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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: DragonBall Z
Titolo Fanfic: THIS MUST BE THE PLACE- IL POSTO
Genere: Romantico, Drammatico, Erotico
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: OOC, AU, Lemon
Autore: dementra-r galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/04/2012 22:40:22 (ultimo inserimento: 23/07/15)

Le luci del Mary Rock si accendono quando tutte le altre luci della West City scompaiono. Un amore tormentato disposto a tutto (VegetaxBulma)
 
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BULMA
- Capitolo 1° -

TUTTI I PERSONAGGI NON SONO ESISTITI O ESISTENTI E SONO TUTTI MAGGIORENNI

La notte sulla West City scendeva il silenzio. Le luci delle villette a schiera si spegnevano alle undici in punto, come se i proprietari fossero tutti tacitamente d’accordo che restare svegli oltre quell’orario fosse oltremodo villano e sconveniente. Ma uscendo dal quartiere residenziale e prendendo la 28esima fermandosi poi tra Boother Street e St.Caroline, lì la vita cominciava quando in ogni parte della città terminava. Imponente, padrone delle tenebre con le sue insegne fucsia e azzurre al neon, stava il Mary Rock. Il locale notturno più in voga della West City. Non era facile entrarvi. Di certo non si mischiava con gli altri bordelli della città. Il Mary Rock svettava imponente tra gli altri con le sue scalinate ricoperte dal tappeto rosso. Spesso i cancelli venivano sprangato dopo la mezzanotte poiché vi era sempre Sold Out. Le ballerine erano i diamanti grezzi di quel luogo e gli uomini le amavano e ne erano affascinati. Il locale confinava con i quartieri poveri ed era da lì che provenivano le sue ballerine. Dalle porte girevoli in vetro entravano e uscivano decine di uomini. Erano per lo più imprenditori, politici ma alle volte era possibile che vi si addentravano ragazzi in cerca di divertimento incuriositi da quel mondo di luci stroboscopiche e donne stupende. Due buttafuori presidiavano l’entrata e si occupavano che i clienti in fila mantenessero l’ordine. Entrare per una persona comune era quasi impossibile, ma una volta avuto accesso al Mary Rock, era possibile conoscere i segreti del Paradiso. Nel grande salone stavano tavoli dalle gambe sottili ed eleganti dai quali era possibile vedere il palco sopraelevato dove si esibivano le ballerine. La musica si insediava ovunque penetrando nei muri. In gruppo, le ragazze ballavano spogliandosi mentre le cameriere altrettanto giovani volteggiavano tra i tavoli in una succinta divisa che lasciava scoperte le gambe. L’obiettivo era ammaliare i clienti, indurli a tornare e ci riscrivano egregiamente. Il padrone di quel mondo non si mostrava mai. Molti clienti abituali che da anni frequentavano il Mary Rock, erano riusciti ad intravederlo appena una volta. Lui se ne stava nel suo ufficio e la sua ombra si disegnava sul vetro opaco della porta. Come se osservasse cosa accadesse al piano di sotto. Adorava sentire i clienti applaudire alle sue ragazze ma ogni sera attendeva lo scoccare delle tre di notte, quando la musica cessava per un istante e le luci si abbassavano. Allora tutti gli uomini trattenevano il fiato. Le cameriere avevano l’ordine di smettere di servire ai tavoli e le ballerine dovevano immediatamente abbandonare il palco. Tutti attendevano lei. La Regina del Mary Rock.

Bulma aprì il suo portagioie e guardandosi allo specchio indossò gli orecchini. Sentiva la musica provenire dal piano inferiore e i fischi degli uomini eccitati nel vedere le ballerine di lap dance spogliarsi. Si guardò intorno. Le altre postazioni erano vuote. Le luci che contornavano gli specchi quadrati delle altre ballerine illuminavano l’ampia sala che altrimenti sarebbe stata buia. Osservò l’orologio. Le due e mezza. Sorrise. Adorava quel momento: la quieta, la solitudine. Quando le altre ragazze erano di sotto a ballare e lei poteva restare sola con se stessa. Riconciliarsi con il suo mondo…Aprì un contenitore di ceramica e ne estrasse un piumino che intinse nella polvere bianca, poi, passò la cipria sulla sua pelle bianchissima, rendendola vellutata, come la porcellana. Mise il mascara, e pettinò ancora una volta i capelli. Poi la musica cessò. Erano le tre meno un quarto. Le porte si spalancarono e le ballerine entrarono nel camerino rompendo il silenzio. Parlavano tra loro, ridanciane e felici che il loro turno fosse finito
-Ehi Bulma!-La salutò una ragazza dagli occhi di ghiaccio e il caschetto biondo- Dovresti vedere che razza di stronzi ci sono di sotto stasera. Uno si è preso il reggiseno di Annie e non voleva ridarglielo!
-Scommetto che non le è dispiaciuto
Disse Bulma sarcastica mentre si metteva il rossetto
-Ehi, qualcosa non va?
Le chiese la ragazza scostando delicatamente i trucchi dal ripiano di Bulma e sedendosi sul marmo freddo.
-No, affatto! E’ tutto ok C-18
Disse la ragazza. Le offrì una sigaretta che quella prese volentieri. L’accese e poi, aprì il cofanetto rettangolare che stava accanto allo specchio. Una musica ne uscì e la ballerina del carillon iniziò a danzare. Quella melodia…così diversa da quella che udiva di solito…Rievocò in Bulma atroci ricordi rammentandole che tutto era cambiato, rispetto a molto tempo fa.

UN ANNO PRIMA

Il rumore del traffico della strada svegliava la gente alle sei del mattino nei quartieri poveri della West City. Quindi Bulma Brief si alzava sempre quando il cielo era ancora buio, nell’impossibilità di riaddormentarsi, infastidita dall’insistente rumore dei clacson. Si rigirò nel letto sbadigliando. Allungò una mano per prendere la sveglia e aprì gli occhi ancora intorpiditi dal sonno. Vide le lancette ferme sulle quattro e un quarto. Arricciò il naso. Era impossibile che fosse quell’ora. L’autobus per Mirrormount delle cinque meno dieci era già passato. L’aveva riconosciuto dal cigolio caratteristico delle sue porte ogni volta che si fermava per far salire qualcuno alla fermata fuori casa sua. Aprì la finestra e vide il grande orologio digitale che stava all’Obelisco nel quartiere della borsa. Lei sei e dieci.
-Stupida sveglia
Disse scuotendola e gettandola fuori dalla finestra. L’oggetto precipitò per un metro e poi si arrestò nel giardino mal curato di casa Brief. La ragazza si preparò la colazione e poi si fece la doccia. Con ancora i lunghi capelli azzurri bagnati e un asciugamano che le avvolgeva il corpo, si infiltrò nella stanza di sua madre, che stava immobile nel letto. In punta di piedi si diresse verso la cassettiera, fece per aprila quando una voce la raggiunse
-Non ci provare nemmeno. Signorina
Bulma abbassò le spalle in segno di rassegnazione
-Mamma!- Esclamò fingendo innocenza- Credevo che stessi dormendo!
-Credevi male, pulcina
Disse Bunny Brief mettendosi a sedere e allungando una mano sul muro in cerca dell’interruttore. Quando l’ebbe premuto, la lampadina priva di paralume che penzolava dal muro, rischiarò la stanza modestamente ammobiliata
-Posso prenderlo mamma? Ti prego…
L’implorò la figlia sbattendo le sue lunghe ciglia nere nel tentativo di persuadere la donna
-No. Quei pantaloncini portano sfortuna!
-Non riesco a credere che tu pensi che certe cose siano vere
Sbuffò Bulma sedendosi sul bordo del letto
-Ma è vero tesoro! Quei pantaloncini sono maledetti!- Cinguettò la donna- Io li indossavo il giorno che tuo nonno è morto. Mia madre mi aveva detto che faceva troppo freddo per indossarli ma io non le ho dato retta. E così mio padre è crepato a maggio.
Udendo quel racconto a Bulma sfuggì un sorriso. Osservò le bottiglie di vino e liquore vuote che stavano sul comodino della donna: non le era ancora passata la sbronza della sera prima.
-Mamma quei pantaloncini non hanno nulla che non va. Sono corti e sono di jeans, che male possono fare?
Disse ironicamente la ragazza, senza badare ai vaneggiamenti della madre
-Ma hai tante cose carine da indossare pulcina
Devo andare a lavoro mamma, questi pantaloncini andranno più che bene. E così si liberò dell’asciugamano, indossò la biancheria intima che teneva tra le mani e poi mise il pantaloncino
-Andrà tutto bene vedrai. Noi ci vediamo stasera. Torna a dormire
E dopo averle dato un bacio sulla fronte, Bulma spense la luce e chiuse la porta. Andò nella sua camera, indossò una maglietta ormai troppo corta e scolorita e uscì di casa.
Mentre si incamminava a piedi il giorno cominciava a nascere. Le imposte si aprivano e le serrande si alzavano. Tutti evitavano accuratamente di guardarsi e di salutarsi. Parlare era pericoloso in quel quartiere perché non si sapeva mai se qualcuno fosse immischiato in faccende strane e nel timore di venire coinvolti, ognuno si faceva i fatti proprio. Ma malgrado ciò, in qualche modo ogni singola persona del quartiere povero della West City, conosceva grosso modo la storia degli altri. Tutti, ad esempio, sapevano che dopo che suo marito fu trovato morto nell’officina, avvelenato dai gas di scarico di un’automobile, Bunny Brief si era attaccata alla bottiglia perdendo il lavoro. Sua figlia non era andata al college e dopo aver terminato il liceo aveva continuato l’attività del padre. Prima di alzare la serranda Bulma si soffermò a guardare il grande cartellone pubblicitario che stava dall’latra parte della strada. Raffigurava la pubblicità di una meta estiva. Vide le palme, i bungalow di legno. Il mare cristallino. Il mare…Lei non l’aveva mai visto il mare.
Alzò la serranda e l’odore di olio di motore e grasso l’investì. Arricciò il naso e aprì le finestre nel tentativo fi far uscire quella puzza nauseante. L’odiava. Aveva esperienza con i motori. Da bambina suo padre l’aveva portata spesso all’officina con se e le aveva insegnato il mestiere perché lui aveva vissuto per le auto ed era paradossale che fosse stato ucciso con una di quelle. Ma lei aveva sempre avuto altri progetti, altri sogni. Sogni che si erano interrotti quando l’uomo era stato assassinato e sua madre era caduta nell’alcolismo.
-Bene- Si disse sforzandosi di sorridere- Mettiamoci a lavoro
E così, aprì il cofano color senape di una della auto depositate e vi infilò la testa alla ricerca del guasto.
Era a lavoro da diversi minuti quando udì una macchina frenare sulla ghiaia fuori dall’officina. Chiuse il cofano e con la mani sporche di grado cercò una pezza con cui pulirsi ma non la trovò allora si passò i palmi sporchi sui pantaloncini di jeans e sulle cosce e uscì a controllare chi fosse arrivato. Tastò la tasca posteriore in cerca del coltellino, per assicurarsi che fosse ancora lì. Quando giunse nel cortile vide la Volkswagen verde oliva del 1990 parcheggiata davanti l’entrata e con il cofano fumante. Sorrise e tolse la mano dalla tasca posteriore. Vide due ragazzi scendere dai sedili anteriori e accendersi una sigaretta
-Salve ragazzi- disse Bulma coprendosi gli occhi azzurri per ripararli dal sole- Cosa è successo questa settimana?
Disse sorridendo indicando l’auto con un cenno del capo
-Forse abbiamo bucato dolcezza
Disse Nappa porgendole una sigaretta. Quella la prese e guadandolo con sguardo sornione, accese
-Vediamo subito…
Disse sorridendo e avvicinandosi alla vettura
-Cazzo Vegeta!- Esclamò il secondo ragazzo chiamato Radish, scendi da quella cazzo di macchina. Sennò Bulma come cazzo fa a lavorare?
Silenzio. La portiera posteriore si aprì e una scarpa pestò dei briciolini sollevando della polvere. Dall’auto uscì un ragazzo. Quello osservò i suoi amici in malo modo e tenendo le mani in tasca li raggiunse
-La parola cazzo è fondamentale per te, vero Radish?-Lo punzecchiò il estraendo le mani dalle tasche- ‘Giorno…
Disse rivolgendo un brusco saluto a Bulma e accendendosi una sigaretta. La ragazza, che aveva terminato di fumare la sua, gettò il mozzicone sulla ghiaia e poi iniziò ad analizzare l’auto. Finse di cercare un guasto che in realtà non esisteva. Lei lo sapeva bene perché venivano lì una volta la settimana. Era il parietario del Mary Rock a mandarli. Nappa, quello alto e robusto era uno dei buttafuori mentre Radish e quello scorbutico e che stava sempre sulle sue, Vegeta, si occupavano di trovare nuove ballerine. Avevano messo gli occhi su di lei da diversi mesi ormai e Bulma fingeva di non aver intuito nulla. Continuava a fare il suo lavoro sperando che i tre la lasciassero in pace.
-Credo che qui sia tutto a posto ragazzi- Disse chiudendo il cofano. Il cellulare squillò- Arrivo subito
Disse la ragazza prima di sparire nell’officina. Vegeta la guardò camminare mentre continuava a fumare. Sorrise. Era una di classe quella. Forse una delle poche ragazze dei quartieri poveri in grado di leggere e scrivere. Non ce la vedeva proprio a spogliarsi per i maiali del Mary Rock ed era uno dei motivi per cui non aveva avvertito il Padrone che la ragazza era già maggiorenne da diversi mesi ormai e che quindi la polizia della West City non avrebbe avuto nulla da ridire se l’avesse trovata a lavorare in uno Streep club. Vegeta continuava a dire che mancavano ancora diversi mesi al diciottesimo compleanno della ragazza nella speranza che Lui non controllasse mai il certificato di nascita.
-Cristo che culo. Ma l’avete viste le gambe macchiate di grasso. Cazzo un giro su quella me lo farei!
Esclamò Radish allungando il collo per scrutare nell’officina. Vegeta lo fulminò con lo sguardo
-Sai bene che Bulma non è roba nostra
Concluse gettando il mozzicone nella ghiaia
-Porca troia- Iniziò Nappa sorridendo- Sarà anche roba del Padrone ma Radish ha ragione. Un giretto…
-Chiudete quel cesso.
Intimò Vegeta. I tre rimasero in silenzio per alcuni istanti, poi, Bulma irruppe nel cortile, pallida in volto, gli occhi arrossati
-Vi spiace darmi un passaggio ragazzi?
Disse. Non si fidava di loro ma doveva tornare a casa il più in fretta possibile. I tre si guardarono
-Certo, vieni con noi…
Disse Nappa. Così dopo che Bulma ebbe abbassato la saracinesca, raggiunse gli altri in auto e partirono alla volta dell’abitazione. Lungo il tragitto Vegeta notò che Bulma, seduta accanto a lui sul sedile posteriore, osservava fuori dal finestrino mentre batteva convulsamente le dita affusolate contro il vetro, agitata. Vide le sue gambe lisce, perfette. Si morse le labbra. Forse Nappa e Radish non avevano tutti i torti.
Appena svoltarono l’angolo le sirene accese ma silenziose delle volanti della polizia ferme nel viale, fecero emettere un sussulto strozzato alla ragazza
-Mamma! Mamma!
Urlò catapultandosi fuori dall’auto. Entrò in casa lasciando la porta aperta e facendosi largo tra il medico e alcuni agenti
-Stia indietro signorina
Le disse una poliziotta prendendola delicatamente per le spalle
-Sono sua figlia! Sono sua figlia!
Ripeteva Bulma tra le lacrime. Si sorse oltre la spalla della donna e alla vista del sacco bianco che giaceva a terra, il cuore le si fermò nel petto
-Mamma…-Riuscì solo a biascicare. Il cadavere di Bunny Brief giaceva stava sul pavimento. Immobile. Bulma iniziò ad urlare- Cristo!- Imprecò tra le lacrime- Com’è successo? Come cazzo è successo!
Urlava piangendo e tremando. Respirava convulsamente, incapace di calmarsi
-Ha sbattuto contro quello spigolo. Era ubriaca.
Spiegò il medico mentre compilava il referto. Non mostrò la minima compassione per Bulma: lei era una ragazza povera e i poveri come lei non soffrivano, secondo quel medico. La ragazza gettò uno sguardo alla credenza macchiata di sangue.
-Voglio vederla- Disse Bulma tirando su con il naso- Fatemela vedere…
Così si liberò bruscamente dalla presa della poliziotta e si inginocchiò davanti al sacco bianco. Con dita malferme aprì la cerniera e il cadavere freddo e pallido comparve dinanzi ai suoi occhi. Vide la tempia sinistra sporca di sangue. La bocca sempre sorridente, piegata in una smorfia inespressiva
-No…No!- Urlò Bulma accasciandosi sul corpo- No!
Urlava. La polizotta allora l’afferrò di peso. Bulma scalciando tentò di liberarsi dalla presa ma i suoi sforzi furono vani. Venne sedata e lasciata su una sedia, lì, da sola. Il cadavere di sua madre venne portato via senza che lei se ne accorgesse.

-Cristo, pensate che dovremmo entrare?
Disse Nappa sporgendosi dal finestrino. Radish si volto a guardare Vegeta che si era appena acceso una sigaretta
-Andiamocene di qui.
Concluse. Nappa annuì. Mise in moto e così i tre lasciarono l’abitazione.

Una settimana dopo il corpo di Bunny Brief giaceva nel cimitero della West City e una semplice croce di legno con inciso il suo nome indicava che sotto la terra c’era la sua salma. Non c’era stato alcun funerale poiché Bulma non poteva permetterselo.
La ragazza rimase per sette giorni in casa sua senza trovare la forza di mangiare, o parlare. Sola. Era rimasta completamente sola.
Quella mattina bussarono alla porta. Quando Bulma andò ad aprire si trovò davanti due uomini mai visti prima. Uno era alto, dall’aspetto gradevole e dai lunghi capelli raccolti in una treccia. L’altro invece era alto e grasso. Bulma lo trovò ripugnante
-Posso fare qualcosa per voi?
Disse accarezzando il coltellino che teneva nella tasca. Sapeva bene chi fossero. Non li aveva mai visti di persona ma tutti nel quartiere conoscevano i tirapiedi del Padrone.
-Si- Disse lo sconosciuto grasso e pelato togliendosi gli occhiali da sole- Veniamo per conto di Freezer.
Udendo quelle parole il sangue si gelò nelle vene di Bulma. Deglutì. Il momento era arrivato. Ora che era sola, ora che non aveva più nessuno al mondo, era diventata una reda facile per Lui.
-Datemi un istante. Prendo la borsa
Disse Bulma prima di addentrarsi nel piccolo e male arredato salotto. Quando scomparve dalla vista dei due, si guardò le spalle e poi osservò la finestra. Pensò di fuggire, mosse un passo verso la vetrata ma poi si fermò. Si guardò nuovamente le spalle. Che scelta aveva? Se fosse scappata Freezer avrebbe trovato il modo di raggiungerla e l’avrebbe ugualmente costretta a lavorare per lui. Tutti sapevano che non c’era scampo. Quando il Padrone desiderava qualcosa, trovava sempre il modo di ottenerla. Perciò prese la borsa e seguì i due in auto. Il viaggio durò diversi minuti fin quando giunsero al Mary Rock. Erano le undici e mezzo del mattino quando arrivarono. Le insegne erano spente, la musica inesistente. Silenzio.
Bulma venne condotta al secondo piano dove stava l’ufficio con il vetro opaco
-Forza, entra!
Disse Brusco l’uomo dalla lunga treccia
-Su Zarbon!- Disse l’uomo seduto dietro la scrivania- Non essere così burbero. Non vorrai spaventarla!
Scherzò Freezer. Il tirapiedi abbassò il capo
-Perdonatemi signore…
Freezer non rispose. Piuttosto, con un gesto annoiato della mano, fece segno al secondo tirapiedi, Dodoria, di chiudere la porta. Quello obbedì. Guardandosi intorno Bulma notò che nella stanza oltre al Padrone e agli uomini che l’avevano condotta al Mary Rock, stava anche un anziano dalla lunga barba bianca e gli occhiali da sole. E poi, silenzioso, in un angolo, stava Vegeta che la guardava severamente con quei suoi occhi neri penetranti, irriverenti.
-Voglio farti le mie più sentite condoglianze- Disse Freezer alzandosi dalla scrivania e avvicinandosi alla ragazza- Devo dire che mi sento un po’ in colpa. Dopotutto, come ben sai, sono stato io a costruire quelle case. Perché si. Il quartiere povero è mio
Disse a pochi centimetri dal volto della ragazza. Bulma trattenne il respiro per non sentire la puzza di sigaro
-Lo so bene, signore
-Bene. Quando pochi giorni fa la tua sciagurata madre è morta, in maniera molto stupida devo dire- Aggiunse sarcastico- Ho pensato che essendo rimasta sola, ti sarebbe piaciuto entrare a far parte, come dire…del nostro…Entourage- Continuò Freezer enfatizzando quell’ultima parola. Bulma si soffermò sulla sua pelle pallida e unta, sul cranio privo di capelli. Sulla labbra di un rosso innaturale, grinzose.- Allora, che ne dici?
Bulma rivolse un’occhiata a Vegeta, in cerca d’aiuto. Quello continuò a fissarla impassibile, poi, distolse lo sguardo volgendolo a Freezer.
-Che alternative ho, signore?
Disse Bulma, incauta. Giocare con Padrone era rischioso. Lei lo sapeva bene
-Credo nessuna, dolcezza.
Concluse Freezer sorridendo melenso, cattivo. Le sue parole giunsero come una mianccia all’orecchi odi Bulma
-E se non avessi l’età adatta?
Azzardò la ragazza
-Oh su via. Non diciamo stupidaggini. Ho fatto controllare dato che le informazioni dei miei collaboratori- Disse guardando Vegeta solo per un istante- Son risultate inesatte…Hai diciotto anni compiuti da ben cinque mesi.
Bulma lo osservò. Deglutì. Ora, per la prima volta da quando era entrata nella stanza, iniziava ad avvertire la paura
-Forza, sul tavolo
Disse Freezer indicando un tavolo di legno posto in un angolo
-C-come…Che…
Disse Bulma voltandosi a guardare il tavolo. Insicura, spaventata
-Cristo vai su quel cazzo di tavolo!
Urlò Freezer perdendo per un istante la pazienza. Bulma obbedì e si sedette dove le era stato ordinato. Vide l’anziano dalla barba bianca avvicinarsi a lei
-Coraggio bellezza, sdraiati-Disse mordendosi le labbra. Il vecchio era impaziente di toglierle i vestiti. Bulma si voltò a guardare Vegeta che osservava in tutt’altra direzione- Lascia che il dottor Muten dia un’occhiatina…
Disse il vecchio sbottonandole i pantaloni. Bulma chiuse gli occhi e piangendo lo lasciò fare. Quello le divaricò le gambe e senza indossare i guanti, insinuò le mani nulla sua femminilità, eccitato da quel contatto. Bulma si portò una mano alla bocca e la morse. Dolore, vergogna. Cercava di trattenere le lacrime.
-Virgo intacta
Disse il ginecologo quando ebbe terminato la visita. Bulma si mise immediatamente a sedere abbottonandosi il pantalone
-Bene- Disse Frrezer compiaciuto- Possiamo volgere la cosa a nostro vantaggio- Sogghignò- Tu!- Esclamò poi rivolgendosi a Bulma- Non ti farai scopare da nessuno fin quando io ti darò il permesso, sono stato chiaro?
Disse puntandole un coltellino contro. Bulma spalancò gli occhi e annuì, terrorizzata e sconvolta per quanto era appena accaduto- Oh tesoro…Tu mi farai fare bei soldi, lo so…

Così Bulma iniziò a lavorare al Mary Rock quella stessa sera. Ricordava perfettamente quando aveva indossato il primo costume con i lustrini e le piume. Dopo lo spettacolo pianse per tutto il tempo. Le altre ballerine furono comprensive con lei. Le dissero che c’erano passate tutte e con il tempo ci avrebbe fatto l’abitudine ai fischi degli uomini, alle carezze indesiderate, al Padrone…
Dopo un mese gli uomini andavano al Mary Rock colo per vedere la ragazza dagli splendidi occhi turchini e dai capelli lunghi, mossi come le onde del mare. Bulma aveva ancora il divieto di avere rapporti sessuali. Freezer non le aveva ancora spiegato il perché. Ma Bulma obbediva, terrorizzata da ciò che sarebbe potuto accaderle se avesse infranto gli ordini.
Dopo un anno al Mary Rock lei era diventata la star. L’officina aveva chiuso e lei aveva lasciato la sua casa andando a vivere in un appartamento designato dal padrone, con altre ballerine.
-Bulma? Ehi Bulma!
La voce di C-18 la riportò alla realtà. La ragazza osservò l’orologio. Le tre. Era ora di iniziare lo spettacolo. Bulma mise il rossetto e si guardo un’ultima volta allo specchio. Poi, discese le scale, nel silenzio. L’intero locale era in attesa. Salì sul palco, la musica iniziò a risuonare nel locale. Le luci si accesero. Lo spettacolo stava per inziare.

N.d.a
Urcaaa! Era quasi un mese che non scrivevo!! Mi è mancato tanto *.*
Sono impegnatissima con la scuola quindi probaiblmente potrò aggiornare solo tra sabato e domenica. Ma tranquilli, anche questa ff verrà portata a termine!!!
Per il resto spero che vi piaccia e continuere a seguirmi ^^


 
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VOTO: (14 voti, 32 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 32 commenti
yukino20 - Voto: 05/08/15 01:05
Bellissima fanfic! Non sono riuscita a staccare gli occhi dal pc finché non ho finito di leggerla! Ti prego continuala al più presto;)
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Rif.Capitolo: 1
ladydragon
21/02/13 17:24
Molto bene!^^ si incrociamo le dita, in bocca al lupo e spero vada tutto a buon fine, perchè ne vale la pena! Ce ne sono tanti di scrittori emergenti molto bravi...ma si sa che di sti tempi le possibilità sono quelle che sono -.-''' e molti vengono scartati. Ma dopotutto se non ci si butta nelle cose non si fa più nulla...:)))
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Rif.Capitolo: 1
dementra-r
08/02/13 14:55
Grazie mille per il complimento =) Ho appena terminato di scrivere un libro e lo sto rivedendo...credo che per questa estate riuscirò ad inviarlo alle case editrici..incrociamo le dita =)
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Rif.Capitolo: 13
ladydragon
07/02/13 15:38
Troppo bella questa fic! Se si cambiasse solo il nome dei personaggi andrebbe bene per un buon libro! Scrivi veramente bene ^^. Non hai pensato di fare qualche libro e pubblicarlo? Io ho pubblicato il mio primo romanzo due mesi fa, su un sito x giovani scrittori, poi tra un pò manderò tutto alle case editrici: Rizzoli, Feltrinelli e mondadori sn molto disponibili x le pubblicazioni dei giovani ^^. Pensaci, hai molto talento.
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Rif.Capitolo: 12
kikio92
27/01/13 17:44
Sei bravissimaaa! *,* .. Aggiorna prea
sto :)
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Rif.Capitolo: 1
dementra-r
22/12/12 08:26
Grazie mille! =)
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Rif.Capitolo: 12
ladydragon
21/12/12 11:37
troppo bello ^^. Hai un modo di scrivere fantastico, dovresti provare a scriver eun libro e pubblicarlo. Io verso primavera finalmente ne pubblicherò uno ^///^ spero vada tutto bene, ci sn case editrici che aiutano i giovani
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Rif.Capitolo: 12
amand118
10/12/12 19:26
grazie per questo capitolo!continua cosi.baci baci
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giugi92 11/10/12 00:13
Demetraaa perchè non la continuii???
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lovemanga90 17/07/12 13:51
veramente bella!
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