di… ribrezzo e paura.
Ma non era questo ciò che preoccupava l’anziano prete. All’interno del suo piccolo gioiello, oltre a qualche sporadico affresco ormai consumato dal tempo, si trovava un organo. Un organo bellissimo, riccamente intarsiato: le canne dello strumento sfioravano la volta, così alte e ceree, sembrava potessero risplendere al buio. Il legno era molto scuro, le venature correvano lungo esso e si intrecciavano creando complessi disegni armoniosi. Lungo le giunture, decorate con ori e smeraldi, una serie di piccolissimi simboli e disegni ornavano il tutto. Mentre ai lati erano raffigurate le immagini, intagliate nel legno, di un uomo che lo suonava. Sul lato sinistro, egli sorrideva e sembrava bearsi della musica che componeva. Ma sull’altro lato, esso appariva triste, quasi terrorizzato e l’intaglio appariva confuso ed emaciato: si scorgevano solo il viso dell’uomo e le mani poste, in maniera convulsa, sui tasti d’avorio.
Non aveva mai capito il significato di quella doppia immagine, anche se si era posto varie ipotesi per rispondere al segreto nel corso degli anni.
Ma ora, quando ormai il quesito si era quasi del tutto affievolito nell’arco della sua mente, era esploso nuovamente più forte che mai quando…
Un rumore lo colse di sorpresa, sobbalzò e trattenne a fatica un gemito portandosi le mani alla bocca. Volse in fretta il capo alle sue spalle e il suo cuore batté più forte. Dinanzi a lui Si ergeva una figura alta, giovane. Sorrideva, me nel suo sorriso non v’era segno di complicità o cortesia. Era semplicemente un sorriso, freddo, come freddi e color ghiaccio erano i suoi occhi. Indossava la consona tunica nera, un colletto bianco e un grosso e tetro cappuccio che gli pendeva dal capo.
-Dovete essere voi Don Drecco di Trino, il quale ha richiesto con’urgenza di recarsi al cospetto di Sua Santità, immagino..?-
L’anziano uomo, si asciugò il sudore dalla fronte, e cercò di mascherare il senso d’inquietudine che l’aveva colto all’improvviso. Farfugliò –Si, sono io-.
Sul volto dell’incappucciato riapparve, con più vigore, quel terribile e gelido sorriso che scosse violentemente da capo a piedi il pover uomo.

Venne condotto all’interno degli appartamenti papali, le luci al soffitto erano soffuse e tenui, ma nonostante ciò la sfarzosità dell’ambiente circostante era comunque evidente. Il prete non aveva mai approvato tutta la ricchezza che la chiesa possedeva, ne considerava un lato oscuro. Trasmetteva con fervore la parola di Dio ai suoi fedeli, era tuttavia innegabile come, da quando la potenza della Chiesa era cresciuta a dismisura, gli atti del Signore e degli Apostoli sembravano venir meno di fronte a quell’aria di regalità che aleggiava nel cristianesimo.
“Porci incestuosi, malvagi, traviati, vecchi e corrotti!” Ricordava di aver sentito gridare qualcuno, tanto tempo fa. Allora quelle parole l’avevano lasciato sgomento, ferito. Ora però anche lui, almeno in parte, cominciava a credere che quella frase non fosse poi così tanto distante dalla realtà.
Dinanzi a lui l’incappucciato procedeva con passo lento ma regolare, quasi con movimenti meccanici. Sembrava un fantoccio e Drecco non poté far a meno di pensare che in lui si nascondesse qualcosa di.. “disumano”.
Attraversarono immensi saloni affrescati, lunghi corridoi alle cui pareti erano appese cornici dorate e vasi preziosi; sul terreno un infinito tappeto rosso sangue correva lungo tutto il pavimento, pareva un fiume in piena: avrebbe potuto inghiottire qualcuno in qualsiasi momento.
Alla fine, il “manichino” si fermò, dinanzi a lui un’immensa porta di legno bianco: nessuna decorazione, nessun’incisione, nessun punteggio. Una semplice porta di legno bianco massiccio.
La sua guida bussò tre volte, e dopo un tempo che parve interminabile essa si aprì cigolando. Drecco si fece avanti, timoroso, e abbassò il capo con rispetto; l’altro lo segui e chiuse immediatamente la porta dietro di se, la serratura cigolò e il buio gli avvolse.
Quando gli occhi gli si furono abituati, il prete si guardò attorno: La stanza era bassa, le tende di velluto rosse chiuse, qualche candela brillava qua e là, sparse per tutta la sala. Dinanzi a loro un camino in marmo rosa svettava lungo tutta la parete, mentre un tavolo in ciliegio posava al centro esatto della sala. Proprio a capotavola sedeva, con uno sguardo perso nel vuoto e il viso solcato da profonde rughe, sua Santità.
Il torinese si riscosse, chinò il capo in segno di saluto e proruppe – Eminenza- mentre l’alto uomo si accostò alle sue spalle. Il papa gli rivolse un breve cenno del capo e invitò il suo ospite a sedersi con un gesto della mano. Dopo qualche secondo, tutti e tre sedevano al tavolo – Padre, vi presento Don Drecco di Trino, colui che aveva chiesto con una certa urgenza il vostro incontro, per discutere -
-Grazie Hermes, credo che possa disporre di sua cortesia le motivazioni che qui lo conducono.-
L’incappucciato, che ora aveva finalmente un nome, abbassò il capo in segno di rispetto e rimase in assoluto silenzio.
-Credo inoltre, che le tue disposizioni qui siano terminate.-
-Ma padre io..-
-Suvvia, tutti questi riguardi nei miei confronti non servono ora, puoi andare- il tono gli si era addolcito un poco, tuttavia Hermes si alzò con riluttanza, e sembrò raggiungere con molta difficoltà l’immenso portone bianco.
Quando furono soli, sua Santità alzò il capo sbuffando. Mentre assunse una posa più rilassata sulla sedia, intrecciò le mani. –Dunque,caro amico, posso darti del tu? Perdona il mio inserviente che potrebbe essersi comportato in maniera un poco.. scorbutica. E’ tuttavia uno dei ragazzi più brillanti e fedeli che conosca, e prevedo grandi cose per lui, nel prossimo futuro..- Sorrise.
-Ma certo, permettetemi invece di dirvi che sono onorato di essere al vostro cospetto, e il vostro operato è..-
-Oh via via! Lasciamo da parte questi inutili convenevoli don Drecco, è gia notte fonda e la vostra lettera era.. alquanto oscura e misteriosa. Ho avuto, come ogni giorno d’altronde, una giornata alquanto pesante, e non fosse stato per i vostri toni allarmistici, vi avrei ricevuto con molta più calma e.. magari davanti a un buon bicchiere di vino in condizioni e tempi migliori.. Oh che scortese, gradite qualcosa? Sarete stanco anche voi..- fece per alzarsi, ma il Don lo fermò con un gesto della mano –No no vi ringrazio, non voglio portarvi via più tempo del necessario, mi preme molto potermi liberar del peso che in questo momento mi attanaglia lo stomaco..-
Il padrone di casa si fece allora attento, intrecciò le mani e strabuzzò gli occhi, guardando intensamente l’ospite a cui era parsa un’ombra di preoccupazione sul volto. –Ebbene Don Drecco, parlate allora. Nelle vostre lettere leggevo di un organo, il quale conterrebbe una minaccia tanto grande da poter cambiare completamente la vita su questa terra. Non siete stato forse troppo allarmista?-
Il prete sospirò, si strofinò gli occhi lentamente poi prese a trafficare in una tasca che portava sotto la tunica. Dopo qualche secondo, ne estrasse un astuccetto da cui, una volta aperto, emerso un foglio di pergamena molto antico. Lo trattò con estrema attenzione, e dopo averlo srotolato per bene, lo passò al diretto interessato. Il santo padre, indossati degli occhialini da vista, prese a esaminarlo con attenzione. Un fremito gli scosse la mano, la fronte si corrugò e delle goccioline di sudore presero a corrergli lungo la fronte, alzò infine lo sguardo e il volto divenne cereo –Dove avete trovato questo…- -E’ stato scoperto durante un’operazione di restauro, con esso è stato rinvenuto anche l’altra pergamena..- Il Papa, visibilmente scioccato, si portò una mano alla bocca, mentre le pupille correvano all’impazzata su e giù attraverso l’antico documento. –Ditemi, vostra eminenza, è dunque vero? I miei timori erano forse fondati? C’è dell’altro dietro le rivelazioni di Suor Lucia? I segreti della Madonna a Fatima non furono solo tre, non è così?-
L’uomo si riscosse, cercò di non far trasparire le preoccupazioni che in quel momento gli attanagliavano la mente, ma senza evidenti esiti positivi. –Questa.. questa è una faccenda da prendere molto seriamente, dobbiamo agire in fretta. Oltre a lei qualcun altro è a conoscenza di queste pergamene?-
Padre Drecco sospirò, e annuì –il ragazzo che ha restaurato l’organo, un certo Michele Basso, ha preso in custodia l’altra pergamena per poterla riesumare e renderla leggibile. Quando è avvenuta la scoperta l’ho lasciato fare, conosco il padre, e non avevo ancora avuto modo di leggere con attenzione il contenuto di quella che le ho portato. Avendo scoperto la gravità della situazione successivamente, ho preferito rivolgermi prima a lei per essere sicuro che..- -Dobbiamo recuperare quel documento immediatamente, e dobbiamo prendere delle misure straordinarie….-
Un boato scosse l’aria tutt’attorno, un rombo sordo si sprigionò dalla terra e fece tremolare l’intero edificio. Il Santo padre si portò le mani alle orecchie e si mise ad urlare, le finestre della stanza si frantumarono e le enormi tende di velluto si scostarono rivelando agli occhi dei due uomini la visione della città di Roma. Entrambi pieni di sgomento e confusi guardarono fuori con aria frastornata: Il cielo era scosso da lampi, nuvole nere e basse si addensarono minacciose, mentre una fitta nebbia da nord cominciava ad inghiottire ogni cosa contro cui si scontrasse. Non passò molto tempo prima che, sotto di loro, grida, urla e lamenti iniziassero a diffondersi ovunque.
Il papa si strinse il petto con una mano e colto dalla disperazione urlò –Dio perdonaci! E’ troppo tardi dunque!-, l’altro uomo lo osservò con una crescente paura, era caduto a terra e avrebbe voluto alzarsi e fuggire via, ma le sue gambe erano inchiodate a terra, vicino a lui la pergamena sembrava vibrare e brillare nel buio. Drecco non aveva mai avuto paura del maligno, ma in quel momento una scintilla di terrore e consapevolezza gli esplose nel petto, e mentre la porta della stanza cominciava a esser percossa e graffiata dall’esterno, si accasciò a terra e svenne.

 
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