da una serie originale:
"L'ANGELO CADUTO"
una fanfiction di:

Generi:
Sentimentale - Romantico - Commedia - Dark - Horror - Azione - Avventura - Fantasy - Soprannaturale
Rating:
Per Tutte le età

Anteprima:

Conclusa: No

Fanfiction pubblicata il 01/03/2011 03:34:56
 
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 UNA NOTTE PER LE STRADE DI LONDRA


Sono in una strada di londra, l'aria è fredda e la nebbia mi abbraccia.

Indosso un lungo cappotto nero su cui piccoloe goccie d'acqua si sono condensante e scivolano verso il basso lasciando piccole scie alle loro spalle; le case attorno a me hanno tutte le luce spente e sembrano morte come l'asfalto sotto i miei scarponi.

"Cosa ci faccio qui?".

Continuo a chiedermi avanzando seguendo l'istinto, qualcosa quella notte mi aveva spinto lontano dai miei sogni, lontano dal letto.

Mi ero risvegliato in un bango di sudore sognando la morte, la mia morte che appariva come una dolce promessa...

Non riuscivo a stare fra quelle quattro mura e sono uscito prendendo a camminare per le strade di questa città sconosciuta.

Infilo la mano nelle tasche del cappotto e prendo il mio cellulare...

Spento.

Provo ad accenderlo ma sembra scarico...

"Strano, eppure mi sembrava di averlo messo in carica".

Penso di nuovo mentre rimetto in tasca il cellulare, sento l'umidità dell'aria filtrare attraverso i vestiti e tramutarsi in brividi lungo la mia schiena.

Porto la lingua alle labbra , screpolate per il freddo, la passo sopra di esse lentamente finchè non noto l'unica casa con la luce accesa in tutti il viale; mi fermo ad osservarla e dentro di me la sensazione è la stessa di chi vede qualcosa che non avrebbe dovuto vedere...

Faccio un respiro profondo e poi ne faccio un'altro; riprendendo solo dopo aver fatto questo a camminare fino al cancello della recinzione in legno che delimita il giardino della casa.

Apro il cancelletto che cigola. Impreco in tutte le lingue che conosco, ovvero una, richiudendomelo alle spalle.

L'erba è tagliata ed il prato ben curato...

Mi avvicino alla casa lentamente cercando di non fare rumore, mi sento come un ladro e sinceramente non so perchè mi sto comportando così... ma lo sto facendo.

Salgo i due gradini del porticato in legno rialzato tipico delle case americane di molti film; non vado alla porta però ma invece vado verso la finestra.

Sento una voce strana, che mi fa tornare in mente quando da piccolo mia mamma mi constringeva ad andare alla messa in chiesa; mi affaccio e guardo dentro...

...c'è uno strano simbolo sul pavimento, una specie di stella ed al centro una ragazza.

Dio non avevo mai visto nulla di così bello in tutta la mia vita, la pelle colore della cioccolata ed i capelli di un nero simile alla notte più scura,

Si voltò verso di me e gli occhi verdi di lei inniettati di paura mi imposero di intervenire.

Chissà perchè lo feci poi, in tanti anni non avevo mai aiutato nessuno...fatto sta che entrai dalla finestra senza esitazioni e li li vidi.

Erano in 5 armati di pugnali dalla lama seghettata che mi fissavano spiazzati, quattro di loro avevano una veste nera con cappucci ampi che limitavano la visuale e impedivano di vedere il volto.

Ve ne era un'altro invece diverso dagli altri con una veste lunga rossa ed un occhio sul petto raffigurato simile a quello che si usava nell'antico egitto.

Loro mi fissano ed io di certo però non sto li a fissarli come uno scemo...

Prendo al volo la pistola dalla fondina, ah si non ve l'avevo detto, non esco mai senza la mia pistola. Esplodo un colpo verso la testa di quello vestito rosso e uso quel poco che vi era dentro di materia grigia per ridipingere il muro alle sue spalle. I suoi seguaci si danno alla fuga impauriti.

Mi volto verso la ragazza che sta piangendo, piego di lato il capo e la ammiro in tutta la sua giovane bellezza. Mi chino su di lei lentamente e la guardo negli occhi a lungo.

Ha la bocca bloccata da una pallina in gomma, di quelle che di solito usano nei film hard, gliella tolgo e le tappo la bocca per impedirle di urlare.

I nostri volti sono vicinissimi e lei può vedere i miei occhi immergersi nei suoi.

"Non urlare è tutto finito..."

Le sussurro piano fissandola negli occhi, lei si calma ed annuisce.

Le slego le mani e l'aiuto a rialzarsi, trema di freddo e mi tolgo il cappotto mettendoglielo attorno alle spalle.

"andiamo..."

Usciamo dalla casa e la porto via con me, che cosa stupida avevo appena fatto ma infondo che cosa importava? Erano secoli che non incontravo una ragazza così bella.

Si esatto secoli, mi direte che è impossibile vivere così a lungo per un umano ed avete ragione, io non sono un umano...



 
 
 
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