torna al menù Fanfic
torna indietro

MANGA.IT FANFIC
Categoria: Videogiochi
Dalla Serie: Sonic
Titolo Fanfic: SCREAMING SOUL - LE URLA DELL'ANIMA
Genere: Horror, Dark, Introspettivo
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: One Shot
Autore: knuckster galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 16/12/2010 19:40:37

Un'ombra tormenta i sogni di Shadow, tentando di impossessarsi del suo corpo. Il percorso per la purificazione sarà lungo e doloroso.
 
Condividi su FacebookCondividi per Email
Salva nei Preferiti
   
LE URLA DELL'ANIMA
- Capitolo 1° -

“I have a tale to tell
sometimes it gets so hard to hide it well
I was not ready for the fall
Too blind to see the writing on the wall”

Per la prima volta nella sua lunga esistenza, Shadow the hedgehog desiderava morire.
Era disposto a tutto pur di far cessare quell’atroce dolore che lo stava consumando lentamente, spingendo la sua mente fino ai confini oltre i quali si sarebbe persa in un lago nero di oblio. Era qualcosa di sconvolgente e insopportabile, troppo intensa e sconosciuta per poter essere descritta. Il suo corpo era all’apice di ogni sensibilità ed era come se urlasse, implorando di far smettere quell’atroce tortura. Il suo cervello non riusciva a sfuggire all’idea di essere completamente impotente di fronte ad un simile abominio. Non riusciva quasi a credere che sarebbe arrivato ad odiare il fulcro di ogni sua sensazione, quell’involucro di carne per la sua anima, ciò che chiamava corpo. Era inutile, stupido… e in quel momento era anche infiammato di un insensato e deleterio dolore. Com’era possibile che esistesse qualcosa di così fragile per fare da scudo a qualcosa di così intramontabile come il suo spirito guerriero? Il suo spirito, la sua anima, la sua essenza, o qualunque nome potesse avere, era tutto ciò che possedeva… e sentiva di starla lentamente perdendo. Tutto a causa di quel maledetto ammasso di carne senza senso che si stava sfilacciando a poco a poco in un’esplosione di bruciore incontenibile. Andando avanti di questo passo, molto presto sarebbe sparito, si sarebbe completamente dissolto senza lasciare alcuna traccia.
Forse era proprio la triste consapevolezza del suo inevitabile destino che stava causando in lui quella reazione di disperazione incontrollabile. Ogni centimetro del suo corpo ancora sano e immacolato era in preda ad un irrefrenabile tremore, ricoperto da una fredda miscela di sudore e di paura. Dalle sue pupille strabuzzate colavano copiosamente delle calde lacrime che si rapprendevano sugli angoli degli occhi e gli rigavano le guance scosse dalle convulsioni. Dalla sua bocca colavano rivoli di un liquido caldo che avrebbe giurato essere sangue, ma di cui non poteva tastare la consistenza. Le sue braccia e le sue mani erano protese verso l’alto della superficie sulla quale era sdraiato, bloccate come da funi invisibili, privandolo crudelmente della possibilità di percepire al tatto quanto fosse grave lo stato del proprio disfacimento. La sua gola era secca e arida come se fosse stata una piccola landa desertica e pizzicava con insistenza, probabilmente gli effetti delle sue urla continue e prolungate, l’unico mezzo di sfogo per il dolore divampante che gli stava mandando in fumo i sensi. Tutto intorno a lui c’era il buio più nero, senza spazio né tempo, come se si fosse svegliato nel nulla totale… un solo essere era in sua compagnia.
Si udì un gorgoglio raspante e un veloce schiocco, quindi l’ombra si mosse con un fruscio. Sebbene la materia di cui era composta fosse scura quanto l’inquietante scenario in cui erano immersi entrambi, Shadow riusciva comunque a distinguere i suoi terrificanti lineamenti… due luci d’argento, i suoi occhi, un gorgo che risucchiava aria, la sua bocca, delle sottili e acuminate sporgenze, i suoi denti. Non sapeva dare un nome alla presenza che perpetrava il suo tormento e non aveva bisogno di farlo. Quando i suoi occhi disperati incrociarono quei due lumini argentati si chiese se stesse guardando in faccia la morte. Come poteva però essere proprio la morte se invece di concedergli il sonno eterno stava impunemente giocando con le sue misere e insulse sofferenze da mortale?
Il suo ringhiare era paralizzante e i rumori che produceva mentre lo mangiava vivo erano disgustosi. Sembrava completamente schiavo del piacere che il divorare il corpo del riccio nero gli provocava. Assaporava ogni boccone di carne che dilaniava dalle sue gambe con chirurgica e studiata precisione. Sfilettava con gli artigli, servendosi di un’innata crudeltà, filamenti di muscoli che sarebbero finiti tra le sue fauci bramose. Shadow poteva sentire con orrore i suoi denti acuminati penetrargli nella carne fino ad arrivare a raschiare le ossa con un suono orrendo che gli faceva venire la nausea. Non sapeva da quanto tempo stava andando avanti quel supplizio, perché in quel turbine distruttivo di dolore accecante le ore, i minuti e i secondi avevano perso ogni significato. Un unico desiderio occupava ciò che rimaneva della sua mente devastata. Voleva che tutto quello finisse. Voleva la morte.
L’ombra nera tirò indietro il capo per staccare con la bocca un lembo di carne dal femore biancastro della sua vittima, succhiandolo con un viscido rumore fino a farlo sparire nelle sue fauci. I lineamenti del suo viso indefinibile si incurvarono in quello che poteva essere un ghigno crudele. Per la prima volta parlò e Shadow non avrebbe saputo trovare parole per descrivere il suono glaciale della sua voce, un verso a metà tra il ruggito di una bestia e il rombo di un’esplosione.
- Fa male, vero? - infieriva con cattiveria - Brucia così tanto da voler morire, vero? -
Il riccio nero non rispose. Il dolore di quella inspiegabile tortura gli aveva precluso ogni via di comunicazione. Ogni briciolo di razionalità presente nella sua testa era sfumato.
- Non morirai tanto presto! Tu mi appartieni! Mi appartieni con ogni cellula del tuo corpo! Sei mio! Sei tutto mio! E non ti lascerò morire prima del tempo! -
Non lo avrebbe implorato di fermarsi. Non lo avrebbe implorato di risparmiarlo. Avrebbe tacitamente continuato a subire ogni singola crudeltà a cui sarebbe stato sottoposto, ma non si sarebbe mai abbassato a pregare per la sua vita. Poteva straziare il suo corpo come e quanto voleva, ma non sarebbe riuscito a portargli via l’anima.
- Cederai! - riprese a dire l’ombra, come se gli avesse letto nel pensiero - Ti piegherai! Persino tu non puoi resistere! Benvenuto alle porte della vera morte, Shadow! La morte della tua anima! -
Con una mossa repentina, il volto affusolato della presenza balzò in avanti, penetrando come un trapano all’interno della sua cassa toracica. Shadow urlò senza ritegno mentre l’ombra lacerava il suo petto in una fontana di schizzi sanguinosi, frantumando le ossa e straziando le carni. Le pupille del riccio nero si rimpicciolirono, il respiro gli si mozzò e la voce gli morì in gola. Più di venti lance acuminate si erano conficcate nel suo cuore, dilaniandolo in ogni punto e smorzando il suo lento battito. Ci fu un ringhio sommesso, un forte risucchio e l’ombra strappò con un morso il cuore di Shadow.
Poi il nulla. Il nero si mescolava con il rosso del sangue e tutto quanto sparì.


SCREAMING SOUL
Le urla dell’anima

Un attimo prima si trovava intrappolato nel mezzo dell’oscurità, in preda ad un’ombra invisibile che banchettava con le sue carni. Un attimo dopo era disteso nel suo consunto e vecchio letto, ricoperto da sudori freddi, che respirava affannosamente con i polmoni avidi di aria fresca. Gli ci volle qualche secondo e parecchie messe a fuoco perché i suoi occhi identificassero le pareti della polverosa capanna in cui si trovava. Il primo suono che raggiunse le sue orecchie era il battito frenetico e martellante che stava esplodendo nel suo petto. Ci posò una mano sopra, come per assicurarsi che il cuore fosse ancora al suo interno, quindi chiuse gli occhi e attese che il ritmo della marcia cardiaca riprendesse lentamente il suo normale corso. Deglutì un paio di volte, poi lasciò che l’aria spirasse dalla sua bocca in leggeri soffi.
Le pupille rosso fuoco di Shadow the hedgehog costituivano l’unica fonte di luce nel buio di quella notte tempestosa. Il rumore della pioggia incessante che batteva sulle sporche finestre della capanna, unito al rombo dei tuoni in lontananza e ai fischi del vento di tempesta, era il sottofondo ideale per il suo tormento di ogni notte sottoforma di incubo. Gli scricchiolii delle travi di legno su cui si stava abbattendo il temporale non contribuiva a rendere l’ambiente più consono ad un sonno tranquillo.
Soffocando un grugnito di disapprovazione, Shadow si sporse oltre il letto e schioccò le dita per produrre una scintilla con la quale accendere la candela quasi consumata sul tavolino. La fiammella diffuse una leggera luminosità soffusa che rischiarò l’interno della capanna quel tanto che bastava a muoversi senza inciampare. Il riccio nero scese dal letto e mosse qualche passo barcollante sulle vecchie assi di legno che protestavano scricchiolando sotto al suo peso. Si chiedeva distrattamente come quella costruzione cadente e abbandonata riuscisse a resistere alla furia del temporale lì fuori. Aveva agito saggiamente trovando riparo lì dentro non appena aveva letto nel cielo le prime avvisaglie di una perturbazione con i fiocchi. Non era la prima volta che trascorreva la notte in quella vecchia capanna che aveva scoperto per caso durante uno dei suoi viaggi di vagabondaggio. Era il posto ideale per trovare riparo dalla pioggia, per non dover dormire all’addiaccio e, soprattutto, per non essere disturbato.
Ignorando i fragorosi tuoni in lontananza, Shadow si avvicinò al malconcio tavolo nell’angolo ed immerse le mani nella bacinella sbeccata dove aveva provveduto a versare dell’acqua prima di mettersi a letto. Si sciacquò il viso e lasciò che la sensazione di freschezza delle gocce che colavano sulla sua pelle lo rilassasse dopo il sonno agitato che aveva avuto. Rimase con gli occhi chiusi e le orecchie ben tese, aspettando di udire il proprio respiro di nuovo nel ritmo regolare. Non appena fu soddisfatto del livello di tranquillità raggiunto, si guardò nello specchio d’acqua, aspettandosi di vedere un riccio nero dall’espressione stanca ricambiargli lo sguardo. Non fu così.
Colto completamente alla sprovvista, Shadow sobbalzò spaventato quando vide l’immagine deformata di un volto scuro e cadaverico. La sua retina lo percepì solo per un secondo, ma fu sufficiente a distinguere le sue cavità oculari vuote e la sua bocca allungata e spalancata come se stesse cacciando un urlo a squarciagola nel tentativo di spaventarlo. Shadow sgranò gli occhi allucinati e il flash di un fulmine illuminò la penombra della capanna come una surreale fotografia. Tornò con lo sguardo ad osservare la bacinella ma, esattamente come prevedeva, adesso riceveva solo l’immagine del suo volto stralunato. Il suo respiro tornò a farsi affannoso e l’agitazione scalpitava nel suo petto per impadronirsi nuovamente di lui. Strinse i pugni e digrignò i denti, frustrato per l’impossibilità di capire l’origine di quegli strani fenomeni.
Qualche secondo dopo, udì un altro rumore, molto diverso dal soffiare del vento e dai rombi dei tuoni. Era impossibile non riconoscerlo. Lo stesso ringhio vorace, lo stesso grugnito rasposo del persecutore dei suoi incubi. Si guardò intorno, cercando di capire da dove provenisse e soprattutto di mascherare la paura che si stava dipingendo nelle sue pupille.
- Hai scelto il riccio sbagliato a cui dare fastidio! - esclamò a voce alta e il suono della sua voce gli infuse maggior coraggio - Vieni fuori e affrontami! -
La risposta avvenne in maniera del tutto inaspettata. Le pareti di legno della capanna furono scosse da una leggera vibrazione. Poi, senza alcun preavviso, cominciarono a trasudare un liquido denso e nero che scivolava su tutta la loro superficie come in una velocissima cascata. Shadow storse la bocca, orripilato e terrificato da quell’assurdo fenomeno. Indietreggiò di un passo, per paura che quel fluido scuro lo travolgesse. I suoi pugni tremavano per la rabbia, le sue palpebre si strinsero in uno sguardo arcigno e diede libero sfogo alla sua ansia scagliando una freccia d’energia verso il vetro sporco della finestra che andò in frantumi in un istante. Forse sperava che la pioggia avrebbe lavato via quell’intruglio viscido, ma poi si rese conto che le pareti erano perfettamente normali. Il marrone del legno si scorgeva nitidamente e non c’era alcun segno di liquidi neri.
La fronte di Shadow si imperlò all’improvviso di sudore e lo scomodo dubbio di soffrire di allucinazioni si insinuò nella sua mente. Niente di tutto quello aveva senso, né quegli incubi, né quelle strane apparizioni che lo perseguitavano. In un modo o nell’altro, sentiva, ci doveva sempre essere qualcosa che non era disposta a lasciargli un po’ di semplice e pura tranquillità. C’era sempre qualche nuvola pronta ad oscurare l’azzurro del suo cielo. Non aveva idea di cosa fosse con precisione quello che si divertiva a mandarlo in confusione, ma lo avrebbe affrontato, come sempre aveva fatto. Fu un pensiero talmente naturale per lui che non gli provocò neanche sconforto. Era un guerriero, lo era stato sin dalla sua nascita ed era consapevole che ci sarebbe stata sempre qualche nuova sfida all’orizzonte. Nessun problema.
Nonostante la sua determinazione, era ancora troppo presto per venirne a capo. Si sedette sul pavimento e incrociò le gambe, tenendo le mani sulle due ginocchia come se avesse voluto meditare. Sarebbe rimasto fermo in quella posizione fino alle prime luci dell’alba. Niente gli avrebbe più giocato dei tiri mancini quella notte.

La sua paziente attesa terminò quando i primi caldi raggi del sole cominciarono ad insinuarsi nella capanna, filtrando senza impedimenti attraverso l’infisso della finestra andata in frantumi. Non aveva più chiuso occhio da quando aveva deciso di aspettare l’alba, deciso come non mai a rimanere vigile per prevenire altri eventuali fenomeni bizzarri. Un filo di luce arancione lambì la sua mano destra, riscaldando gradualmente la pelle coperta dal guanto resa insensibile dal freddo. Non appena se ne rese conto, mosse lentamente il palmo aperto, come se stesse accarezzando quel piacevole calore, aspettando che sciogliesse la morsa gelida che teneva intrappolate le sue dita atrofizzate. Poteva vedere attraverso la finestra il disco solare levarsi piano all’orizzonte in un’esplosione di colori intensi. Era quello che stava aspettando.
Shadow si mise in piedi e si sgranchì le gambe indolenzite, troppo tempo costrette nella stessa posizione. Gli ci volle meno di un minuto per recuperare dalla capanna i suoi pochi effetti personali, infilarsi il giubbotto di pelle e uscire all’aperto, non prima di salutare con un ultimo sguardo il suo riparo improvvisato dal temporale. L’aria era ancora fredda e portava l’odore della pioggia. Lo scalpiccio che i suoi passi producevano sull’erbetta e sul terriccio gli suggerivano che l’umidità non era ancora diminuita. Si guardò intorno e fu per un momento affascinato dallo spettacolo delle goccioline di pioggia che cadevano dalle foglie degli alberi della foresta in un surreale corollario di cascate in miniatura.
- Questo spettacolo ti sarebbe piaciuto molto, Maria! - disse tra sé e sé a voce bassa.
Non c’era tristezza né rimpianto nelle sue parole. Aveva smesso di pensare alla sua amica scomparsa con tutta la sofferenza che aveva rischiato di avvelenarlo tempo prima. Le ferite nel suo animo si erano finalmente cicatrizzate e tutto quello che era rimasto in lui di Maria era solo un limpido ricordo che, sapeva, sarebbe vissuto in eterno. D’altronde lei era sempre con lui, perché era nella polvere che lo circondava, esattamente come gli aveva insegnato… qualcuno che aveva conosciuto.
I raggi del sole cominciavano ad inondare ormai buona parte della foresta in cui si trovava. Uno di questi stava rischiarando un sentiero costeggiato da grandi querce alla sua destra. La luce riflessa nelle goccioline di pioggia produceva una miriade di piccoli luccichii come decine di minuscoli diamanti. Shadow lo interpretò come un segno. Sorrise debolmente al sole e si incamminò lungo il percorso.
La sua marcia nella foresta era accompagnata dai cinguettii e dai fruscii della vita attorno a lui. Era molto piacevole per lui farsi strada nel mondo con la compagnia, seppur quasi invisibile, di altri esseri viventi. Raramente aveva avuto l’occasione di passare inosservato tra di loro, di sentirsi semplicemente parte di un tutto e non un unico e solo riccio. Di solito durante i suoi viaggi non aveva alcuna meta, si limitava ad andare dove il vento e il sole decidevano di portarlo, ma in quell’occasione c’era qualcosa di diverso.
Per quanto si stesse sforzando, non riusciva a scacciare dalla sua mente le immagini che aveva visto la notte prima, sia da sveglio che da dormiente. Per un attimo non era nemmeno riuscito a comprendere quale fosse il confine tra sogno e realtà, dato che era stato testimone di eventi tra i più inquietanti. Non sapeva da dove cominciare per venirne a capo e si sentiva, per quella che gli risultava essere la primissima volta, completamente spaesato e impreparato, ignaro su come combattere. Scorse mentalmente la lista delle sue conoscenze nel tentativo di individuare qualcuno che gli sarebbe potuto venire incontro. Il dottor Eggman era naturalmente da escludere, non solo perché, per quello che ne sapeva, non aveva competenze nel risolvere quel genere di problemi, ma anche perché di sicuro avrebbe trasformato il suo nobile tentativo di aiuto in un piano per approfittarsi nuovamente di lui. Anche Sonic e Tails non erano l’ideale per lui, un po’ perché non avrebbe mai ammesso di fronte al suo rivale di sempre di aver trovato un nemico che non poteva combattere, un po’ perché desiderava coinvolgere il minimo numero di persone possibile. Gli venne in mente anche Rouge, ma in che modo avrebbe potuto capire cosa ci fosse dietro le sue assurde visioni?
Era talmente impegnato a rimuginare che si accorse solo dopo un po’ di tempo dello strano silenzio in cui era piombata la foresta. Fino a qualche minuto prima c’era un esplosione di rumori della natura e adesso sembrava che qualcuno avesse abbassato la manopola del volume tutto d’un colpo. C’era uno strano odore nell’aria e una tensione quasi elettrica. Shadow si fermò bruscamente e si guardò intorno circospetto. Non c’era un solo movimento attorno a lui e questo non fece altro che insospettirlo. Strinse il pugno e sentì la familiare elettricità guizzargli nei polpastrelli. La brezza leggera soffiava nelle sue orecchie ed era come se trasportasse un impercettibile sussurro. Il cuore gli batteva forte nel petto, pronto a salirgli in gola se quella strana tensione fosse esplosa in un’altra improvvisa apparizione. Ci fu un leggero lamento, un ringhio lontano e poi uno schiocco netto. Shadow avvertiva un calore bruciante nelle mani e subito dopo desiderò non essersi mai voltato per controllare. Si aspettava di vedere il bianco dei suoi guanti, ma tutto quello che i suoi occhi percepirono fu il bianco delle sue ossa sottili. Un moto di disgusto lo assalì nel guardare le sue mani ridotte in osso, con brandelli di carne in putrefazione che pendevano un po’ ovunque. Il suo cuore pompò una scarica di adrenalina in tutto il suo corpo che si sentì come invaso da una scarica elettrica. Frustrato e spaventato, il riccio nero chiuse gli occhi, voltò il capo e cacciò un urlo poderoso che rimbalzò sui tronchi degli alberi e si perse nel fitto della foresta.
- Sai, se continui di questo passo farai scappare dal bosco anche le foglie! - disse una voce profonda che proveniva da qualche metro più avanti.
Shadow si voltò di scatto per indagare su quella battuta ironica e individuò immediatamente il proprietario. Era un lupo che conosceva bene, sdraiato comodamente sul ramo di un grande pioppo, con le braccia dietro la testa come cuscino e un rametto che gli spuntava tra i denti. Quell’attimo di distrazione fu sufficiente a Shadow per dimenticarsi della macabra scena a cui aveva assistito, ma non appena tornò a posare lo sguardo sulle sue mani notò che erano di nuovo normali e in carne.
Drake piombò giù dall’albero, atterrando a piedi uniti con eleganza e si avvicinò con aria di superiorità allo sconvolto riccio nero. Shadow gli prestò scarsa importanza, attendendo di riprendersi dallo shock improvviso. Solo quando fu sicuro di essere di nuovo padrone delle sue sensazioni gli rivolse la parola.
- Che cosa ci fai tu qui? - fu la domanda sprezzante.
Drake non batté ciglio. Aveva imparato ad abituarsi ai suoi modi bruschi.
- Ci vivo! Tu piuttosto, cosa hai da urlare nel mezzo della foresta in quel modo? -
- Credevo… di aver visto qualcosa! -
La risposta evasiva non fece altro che aumentare la curiosità del lupo. Si soffermò a guardarlo con attenzione. Nonostante la sua pelle nera, si poteva notare facilmente il pallore sul suo viso e le occhiaie tipiche di chi non aveva chiuso occhio. Guardava il palmo della sua mano aperto come se ne fosse stato ipnotizzato.
- Ti senti bene? - domandò Drake.
Shadow attese qualche secondo prima di rispondere. Strinse il pugno, digrignò i denti e cominciò ad allontanarsi.
- Non sono affari tuoi, cagnolone! -
Il lupo non prese molto bene la risposta.
- Sai che cosa mi piace più di te? - replicò senza nascondere la sua irritazione - Sei il riccio più amichevole che abbia mai conosciuto! Vai a farti friggere, Shadow! -
La forma di vita perfetta si bloccò di nuovo all’improvviso. Non si voltò, ma le sue orecchie riuscivano a captare distintamente i passi di Drake in allontanamento. Forse era stato troppo impulsivo e orgoglioso, come sempre, ma non era il momento di fare gli scontrosi. Ci rifletté su in un attimo e poi decise finalmente di rimediare al suo errore.
- Aspetta! -
Drake si fermò e piegò leggermente il capo verso sinistra, come per ascoltare meglio senza però rivolgergli lo sguardo. Shadow cercò di trovare le parole giuste, parole che concedessero al suo orgoglio un po’ di soddisfazione, ma la situazione era troppo problematica per poterlo fare.
- Io… credo di aver bisogno di aiuto! -

Un’ora più tardi, Shadow si ritrovò nel cuore della foresta, seduto su di un tronco cavo ricoperto di muschio a sorseggiare una bevanda amarognola da una scodella intagliata nel legno. Beveva in silenzio, con la testa china e l’espressione più seria del solito. Di fronte a lui scoppiettava allegramente un falò racchiuso da un cerchio di pietre, lo stesso che aveva fatto bollire quello che inizialmente aveva considerato un intruglio in un grande pentolone arrugginito. Aveva dovuto ammettere che il colore verdognolo del liquido non aveva suscitato su di lui una grande attrazione, ma, esortato da Drake a provarlo, si era rivelato un ottimo tranquillante naturale. Mentre sentiva la bevanda scorrergli giù per la gola, si sentiva invadere da uno squisito calore e da un senso di rilassamento istantaneo di ogni muscolo del suo corpo ancora teso per il nervosismo. Proprio in quel frangente, il lupo si affacciò all’esterno della caverna rocciosa dalla quale aveva tirato fuori quei rudimentali utensili e si accomodò sul tronco di fronte a quello di Shadow. Con una calma studiata nei movimenti, si versò a sua volta una tazza di bevanda, quindi posò il suo sguardo attento sul suo silenzioso interlocutore.
- Come puoi vedere, spesso le apparenze ingannano! - disse, nel tentativo di rompere il ghiaccio - La prima volta che mi hanno propinato questo intruglio credevo che fosse anch’io una sbobba, invece è un estratto di un particolare tipo di felci, un perfetto tranquillante naturale! La prima volta che ti ho incontrato pensavo che fossi un riccio arrogante e pieno di sé, ma adesso vengo a scoprire che anche tu, molto in fondo, sei abbastanza umile da chiedere aiuto quando ce n’è bisogno! -
Shadow rovesciò la testa all’indietro e consumò le ultime gocce dell’estratto di felci in un unico sorso.
- Non intendevo darti questo fastidio! - confessò, posando la ciotola sul prato.
Drake soffocò una risata ironica.
- Raccontala a qualcun altro! Non sei per niente il tipo da perdere tempo con queste gentilezze, quindi raccontami il tuo problema e vediamo come si può risolvere! -
Il riccio nero sorrise debolmente.
- Neanche tu mi hai mai dato l’idea di uno che si fa in quattro per gli altri! A cosa devo il tuo improvviso altruismo? -
Il lupo sollevò una mano e gli fu sufficiente un solo pensiero per generare nel suo palmo aperto una piccola fiamma danzante. Rispose a quella domanda mentre contemplava con sguardo assente il fuoco caldo.
- Quando stavamo cercando i frammenti della Gemma dell’Occulto nel deserto, mi sono imbattuto nel tuo clone e ho avuto un breve combattimento con lui! In quell’occasione, non ho potuto fare a meno di dirgli quanto io e lui fossimo uguali o, in questo caso, come lo siamo io e te! La tua determinazione e la tua tenacia nel raggiungere i tuoi scopi è davvero ammirevole, ma la cosa di te per cui provo più rispetto è il tuo senso di giustizia! -
Shadow inarcò le sopracciglia, come se gli fosse appena stato detto di far parte di un club di cheerleader.
- Giustizia? Credo che tu abbia sbagliato riccio! Non sono blu e non sono irritante! -
- Non era a quello che mi riferivo! Vedi, Shadow, entrambi siamo nati per essere delle armi di distruzione, semplicemente questo e nient’altro! Ma nonostante tutto il male che abbiamo fatto, alla fine siamo stati in grado di scegliere come andare avanti con la nostra vita per rimediare alle nostre azioni! Ogni volta che ti guardo capisco quanto sia importante utilizzare le nostre forze per fare la cosa giusta quando ce n’è davvero bisogno! Quando parlo di giustizia mi riferisco alla tua decisione nel voler tener fede ad un’importante promessa, alla tua risolutezza nel fare qualcosa di buono, senza pensarci due volte! Per me sei un esempio da seguire e penso non ci sia modo migliore per farlo che darmi da fare per darti una mano, qualunque sia il tuo problema! Con questo non voglio ritenermi né un supereroe né un buon samaritano! Vivo la mia vita in questa foresta, giro per il mondo senza una meta, senza un obiettivo preciso, ma credo che per dare un senso a quello che faccio sia importante fare la mia parte nel mondo quando è necessario! -
Shadow aveva ascoltato con attenzione quelle parole. Non aveva mai ben capito come considerare Drake e, sinceramente, non aveva mai avuto l’interesse per farlo. Era stato prima un alleato, poi un nemico, poi ancora un alleato. Semplicemente era una delle tante persone la cui strada il destino aveva voluto incrociare con la sua, ma quella mattina era capace di vederlo sotto una luce del tutto diversa. Anche se lui si fosse ritrovato a smarrire lungo il percorso la convinzione in quello che faceva, Drake di sicuro non avrebbe mai perso la sua e questo particolare, senza ombra di dubbio, era degno di rispetto.
- Credo di essere l’ultima persona che potrebbe fare da esempio ad altri! - ammise Shadow - Tuttavia, ho capito quello che vuoi dire e se proprio devo fare lo sforzo di affidarmi a qualcuno… bé, sono contento che quel qualcuno sia tu! -
Drake annuì con il capo, cercando di nascondere un sorriso.
- Se la mia traduzione dallo Shadow al mobiano è corretta, accetto il ringraziamento! - replicò con una volontaria punta di ironia - E ora che abbiamo sbrigato le formalità di rito, puoi dirmi che cosa ti affligge! E spero che sia qualcosa che valga la pena di ascoltare! -
Come se non avesse desiderato fare altro da tanto tempo, Shadow cominciò a raccontare per filo e per segno gli strani fenomeni di cui era stato protagonista. Gli raccontò degli incubi grotteschi che lo tormentavano di notte, delle inquietanti apparizioni di cui era testimone e di ogni sensazione che provava quando si ritrovava coinvolto suo malgrado in questo turbine inspiegabile di assurdità.
- Ogni volta che mi sveglio da questo terribile incubo mi sento come se fossi strappato dal mio corpo, come se ci fosse qualche presenza estranea dentro di me! E’ una sensazione tremenda e non ho la più pallida idea di cosa mi stia succedendo! Non mi è mai capitato prima d’ora! -
Drake aggrottò la fronte con fare scettico, anche se non metteva in dubbio neanche una parola del riccio nero.
- Non avevo mai sentito di fenomeni di questo tipo! Normalmente ti direi che ti sei lasciato trasportare troppo dall’immaginazione, ma non è affatto normale vedere quello che vedi tu quando non stai sognando! -
- Non è per niente un sogno! - affermò Shadow, corrucciato - Qualcuno, o qualcosa, mi sta perseguitando e intendo scoprire il perché! A meno che tu non abbia una bacchetta magica, non penso tu possa fare molto per aiutarmi! -
Drake abbassò lo sguardo e fu per qualche secondo immerso in una silenziosa riflessione. Quando nei suoi occhi brillò un lampo di comprensione, Shadow pensò che fosse riuscito a trovare una soluzione.
- Una bacchetta magica non ce l’ho, ma forse so a chi puoi rivolgerti! -
- Spero non ti sia venuto in mente di rivolgermi ad Eggman! -
- Il dottor Eggman non c’entra niente! E’ una persona che non conosci! Si tratta di un anziano saggio che vive in cima ad un picco inaccessibile! E’ lui che mi ha insegnato tutto quello che so! Conosce più cose di quante sia possibile immaginare! Credimi, è la persona che fa al caso tuo! -
Il lupo si era aspettato di vedere una vena di scetticismo nell’espressione di Shadow, ma non avrebbe mai giurato che questa si sarebbe trasformata dopo qualche istante in un cipiglio battagliero.
- Quando dici che ti ha insegnato tutto quello che sai, vuoi forse dire… -
- Sì, lui ha contribuito al mio addestramento come agente! Mordi il freno, Shadow! So che cosa stai pensando, ma non è come credi! -
- Ah, no? - replicò il riccio, incollerito - Perché ho come l’impressione che tu mi voglia indirizzare verso un altro Magorian… di nuovo! Non intendo farmi prendere di nuovo per i fondelli! -
- Qui non stiamo parlando di Magorian! Lasciami spiegare e capirai cosa voglio dire! Questo vecchio saggio non ha niente da spartire con Magorian! Lui è convinto che la conoscenza sia qualcosa che tutti hanno il diritto di possedere, ma l’uso che poi se ne fa di questo sapere è una responsabilità di ciascun individuo! Può sembrarti il punto di vista di chi non vuole avere niente a che fare con le sorti del mondo e in effetti ci andresti vicino! Però se consideri con attenzione il suo pensiero ti renderai conto che non può essere biasimato! Ha sempre voluto rimanere neutrale in tutto ciò che lo circonda e penso sia per questo che Magorian se ne sia approfittato! Tutti noi… cioè, voglio dire… tutti i suoi agenti sono stati addestrati con il maestro Pai Shuan, ma solo pochi hanno fatto tesoro dei suoi insegnamenti! -
- Insomma, questo tizio di cui mi parli mi fa pensare ad una sorta di arsenale vivente da cui chiunque può attingere! - riassunse Shadow, leggermente più calmo dopo la spiegazione.
- Grosso modo è così! Dispensa la sua conoscenza a chiunque sia capace di stargli dietro, ma non vuole avere niente a che fare con le conseguenze! -
Il riccio sbuffò, sentendosi per la prima volta moralmente superiore a qualcun altro.
- Bel modo di pensare! E’ come mettere in azione una bomba e di lavarsi le mani da ogni responsabilità! -
- Non devi giudicarlo male! I suoi principi sono validi quanto lo sono i nostri! Posso assicurarti che, a dispetto di quello che sembra, sa davvero il fatto suo e potrebbe davvero aiutarti a risolvere il tuo problema! Allora, che cosa ne dici? -
Shadow si prese tutto il tempo necessario a soppesare la proposta. Non gli andava a genio avere a che fare con una persona che aveva contribuito a creare dei mostri come gli agenti di Magorian, ma doveva anche ammettere che non avrebbe saputo a chi altro rivolgersi per avere un aiuto valido. Lasciò Drake a cuocere nel suo brodo per qualche altro minuto, per puro dispetto, poi si convinse a dare una risposta.
- Se tanto mi dà tanto mi aiuti più di quanto avrei sperato fosse possibile! Accompagnami da questo… Pai Shuan! -
Drake non ebbe nient’altro da aggiungere, parecchio soddisfatto dalla risposta a giudicare dal suo sorriso sincero.
- Non te ne pentirai, Shadow! Almeno… non alla fine! -

Fino a qualche ora prima, Shadow non avrebbe mai immaginato che si sarebbe trovato a viaggiare verso l’ignoto più totale in compagnia di un vecchio avversario. Facendo buon uso della loro velocità, riuscirono a lasciarsi in breve tempo alle spalle la fitta e rigogliosa foresta, ancora grondante di pioggia, per addentrarsi in un territorio arido e roccioso, troneggiato da una quantità incalcolabile di guglie diroccate e pinnacoli inaccessibili. Il progressivo diradarsi della vegetazione verde che avveniva nel paesaggio non poté che acuire il senso di smarrimento di Shadow, forse per la prima volta guidato da qualcun altro verso una meta che non conosceva minimamente. Drake, tuttavia, pareva fermo e sicuro di sé, concentrato come non mai nel seguire il percorso attraverso quella desolazione pietrosa. Il riccio nero osservava con attenzione la grazia e l’eleganza dei suoi movimenti in corsa, la rapidità e la potenza che i suoi muscoli sprigionavano in ogni falcata della sua corsa a quattro zampe. Quasi faticava a credere che fino a poco tempo prima quello che adesso sembrava uno spirito selvaggio della natura era costretto a recitare la parte di un uomo, ammantato in una soffocante armatura di ferro. Se non avesse avuto a disposizione le sue scarpe a reazione, era sicuro che non sarebbe di certo riuscito a stargli dietro e, quasi certamente, avrebbe avuto qualche difficoltà persino Sonic.
Il sole era ormai al suo punto più alto nel cielo di mezzogiorno quando Drake cominciò a rallentare la velocità della sua marcia sfrenata. Aveva scorto, al di là dell’altura che stavano rapidamente risalendo, un pinnacolo particolarmente alto e ripido del quale si poteva individuare in lontananza una piccola e modesta capanna appollaiata comodamente sulla cima. Il lupo fece un ultimo lungo balzo in avanti e atterrò sul terreno polveroso poco più avanti, sollevandosi sulle zampe posteriori. Shadow lo interpretò come il segnale di arrivo a meta.
- Era ora! - commentò il riccio, sbuffando - Cominciavo a pensare che mi stessi portando in capo al mondo! -
- Mi dispiace averti fatto consumare le scarpine, Shadow, ma non è colpa mia se il Maestro preferisce vivere in un posto così tranquillo! -
- Dì pure deserto! - lo rimbeccò lui - Siamo nel bel mezzo del nulla! E poi perché lo chiami Maestro? -
- Perché non hai la minima idea di quanto sia stato capace di insegnarmi! Non preoccuparti, non ti chiederò di fare lo stesso e nemmeno lui, almeno mi auguro! -
L’ombra del ripido picco roccioso era abbastanza lunga da offrire loro riparo per molti metri. Quando si avvicinarono di più, Shadow notò che era stata scavata nella roccia una rampa di scale perfettamente sagomate che conduceva fino al punto più alto. Il riccio fece per cominciare a salire, ma Drake lo bloccò con un braccio.
- Lascia che gli vada a parlare prima io! -
- Perché? Cosa hai intenzione di dirgli? -
- Devi sapere che Pai Shuan non gradisce molto gli estranei! E’ meglio che prima sia una voce familiare a parargli! Gli spiegherò la situazione e poi ti farò il segnale quando potrai entrare! -
Il tono di Drake si era fatto improvvisamente serio e innaturale.
- Che cosa ti è preso? - domandò un perplesso Shadow - Sembra quasi che tu abbia paura di entrare lì dentro! -
- Non la chiamerei paura! - replicò il lupo con un sorriso nervoso - Si tratta semplicemente di profondo rispetto! Quando lo avrai conosciuto potrai capire! -
Senza aggiungere altro, Drake salì rapidamente gli scalini fino a sparire alla vista. Shadow sapeva di non essere un tipo molto paziente, ma non avrebbe mai creduto che dieci minuti sarebbero potuti durare una simile eternità. Non gli andava a genio il fatto di essere stato portato in un posto sperduto e, per di più, di dover aspettare i comodi di qualche strano santone decrepito. Aveva cominciato seriamente a meditare di andare via, ma il pensiero che quella era forse la sua unica occasione di capirci qualcosa di quello che gli stava accadendo lo convinse a stringere i denti e a tenere a freno la sua impazienza ancora un po’. Finalmente, sentì dei passi in rapido avvicinamento e scorse Drake scendere verso di lui con un sorriso indecifrabile in volto.
- Tutto sistemato! - commentò, raggiante - Gli ho esposto a grandi linee il tuo problema ed è disposto ad aiutarti! Adesso ti sta aspettando fuori dalla sua capanna! -
Anche se era troppo presto per gioire, Shadow si sentiva comunque sollevato di poter in qualche modo affrontare il suo particolare problema. Non si aspettava granché, ma era pur sempre un punto da cui partire. Annuì con il capo alle parole di Drake e fece per andare avanti, però fu nuovamente bloccato.
- Prima che tu vada da lui, ci sono un paio di cose che dovresti sapere! Il carattere del Maestro è un po’ difficile! E’ parecchio scontroso e burbero, quindi devi stare molto attento a quello che gli dici e a quello che fai! Non alzare mai la voce e parla solo quando vieni interpellato! -
Per Shadow quello era davvero il colmo. Fece schioccare la lingua in segno di diniego e un’espressione beffarda si dipinse sul suo volto.
- Perché? Altrimenti che cosa potrebbe farmi? - rispose.
Drake arricciò il naso e guardò il suo interlocutore dritto negli occhi, come se fosse di fondamentale importanza che comprendesse quel punto del suo discorso.
- Il mio è solo un avvertimento! Fai quello che ti pare, ma cerca di non sottovalutarlo mai solo perché è anziano! Sono sicuro che tra teste dure vi intenderete a meraviglia, almeno dopo le prime difficoltà! -
- E a te quanto ci è voluto per intenderti con lui? -
Drake soffocò una risata.
- Se rispondessi a questa domanda probabilmente mi rideresti in faccia! E’ meglio che tu vada ora, non gli piace aspettare! -
Il riccio nero non aggiunse altro e cominciò a salire la scalinata, con la vaga impressione di andare a fare da badante ad un vecchio rimbambito.

Ancora prima di essere arrivato agli ultimi gradini, riuscì ad identificare una figura solitaria all’ombra della tettoia di paglia della capanna. Si trattava di un ariete di un bianco quasi splendente, il cui particolare più evidente e impressionante erano le lunghe corna scura che si annodavano a spirale per diversi centimetri come dei rigidi serpenti. La sua barba era talmente lunga da arrivare a toccare il terreno con la punta e le sue sopracciglia erano folte, ma sottili. Indossava una lunga tunica di raso scarlatta, i cui lembi lasciavano appena scoperti gli zoccoli in legno che portava ai piedi, e un gilet blu in stile orientale dalle rifiniture a forma di drago cinese in tessuto dorato. Quando Shadow si avvicinò lentamente al suo cospetto, era intento a scrivere sul terriccio degli strani simboli con la punta di un bastone levigato e ricurvo. I suoi modi erano frettolosi e febbrili e non sembrava neanche essersi accorto della presenza del riccio.
Shadow simulò un colpo di tosse per attirare la sua attenzione, ma l’ariete non lo degnò del minimo sguardo. Vagamente irritato, Shadow allora decise di optare per un approccio più diretto. Drake gli aveva detto di andarci piano con lui, ma dopo appena pochi secondi si era già stufato di trattare con quel vecchietto stralunato.
- Pai Shuan? - disse Shadow, a metà tra una domanda e un’affermazione.
Questa volta fu sicuro che l’ariete lo avesse sentito, perché sbatté forte sul terreno la punta del bastone come se si fosse improvvisamente arrabbiato per qualche motivo.
- La tua voce è peggio del ragliare di un asino! - sbottò improvvisamente.
Shadow inarcò le sopracciglia, incredulo per l’offesa gratuita che aveva appena ricevuto da un perfetto sconosciuto.
- Come, scusa? - rispose, pensando di non aver compreso bene.
- Hai capito benissimo! Non farmi perdere altro tempo se hai dei problemi di orecchie! -
Shadow si ritrovò perfettamente impreparato di fronte all’immotivata ostilità di quel vecchio caprone. Nessuno gli si era mai rivolto in quel tono, men che meno qualcuno che aveva appena conosciuto. Nei suoi polpastrelli prudeva la voglia di scagliare un bel Chaos Spear, ma proprio in quel momento il maestro si voltò e gli occhi rossi del riccio incontrarono quelli bianchi lattiginosi di lui. I pugni chiusi di Shadow si abbassarono all’istante di fronte alla palese evidenza che il suo interlocutore doveva essere cieco.
- Allora? - incalzò l’ariete, evidentemente ignaro dell’incertezza del riccio - Il gatto ti ha mangiato la lingua? O sei semplicemente stupido? -
Shadow dovette fare ricorso a tutta la sua pazienza per non incenerirlo all’istante. Fece un respiro profondo e decise di riprovarci, parlando in maniera molto lenta e scandita come vago dispetto.
- Il mio nome è Shadow the hedgehog! - spiegò - Sono qui per chiedere il tuo aiuto, maestro Pai Shuan! -
Shadow fece in modo di sottolineare la parola “maestro” con un velo di sottile ironia.
- Lo so chi sei! Drake mi ha parlato di te! - rispose Pai Shuan, sbrigativo - La Forma di Vita Perfetta? Bah! Da quello che vedo, se il concetto di perfezione esistesse non avrebbe di certo il tuo nome! -
Una vena sulla tempia di Shadow pulsò pericolosamente. Avrebbe tanto voluto fargli notare che con la sua cecità non poteva vedere un bel niente, ma decise di persistere in un atteggiamento pacifico, per quanto ne fosse capace.
- Che scena patetica! - incalzò l’ariete, nel modo più bisbetico possibile - Così tanto potenziale sprecato in quel modo! Forse credi che comportandoti come una povera vittima derelitta ti daranno una medaglia al valore? Che senso credi che abbia avere un talento come il tuo e usarlo come se fosse una spina nel fianco? -
Man mano che la conversazione andava avanti, Shadow era sempre più irritato. Come poteva quel vecchiaccio dare simili giudizi su di lui senza che neanche lo conoscesse? Drake non aveva trascorso così tanto tempo con lui da raccontargli tutta la sua vita, allora come pretendeva di sapere quello che andava predicando? Stanco di assorbire tutto quell’insensato veleno, il riccio decise di prendere il toro, o meglio l’ariete, per le corna.
- Che cosa vuoi saperne tu di me? - sbottò, accalorandosi - Non sai un accidente di quello che ho dovuto passare nella mia vita! -
Senza alcun preavviso, Pai Shuan scoppiò in una fragorosa risata gracchiante, con l’unico risultato di far infiammare ancora di più il riccio nero.
- La tua rabbia mi fa ridere! Credi forse di avere qualche possibilità di sopraffarmi? Pensi che riusciresti a farmi rimangiare tutto quello che ti ho appena detto? -
- Non lo credo, ne sono sicuro! -
Non aveva più intenzione di essere trattato in quel modo.
Il vecchio ariete sorrise soddisfatto, come se fosse appena riuscito nell’intento che si era prefissato.
- Allora se ritieni di essere così tanto forte non ti sarà difficile mettere al tappeto un povero vecchio! Coraggio, fatti avanti! Non risparmiarti, ma sentiti libero di usare qualunque colpo di cui disponi! -
Shadow non si sarebbe fatto scrupoli, specialmente dopo una sfida così sfacciata. Convinto di andare a colpo sicuro, generò una freccia di energia nel palmo della mano e la scagliò come un proiettile contro Pai Shuan. Quest’ultimo sfoderò una rapidità di riflessi stupefacente e lanciò il suo bastone incontro al Chaos Spear che saettava in sua direzione. Incredibilmente, il legno assorbì l’elettricità del colpo, piombò sul terreno e fu subito colpito da un poderoso calcio dell’ariete, il quale riuscì a scagliarlo contro il riccio che, per proteggersi dall’inaspettata botta, si protesse il viso con le mani e abbassò la guardia. Pai Shuan piombò come un falco su di lui, afferrandogli la nuca e facendogli mancare il suolo sotto ai piedi con una velocissima spazzata. Shadow finì lungo e disteso, con la faccia nella polvere, mentre sentiva il piede dell’ariete schiacciargli con forza la schiena, clamorosamente sconfitto dopo meno di due secondi.
Senza infierire o fare alcuna menzione della sua vittoria, Pai Shuan raccolse il suo bastone e si allontanò per tornare a disegnare simboli nella terra sotto la tettoia della sua capanna. Shadow ci impiegò un paio di minuti per realizzare di essere stato battuto per la prima volta in così poco tempo. Si mise di nuovo in piedi e guardò stralunato il vecchio maestro, tornato alle sue occupazioni senza il minimo cenno di considerazione.
- Come ci sei riuscito? - domandò il riccio, al limite dell’incredulità.
- Tu sei convinto che gli occhi siano sufficienti a guardare tutto ciò che ti serve sapere, per questo hai pensato che un vecchio cieco come me non avesse alcuna possibilità di battere uno come te! La tua prima lezione è capire che ci sono molti modi diversi per entrare in contatto con il mondo che ti circonda e, soprattutto, è imparare il significato della parola umiltà! -
Quelle parole furono pronunciate con calma e praticità, in modo molto diverso dal tono battagliero con cui Shadow era stato accolto. Si rese improvvisamente conto di quello che il vecchio maestro aveva voluto dire e sentì come se avesse commesso un grave sbaglio. Si piegò su un ginocchio e chinò il capo con aria dispiaciuta.
- Ti chiedo scusa per il mio comportamento! - disse sommessamente, prima di guardare di sottecchi la sua reazione.
Pai Shuan non fece altro che tamburellare con le dita sul manico del bastone. La sua espressione era indecifrabile.
- Hai provato quella rabbia per un motivo che anche un bambino capirebbe! Non è certo per il tono senza mezzi termini con il quale mi sono rivolto a te, ma perché tutti sentono ancora di più il peso dei propri errori quando glieli si fanno notare! Sei consapevole che quello che ho detto corrisponde a verità e quindi non hai trovato niente di meglio da fare che prendertela con me, invece di soffermarti a riflettere sulle tue responsabilità! Questa è una grande debolezza, Shadow the hedgehog, una debolezza che, come qualunque altra, è possibile superare! -
Shadow non seppe in che modo rispondere, quindi rimase in silenzio, attendendo la prossima mossa del maestro. Ci fu qualche secondo di pausa, poi Pai Shuan tornò a rivolgersi a lui, in modi un po’ più cortesi.
- Che cosa vedi nel tuo sogno ricorrente? -
Il riccio nero rimase spiazzato dalla domanda per un istante, quindi si rialzò e tentò di essere il più dettagliato possibile, spiegando per filo e per segno il modo in cui nei suoi sogni un’ombra scura divorava il suo corpo e tutte le tremende visioni che lo tormentavano al momento del risveglio. Pai Shuan sembrò non prestare la minima attenzione alle sue parole ma, con uno sguardo attento, si poteva notare che le sue orecchie erano ben tese e attente. Al termine del resoconto, l’ariete si lisciò la barba con le dita affusolate, quindi si avvicinò a Shadow a passo svelto. Inizialmente il riccio pensò che volesse di nuovo attaccarlo, ma capì immediatamente che le sue intenzioni erano pacifiche quando protese il braccio verso di lui e gli posò una mano aperta sul petto, per poi chiudere gli occhi e assumere un’espressione meditativa. Ci fu qualche secondo di attesa, poi l’ariete ritrasse di scatto la mano, esattamente come se si fosse scottato, e mormorò qualcosa di incomprensibile.
- Hai sentito qualcosa? - domandò Shadow, impaziente.
- Hai un battito cardiaco eccellente! - fu la risposta.
Il riccio soffocò mentalmente un’imprecazione. Non gli andavano a genio le persone strambe come lui.
- Non era quello che intendevo! - riprese il riccio, con calma studiata - Perché hai ritratto la mano in quel modo? -
- Dentro di te c’è qualcosa che non dovrebbe esserci! - sentenziò in tono solenne il maestro - Una presenza! Qualcosa di molto potente e incredibilmente carica di rabbia! Si sta facendo strada nelle tue viscere come un serpente e sta prendendo possesso di te! -
Shadow rimase scioccato da quelle parole così inaspettate. Anche se forse era la spiegazione più plausibile per le sue sensazioni di straniamento dal suo corpo, ma aveva troppa paura di rendersene conto.
- Com’è possibile? - si domandò, guardandosi le mani.
- Mi hai preso forse per un indovino? - sbottò subito Pai Shuan, facendo riemergere il suo caratteraccio.
Shadow lo ignorò e tentò di non lasciarsi prendere dal panico.
- Sono… sono posseduto? Come faccio a scacciare questa… cosa… dal mio corpo? -
- Esiste un antico rituale che bisogna mettere in pratica perché tu possa entrare in contatto con l’entità nel tuo corpo e affrontarla! -
- Un rituale? - ripeté il riccio, ancora più stranito.
- Non sopporto le persone dure di orecchi! - lo rimbeccò Pai Shuan, alzando la voce - Sì, un rituale! E’ l’unico modo con cui puoi sperare di allontanare quella presenza! Perché tanto scetticismo? -
- Non credo nella magia e nel misticismo! - ammise sinceramente.
- Non credevi neanche che un vecchio cieco potesse mandarti a gambe all’aria, eppure è successo! Nel percorso di un guerriero non c’è spazio per i pregiudizi e per lo scetticismo! Se vuoi essere padrone del tuo corpo e della tua anima devi guardare il mondo con la mente aperta e sgombra, un concetto che credo ti sia difficile da comprendere considerando le tue manie di vittimismo! -
- Va bene, va bene! Non c’è bisogno di farmi la predica! Che cosa devo fare? -
Pai Shuan aggrottò la fronte e Shadow avrebbe giurato che stesse per sferrargli una poderosa mazzata con il suo bastone. Infatti, l’ariete lo sollevò sopra il capo, ma vibrò un colpo che si infranse sull’altra sua mano, come se avesse voluto spaventare il suo interlocutore.
- Hai dentro di te un potere devastante, Shadow the hedgehog, ma sei troppo ottuso per poterlo maneggiare come si deve! Non ho la minima voglia né intenzione di avere a che fare con te, ma se davvero vuoi risolvere il tuo problema dovrai fare per filo e per segno quello che ti dirò di fare, altrimenti puoi andare al diavolo e non mettere più piede nella mia proprietà! Ci siamo intesi? -
- Sei stato chiarissimo! - acconsentì subito Shadow.
Aveva troppo bisogno di un aiuto per rifiutare quella proposta, anche se veniva dalla persona più antipatica che avesse mai conosciuto.
- Ti spiegherò cosa sarà necessario fare e non farmelo ripetere perché io detesto ripetermi! Anche Drake dovrà fare la sua parte, quindi lo metterò al corrente non appena te ne sarai andato! -
- Andato? - Shadow cominciò a provare una punta di preoccupazione - Dove devo andare? -
Il vecchio ariete sorrise in modo inquietante.
- Ti aspetta un lungo viaggio, Shadow the hedgehog! -

“If I ran away, I’d never had the strength to go very far
how would they hear the beating of my heart?
Will it grow cold, the secret that I hide
Will I grow old?”

Il radicale cambio di paesaggio a cui gli occhi di Shadow dovettero abituarsi non ebbe lo sperato effetto di rasserenare il suo animo turbato. Si era augurato che abbandonare quelle distese rocciose ed inospitali per andare a respirare il fresco odore dell’erba e l’inconfondibile profumo dei ciliegi in fiore sarebbe riuscito a fargli dimenticare, anche se per poco, la terribile rivelazione che il vecchio maestro gli aveva confidato e il conseguente compito che doveva assolvere per rimediare alla situazione. Shadow non ricordava di essere mai stato in un posto così incantevole, così perfetto nei suoi colori e nelle sue forme da sembrare quasi un dipinto su tela. Era sulle sponde di un ampio lago, dalle acque così limpide e cristalline da riflettere come in uno specchio il terso cielo del pomeriggio. Le uniche increspature che si aprivano a ventaglio sul pelo dell’acqua erano prodotte dai delicati petali bianchi dei ciliegi che costeggiavano le rive. Il leggero vento fresco filtrava tra i rami nodosi degli alberi e trasportava con delicatezza i petali fino a farli posare, dopo mille graziosi volteggi, sul lago sottostante. Shadow sentiva di poter rimanere per ore e ore ad ammirare quello scenario meraviglioso e a godersi la pace e la tranquillità immacolata che solo la natura incontaminata poteva regalare. Tuttavia, era consapevole che se si fosse guardato nelle acque del lago non avrebbe più visto il suo riflesso. Nelle sue pupille scarlatte avrebbe potuto scorgere la presenza inquietante di un’ombra annidata dentro di lui, come un sinistro parassita che era consapevole di portare in corpo, ma che non riusciva ad espellere per quanti tentativi facesse. Era sporco, macchiato da qualcosa di estraneo e adesso poteva rendersene conto ancora meglio di prima. Non aveva idea di quanto sarebbe stato difficile purificarsi totalmente da quel veleno che scorreva nelle sue vene, di cosa avrebbe dovuto fare e di quanto questo sarebbe stato gravoso per lui. Nonostante questo, era semplicemente l’ennesima sfida che gli si prospettava all’orizzonte… solo un’altra sfida come tutte le altre… vero?
Il riccio nero dovette far forza su sé stesso per distogliere lo sguardo dallo spettacolo davanti a lui e per mettersi al lavoro. Le mani gli tremavano impercettibilmente, ma cercò di mantenere i nervi saldi e di procedere con calma. Posò sul prato la sacca che conteneva tutto il necessario per dare inizio al rito che gli era stato descritto e si sedette a sua volta, tenendo le gambe intrecciate. Senza perdere altro tempo, estrasse il materiale che Pai Shuan gli aveva consegnato: il guscio di una tartaruga che, rovesciato, sarebbe servito da scodella, un pestello in legno e un impacco di erbe che emanavano un odore penetrante. Sciolse l’involucro e le sparse nel suo improvvisato recipiente, quindi cominciò a triturarle rapidamente con il pestello, ruotando nel contempo il guscio come l’ariete gli aveva spiegato. Impiegò tutta la sua pazienza in quel noioso lavoro, ma dopo un tempo che non aveva saputo calcolare, aveva ottenuto una fine polvere di colore verde. Si asciugò la fronte sudata, mise da parte quello che non gli serviva più e produsse una scintilla con indice e pollice che lanciò nel recipiente. La polvere prese subito fuoco, producendo una fiamma così alta da generare un calore portentoso. I fumi della combustione delle erbe in polvere si levavano verso il cielo in sottili spire. Shadow sciolse i muscoli del collo e, augurandosi che tutto filasse liscio, chiuse gli occhi, per poi respirare a pieni polmoni le essenze liberate dal fuoco. L’odore sprigionato da quel bizzarro falò gli ricordava quello della salvia e della menta, anche se molto più pungente. Pai Shuan aveva detto che lo avrebbero aiutato a concentrarsi e ad aspettare quello che aveva chiamato il segnale, ma gli stavano causando solo intorpidimento e sonnolenza. Ben presto si ritrovò in una specie di trance, a metà tra il sonno e la veglia, dove perse completamente la cognizione del tempo. Ogni sua sensazione fu come essersi congelata e si sentì vagare al di fuori del mondo fisico e del suo stesso corpo.
Nessuno potrebbe indovinare per quanto tempo Shadow rimase in quello stato di catatonia indotta, ma sta di fatto che fu svegliato all’improvviso da un rumore secco. Il riccio aprì gli occhi e li richiuse immediatamente, abbagliato dalla luce a cui le sue pupille dovevano di nuovo riabituarsi. Il sole non era più alto nel cielo, ma stava per tuffarsi dietro la linea dell’orizzonte per annegare nel caldo arancione del tramonto. Il fuoco nel guscio della tartaruga si era ormai spento, lasciando solamente un mucchietto di ceneri fumanti. Shadow indagò sulla fonte di quel rumore e non dovette faticare molto per scoprire da chi era stato prodotto. C’era un grande cervo bruno accanto a lui, lo si riconosceva immediatamente dalle imponenti corna ramificate che spuntavano dalla sua testa. Con una zampa aveva spezzato un ramo secco sul prato, producendo lo schiocco che aveva svegliato Shadow. L’animale era intento a curiosare con il muso allungato nella scodella che aveva ospitato il falò di erbe.
Il riccio non batté ciglio, per niente sorpreso dalla presenza di quel cervo. Allungò una mano e gli accarezzò la testa con dei lenti movimenti che, sperava, lo avrebbero messo a suo agio. Ed infatti, l’animale emise un lento grugnito che Shadow interpretò come un segno di contentezza. Sorrise. Nelle sue orecchie c’era il cinguettio intermittente degli uccelli. Continuò a tenere fermo e tranquillo il cervo, mentre con l’altra mano frugava nella sacca. Era nervoso. Il suo respiro era spezzato. Quando le sue dita incontrarono quello che stavano cercando, strinse il manico del pugnale e, senza alcuna esitazione, lo piantò nel collo dell’animale. Ci fu un lamento assordante e un frullare d’ali degli uccelli che si allontanavano spaventati. Shadow spinse la lama ancora più in profondità, costringendosi a fissare il vuoto. Sentì qualcosa di caldo scorrere sui suoi guanti e avvertì il cervo accasciarsi lentamente sul prato. Poi il silenzio.
Shadow estrasse il coltello dalla ferita scarlatta che aveva inferto lui stesso. Gli occhi del cervo erano immobili e sbarrati. Il suo respiro era morto insieme a lui. Respirando profondamente, utilizzò la scodella di tartaruga per raccogliere il sangue che colava dalla ferita della sua vittima e, quando si fu mischiato alle ceneri in quantità sufficiente, vi intinse gli indici delle due mani, li portò al viso e disegnò due strisce rosse sotto ai suoi occhi. Sapeva che il suo compito non era ancora finito, quindi decise di portarlo a termine quanto prima, o almeno prima che quel misto di shock e incredulità nel suo petto sparisse e gli permettesse di rendersi conto di ciò che aveva fatto. Utilizzando il collo della lama, iniziò a sfilettare la pelle del cervo con colpi rapidi e precisi. Il filo del pugnale era abbastanza affilato da permettergli di scuoiare l’animale in breve tempo. Cominciò a rimuovere la pelliccia sul dorso, procedendo con cura verso la parte posteriore. Cercò di non posare gli occhi sulla carne viva che si intravedeva sotto il manto bruno, ignorando nel contempo l’odore e gli schizzi di sangue che seguivano le sue stoccate con il coltello. Ricorse a tutta la sua impassibilità anche quando aprì la pancia della carcassa e udì il rumore viscido delle viscere che si rovesciavano sul prato tinto di rosso. Impiegò particolare cura per rimuovere la pelle dalla testa, attento a non danneggiare le corna e a non trapassare i bulbi oculari della sua vittima. L’operazione impiegò non più di cinque minuti, anche se per Shadow erano sembrati molti di più. Con un ultimo strattone rimosse tutta la pelliccia dal cervo, lasciando davanti a sé solo un mucchio di ossa e carni sanguinolente.
Trattenendo un conato di vomito, Shadow fece dietrofront e corse verso le sponde del lago, si sfilò i guanti e si bagnò le mani nelle acque limpide. Desiderava sciacquarsi anche il viso, ma temeva di cancellare le pitture di sangue sui suoi zigomi, quindi si limitò a bagnarsi la gola, arida come un deserto. Il suo respiro era affannoso e agitato come di rado lo era stato. Non voleva soffermarsi a pensare su quello che aveva appena fatto e non aveva intenzione di assumersi colpe che avrebbero peggiorato la situazione. Non era la prima volta che spegneva una vita, ma non lo aveva mai fatto senza una valida motivazione e forse era quello che gli torceva le budella al solo pensiero. Si ritrovò a chiedersi che cosa avrebbe pensato Maria di quel gesto, ma scoprì che non voleva saperlo. Si rimise in piedi e si ricompose, più determinato di prima. Quindi afferrò la pelle di cervo ancora umida e la avvolse attorno alla schiena a mo di mantello, come gli era stato detto di fare. Era ora di fare il percorso a ritroso.

- I tuoi sogni e le tue visioni sono il modo che ha la tua anima di comunicarti il dolore che prova nell’essere strappata dal tuo petto! Chiunque sia l’ombra che ti striscia nelle viscere sta tentando con tutte le forze di prendere possesso del tuo corpo! Non ho idea di come sia potuta entrare dentro di te, quindi non chiedermelo! Tu sei l’unico in grado di scacciarla, ma è necessario che prima tu ti macchi della sua stessa oscurità per poter entrare in contatto con lei! Devi strappare e vestire il corpo di un altro essere vivente! Sarà lui a venire da te quando sarai pronto! Sarà il tuo segnale per l’inizio del rito! Il tempo che ci vorrà dipenderà solo da te, ma quando avrai vestito la pelle della tua guida tornerai qui per completare il tuo percorso! -
Quando Pai Shuan gli aveva detto queste parole, con tono fastidioso e affrettato, Shadow si era a malapena reso conto di quello che avrebbe dovuto fare. Aveva pensato che si trattasse di una metafora, il modo in cui spesso parlano gli anziani saggi, ma non appena si era ritrovato di fronte a quel cervo bruno aveva immediatamente capito cosa voleva dire “vestire il corpo di un altro essere vivente”. Per quanto si sforzasse non riusciva a comprendere in che modo scuoiare un animale potesse risolvere il suo problema, ma sapeva che se l’avesse data vinta allo scetticismo ci sarebbe stato il rischio di perdere la concezione della realtà, insieme alla sua sanità mentale, all’interno di quei tremendi incubi.
Il percorso di ritorno verso il picco del maestro fu più lungo del previsto. Non poteva utilizzare le sue scarpe a reazione per aumentare la velocità perché era costretto a trascinare la pesante pelle del cervo nella quale era ammantato. La sera era calata da un pezzo, come la pallida luna che accompagnava Shadow nella sua marcia non mancava di ricordare. Il silenzio dei suoi passi rimbombava nello scenario desolato, facendogli inspiegabilmente gelare il sangue nelle vene. Sentiva un brivido freddo scorrergli lungo la spina dorsale e non se ne sapeva spiegare il motivo. Non si era mai sentito così lontano dalla luce… e così immerso nel buio.
Finalmente, i suoi occhi incontrarono la solitaria sagoma del picco del maestro, sotto il quale c’erano tre figure indistinte, rischiarate da piccole luci danzanti che provenivano dal terreno. Si trattava di un cerchio di candele che contornava un cratere scavato nella roccia, colmo di un liquido increspato dallo strano colore blu elettrico. Pai Shuan era in piedi di fronte a quella vasca improvvisata, rigido come una statua mentre stringeva il suo bastone con due mani. Drake era sul lato sinistro, inginocchiato e intento a sventolare piano una bacchetta che emanava fili di fumo sottili. Un’altra persona si trovava dal lato destro, impegnata nel fare la stessa cosa, una persona che Shadow conosceva.
- Cosa ci fai tu qui? - domandò il riccio, sorpreso e vagamente irritato nel vedere Geoffrey Van Marten in quel luogo.
La lince si alzò in piedi e, ignorando la veste di cervo che si trascinava dietro, gli sorrise in fare amichevole. Il suo braccio metallico riluceva del colore dell’argento sotto i raggi lunari.
- Buonasera, Shadow! - lo salutò cordialmente.
- Sono stato io a portarlo qui! - spiegò Drake - Per completare il rito c’era bisogno di due persone e Geoffrey è uno dei pochi in cui so di poter riporre la mia fiducia! -
- Strano, considerando che lo conosci a malapena! - replicò il riccio, cercando di reprimere la sua rabbia improvvisa - Che bisogno c’era di coinvolgere altri in tutto questo? Non poteva partecipare il Maestro? -
Pai Shuan grugnì di rimando.
- Mi hai preso per il tuo maggiordomo? - abbaiò, furente - Io non ho niente a che fare con i tuoi problemi! Se tu non fossi così morbosamente desideroso di soddisfare il tuo puerile orgoglio, saresti grato del fatto che puoi contare sull’aiuto di un’altra persona! Non perderai la faccia questa sera se qualcun altro viene a conoscenza di quello che ti sta capitando! -
Dopo il sonoro rimprovero, calò un silenzio imbarazzato.
- Se ti può far stare meglio, non ho voluto essere informato di quello che ti è accaduto! - spiegò Geoffrey, in tono rassicurante - Quando Drake mi ha detto che avevi bisogno di aiuto non mi serviva sapere altro! -
- Vuoi farmi credere che sei venuto fin qui senza aver chiesto uno straccio di spiegazione? -
- Te l’ho detto! Non mi serviva sapere altro! -
La lince sorrise nuovamente, trasmettendo a Shadow un inedito senso di tranquillità. Forse un giorno avrebbe capito come diavolo faceva Geoffrey Van Marten a suonare sempre così rassicurante.
- Basta ciarlare! - sbottò Pai Shuan, sbattendo il bastone sul terreno - Devi completare il rito immergendoti nel brodo primordiale! -
Shadow questa volta fu sicuro di non avere proprio capito.
- Brodo primordiale? -
L’ariete storse il naso e digrignò i denti. Il riccio capì subito cosa lo aveva infastidito.
- Va bene, va bene! Ho problemi di udito! Però mi devi spiegare cosa devo fare adesso! -
- La prima parte del rito ti è servita ad accedere alla zona della tua mente che l’ombra dentro di te sta attaccando! La mente è qualcosa di molto complesso e stratificato! Non tutti sono in grado di raggiungerne i recessi senza l’aiuto di questo particolare rituale! Hai avuto bisogno di prendere il possesso del corpo di un altro essere vivente per arrivare con la tua mente nel luogo in cui si nasconde il tuo persecutore! Adesso devi completare il tuo percorso, calandoti nella vasca del brodo primordiale! Non chiedermi spiegazioni, perché non capiresti! Sappi solo che hai bisogno di tornare fino al momento della tua nascita, quando tutto quello che eri era semplice anima e semplice coscienza! Abbandonerai il tuo corpo e vagherai fino agli angoli di te stesso, dove incontrerai lo spirito che ti tortura e lo affronterai! Se sarai abbastanza forte da scacciarlo dalla tua mente, sarai di nuovo libero! Se invece ti farai sopraffare, allora il tuo corpo diventerà suo e la tua anima si perderà! -
La spiegazione arrivò secca ed inesorabile, non lasciando a Shadow molto spazio per riflettere o per rendersi conto della posta in gioco. Guardò con apprensione il liquido scuro nel cratere che ribolliva con un borbottio sommesso. Poi spostò la sua attenzione su Geoffrey e Drake.
- E quale sarebbe esattamente il loro compito? -
Pai Shuan aggrottò le sopracciglia. I suoi occhi lattiginosi e la ragnatela di rughe sul suo volto gli conferivano un’aria inquietante nello scenario notturno illuminato dalla luna.
- Le essenze che stanno bruciando ti aiuteranno ad abbandonare i tuoi sensi! Te l’ho spiegato, questo rituale serve ad aiutarti ad arrivare in fondo a te stesso, dato che non sei capace di farlo autonomamente! E considerato il tuo livello di apertura mentale, ho pensato fosse meglio incaricare Drake di trovare un altro aiuto! Ora piantala di temporeggiare e immergiti nel brodo… con la pelle addosso, naturalmente! -
Shadow annuì, senza aggiungere altro. Poteva scorgere un velo di nervosismo negli occhi di Drake e Geoffrey, ma non rivolse loro neanche un minimo cenno. Era troppo concentrato su quello a cui stava andando incontro. Deglutì più volte, nel tentativo di idratare la sua gola secca e si avvicinò con cautela fino al bordo del cratere. Immerse prima un piede e poi l’altro e scese i gradini che sentiva sotto le scarpe. Il liquido gli arrivò fino alle ginocchia, inondandolo di un piacevole e intenso calore.
- Ricordati una cosa, Shadow the hedgehog! - intervenne il maestro, in tono grave - La tua mente è un mondo pericoloso! Potrai trovarti di fronte a qualunque cosa, a qualunque ricordo o persino di fronte alla tua peggiore paura! Non lasciarti prendere dal panico, altrimenti sarà come rimanere intrappolati nel tuo incubo più spaventoso! -
- Grazie del consiglio! - mormorò il riccio, ignorando i sudori freddi sulla sua schiena.
Senza esitare oltre, prese un lungo respiro e si immerse fino agli occhi nel brodo primordiale.

“The truth is never far behind
You kept it hidden well
If I live to tell
The secret I knew then
Will I ever have the chance again”

Era difficile comprendere cosa fosse reale e cosa no. Come poteva capire se le sue percezioni e le sue sensazioni erano frutto del suo corpo o della sua mente? I concetti più elementari di spazio e di tempo non avevano più senso, era come galleggiare nel vuoto senza confini, al di là del mondo fisico, di ciò che poteva toccare, di quello che aveva sempre definito vero. Era quello che si provava ad entrare nella propria coscienza?
Shadow si ritrovò in un luogo a lui molto familiare. Ci era arrivato così, all’improvviso, come se fosse spuntato dal terreno, in un soffio, senza alcun rumore. Quei freddi e sterili corridoi erano marchiati a fuoco nella sua mente. Quelle grandi vetrate che si affacciavano sul silenzio glaciale dello spazio aperto erano un ricordo indelebile. Quel luogo perduto nel cosmo che si sorprendeva a ricondurre alla parola casa. E poi c’era lei… il suo vestito azzurro, la sua chioma bionda, il suo inconfondibile profumo.
- Maria? - domandò incerto il riccio nero, mentre la ragazza gli dava le spalle, intenta com’era nel guardare la tranquillità dello spazio dalla vetrata dell’ARK.
Lei non gli rispose. Non diede neanche cenno di averlo sentito.
- Dove ci troviamo? - incalzò lui, totalmente spaesato - E’… è questa la mia mente? -
Maria rise. Una risata sottile e argentina. Shadow lo interpretò come un buon segno.
Poi la ragazza si voltò… e il riccio desiderò che non lo avesse mai fatto.
Il volto di Maria era quanto di più disgustoso Shadow potesse immaginare. Scuro e scarnificato, dalla pelle grigiastra che pendeva inerte dagli zigomi, il bianco d’osso del teschio che spuntava oltre la patina di carne in putrefazione. Le orbite oculari erano vuote, ad eccezione di un paio di vermi che si contorcevano nello spazio in cui erano intrappolati. Le labbra rosse e carnose della ragazza erano sparite per fare posto a due fila di denti gialli, acuminati e scheggiati. Il viso di Shadow si deformò in una smorfia di orrore quando osservò lo stato in cui era ridotta la persona più bella che avesse mai conosciuto. Una profonda paura si impadronì di lui, divorandolo dalle viscere come mai era successo prima di quel momento. Indietreggiò spaventato mentre quell’orribile cadavere avanzava verso di lui, zoppicando e con le mani pallide protese per ghermirlo.
- Stai lontana da me! - strepitava, completamente fuori di sé dal terrore - Non ti avvicinare! -
La sua schiena toccò il muro e capì in quel frangente di non avere più vie di scampo. Chiuse gli occhi e fece per proteggersi il viso con le mani, ma un dolore acuto gli esplose nei palmi. Le braccia di Maria si erano trasformate in due lance di osso appuntite che glieli avevano trapassati ed inchiodati alla parete. Shadow urlò di dolore e il cadavere ne approfittò per avvicinare la faccia alla sua bocca. Una lingua lunga e viscida serpeggiò tra i suoi denti appuntiti e strisciò fino alle labbra di Shadow, introducendosi a forza nella sua gola fino a scendere sempre più in profondità. Il corpo del riccio nero tremava in preda alle convulsioni e allo shock. La lingua del mostro si avviluppò attorno al cuore di Shadow, il quale sentì uno squarcio aprirsi nel suo petto. L’ultima cosa che vide furono le sue carni sfaldarsi e una cascata di sangue che macchiava il suo manto nero.
Poi morì.

Il brodo primordiale nel cratere di quel deserto cominciò a bollire come se fosse sul punto di esplodere. Delle grandi bolle si espandevano sulla superficie del liquido, scoppiando fragorosamente in un gorgoglio fuori da ogni controllo. Drake e Geoffrey si alzarono subito in piedi, arretrando di qualche passo per paura che ci fosse davvero un’esplosione, mentre Pai Shuan rimase fermo nella sua posizione, senza battere ciglio. Ci fu un eruzione e una colonna di liquido simile ad un geyser si levò verso il cielo, spargendo zampilli in ogni direzione. Come una pioggia improvvisa, il brodo ripiombò verso terra e le braccia di Shadow spuntarono dalla vasca. Degli artigli lunghi e ricurvi erano cresciuti sulle sue dita e avevano strappato il tessuto dei suoi guanti.
Tirò fuori dall’acqua la testa e i tre presenti si accorsero che le sue pupille scarlatte erano sparite, lasciando in bella vista solo il bianco degli occhi. Dalla sua bocca grondavano fili di saliva, il suo volto era contorto in un’espressione rabbiosa e selvaggia, mentre emetteva lenti ringhi bestiali.
Lo sconcertato Drake fu il primo ad avvicinarsi, cercando di aiutare quello che sembrava tutt’altri che Shadow a venire fuori dal cratere. Il riccio voltò di scatto il capo verso di lui e gli balzò addosso, rapido come un fulmine. Il lupo cadde all’indietro, sbattendo dolorosamente alla schiena e i suoi occhi lessero nel bianco delle orbite di Shadow una furia cieca ed indomabile. Quest’ultimo allungò gli artigli e graffiò con forza il volto di Drake, sul quale si aprirono tre ferite parallele che cominciarono a sanguinare. Ci fu un forte tonfo e il riccio fu scalzato via. Geoffrey era intervenuto prontamente, colpendo la fronte della belva selvaggia con il suo braccio meccanico. Shadow ruzzolò all’indietro, ma si rialzò appena in tempo per affondare i denti appuntiti nella gamba della lince. Geoffrey mugolò di dolore e, reagendo d’istinto, calciò il corpo del riccio con l’altra gamba.
Shadow però, completamente fuori di sé, non si diede per vinto e si avventò nuovamente su di lui. Prima che potesse ghermire Geoffrey con gli artigli, fu colpito da un getto di fiamme sparato da Drake e fu scagliato nella polvere, a poca distanza dal maestro Pai Shuan, rimasto impassibile di fronte a tutto quel trambusto. Contorcendosi in preda alla rabbia, Shadow si rialzò e puntò come un cane da caccia l’ariete di fronte a lui, ansioso di dilaniare ogni centimetro del suo corpo. La belva si scagliò con furia alla volta della sua preda, ma il maestro fu più rapido di lui. Si scansò dalla traiettoria del suo attacco e, nel contempo, colpì la nuca del riccio con un colpo di palmo, facendogli perdere l’equilibrio e gettandolo di pancia a terra. Fu sufficiente quel rapido tocco perché Shadow perdesse i sensi e rimanesse immobile, disteso sul terreno roccioso.
- Che cosa è successo? - domandò Drake, al culmine dell’incredulità - Che diavolo gli è preso? -
Pai Shuan contemplò il corpo senza vita di Shadow per un secondo prima di rispondere.
- Ha fallito! Lo spirito ha preso possesso del suo corpo! Lo abbiamo perso! -
Ci fu un silenzio attonito che seguì quelle parole inesorabili.
- Come è potuto accadere? - incalzò Geoffrey, in tono grave.
- Forse era troppo debole per affrontare quella presenza o forse le sue paure gli si sono rivoltate contro! In ogni caso adesso non ha più possesso del suo corpo! -
L’ariete rivoltò il riccio con un calcio e chinò il capo su di lui. Geoffrey e Drake avrebbero giurato che lo stesse osservando, anche se non riuscivano a spiegarsi come fosse possibile per un cieco come lui. Emise un debole grugnito, come se qualcosa avesse attirato la sua attenzione, quindi posò una mano grinzosa sul suo stomaco. Durò un istante, una leggera luce azzurra si sprigionò dall’interno delle sue membra per poi sparire veloce com’era arrivata.
- Drake, ci sono delle catene appese alla roccia dall’altro lato del picco! - disse Pai Shuan, all’improvviso - Gatto, prendi il porcospino e portalo nella mia capanna! -
Geoffrey rimase disorientato da quegli ordini improvvisi, ma Drake era abituato al suo carattere perentorio, quindi si affrettò ad eseguire la sua richiesta, non prima di essersi fermato accanto a lui e di avergli posto una domanda.
- Possiamo ancora salvarlo, vero? -
- Dipende ancora tutto da lui! Però possiamo aiutarlo… con un esorcismo! -

Sarebbe stata una notte perfetta per un temporale. Drake si era sempre immaginato che quando si mettevano in atto pratiche e rituali il cui solo nome faceva spavento, il cielo decidesse di manifestare il proprio sconcerto in un turbinio di pioggia, tuoni e fulmini, come per creare lo scenario adatto per una così inquietante rappresentazione. Invece, la serata non poteva essere più serena, con un meraviglioso cielo trapunto di stelle e sgombro di nuvole, con la luna bianca e immacolata a vegliare silenziosamente sul riposo di Mobius. Peccato però che per loro non c’era alcun riposo, ma probabilmente le prossime ore sarebbero state ricordate per la loro drammaticità.
Geoffrey e Drake avevano approfittato del fatto che Shadow fosse privo di sensi per stenderlo sul tavolo consumato del maestro e per incatenargli polsi e caviglie in modo che non potesse fuggire. La presenza sul piano di legno di ganci fatti apposta per immobilizzare chi vi si sdraiava faceva pensare ai due che fosse stato costruito appositamente per quello scopo, ma non ne fecero parola con l’ariete. Mentre attendevano pazientemente, ma con un visibile nervosismo, che l’esorcismo cominciasse, osservavano il riccio intrappolato in quella morsa di metallo. Aveva gli occhi chiusi e i denti stretti, il suo torace si gonfiava e si ritraeva con una rapidità sconcertante, come se provasse un grande affanno che non accennava a scomparire. La lince e il lupo si guardarono brevemente negli occhi, leggendovi a vicenda tutta la perplessità e lo sconcerto che si poteva provare nel vedere quello che, fino a poco prima, era un compagno di battaglie, ridotto in quello stato. Rimasero in silenzio per tutto il tempo in cui dovettero attendere, un po’ perché non intendevano rompere lo strano incantesimo che si era creato all’interno della capanna, un po’ perché non avrebbero saputo cosa dirsi per venire a capo della questione in un modo razionale.
Seppero che l’attesa fu finita quando Pai Shuan si affacciò nella stanza con tutto l’occorrente per procedere nel rito. La stanza era semibuia, quindi non riuscivano a vedere bene di cosa si trattasse, nemmeno quando l’ariete posò il materiale su di un piano in legno poco più distante da loro. I suoi modi erano secchi e sbrigativi. Anche se non l’avrebbe mai ammesso, Drake sapeva che c’era un velo di preoccupazione oltre la sua immutabile maschera di severità.
- Se non vogliamo che lo spirito si stabilisca permanentemente nel suo corpo dobbiamo agire in fretta! - spiegò rapidamente l’ariete - Credo di aver capito la causa di tutto questo, ma posso solo indirizzare Shadow verso la soluzione, dovrà essere lui ad estirpare quell’ombra per sempre! E’ l’ultima occasione che gli rimane, dopodiché non ci sarà più nulla da fare! Voi due dovrete assistermi senza fare domande e dovrete fare tutto quello che vi dirò! Ci siamo capiti? -
- Perfettamente! - annuì Geoffrey, scattando sull’attenti.
Drake si limitò a grugnire in segno di assenso.
- Qualunque cosa lui vi dirà o vi farà dovrete rimanere concentrati e ascoltare le mie istruzioni! Vediamo di fare in fretta e speriamo che rimanga addormentato! -
Il maestro si avvicinò al ripiano dove aveva posato il necessario e prese quella che sembrava una strana cintura in pelle con una pietra rosso sangue incastonata nel centro. Sollevò il capo di Shadow e gliela legò attorno alla fronte, senza incontrare la minima opposizione da parte del riccio, ancora nel mondo dei sogni.
- Drake, devi produrre una fiamma e tenerla vicina al suo stomaco! Non smettere di farlo per nessuna ragione al mondo! Gatto, prendi quell’involto di stracci laggiù e tieniti pronto a tappargli la bocca con forza! -
Esattamente come avevano promesso, i due si prepararono ad eseguire gli ordini senza fare domanda. Se erano rimasti sorpresi per quello che gli era stato detto, riuscirono a mascherarlo alla perfezione.
- Al mio segnale! - si raccomandò l’ariete quando Drake posò il palmo aperto della sua mano a pochi centimetri dalla pancia di Shadow.
- Ora! -
Il lupo esercitò il suo potere e una fiammella ad alta temperatura si scatenò tra le sue dita, facendo ritrarre di colpo il ventre di Shadow la cui pelle, sicuramente, in quel momento stava scottando da matti. Il riccio spalancò gli occhi privi di pupille, aprì la bocca e cacciò un orribile lamento, tra un ringhio e un ruggito, che sembrava essere provenuto da una creatura mostruosa. Geoffrey agì prontamente e, stringendo le palpebre per il fastidio che quell’urlo gli provocava, gli cacciò in gola il fascio di stracci che aveva reperito. L’intensità dell’urlo fu immediatamente smorzata, ma non per questo fu meno inquietante. Pai Shuan posò quindi i suoi pollici sulle tempie del riccio e chinò il capo per mormorare una serie di parole incomprensibili. Shadow si dimenava come un ossesso e cercava di strappare le catene dai ganci con scarso risultato. Ad un certo punto, sputò gli stracci e dalla sua gola proruppe un secondo urlo, così acuto da frantumare in un solo colpo le finestre della capanna. Geoffrey sì coprì le orecchie, sentendo i suoi timpani andare in frantumi. Drake fu tentato di fare lo stesso, ma gli era stato raccomandato di continuare a bruciare lo stomaco del riccio in ogni caso, quindi tentò di resistere. Pai Shuan invece continuò nel rito come se niente fosse, interrompendosi solo per sovrastare il grido di Shadow e impartire un altro ordine a Geoffrey.
- Tienigli la gola e non lasciare la presa! -
La lince allungò la mano metallica e strinse le dita fredde attorno alla trachea del riccio. Nel momento stesso in cui cominciò a stringere, l’urlo si placò, lasciando lo spazio a gemiti, ringhi e soffi animaleschi. Il tavolo cominciò a vibrare come se si stesse per scatenare un terremoto, ma Geoffrey capì che erano gli stessi spasmi muscolari del porcospino impazzito a provocare, incredibilmente, quel tremore incontrollato.
- Vi ammazzerò tutti, non vi salverete! - ringhiava Shadow, sputacchiando saliva per la collera con cui impartiva le sue velenose minacce di morte - Vi ammazzerò tutti! Vi ammazzerò tutti! -
Man mano che il maestro premeva i suoi pollici sul suo cranio e Drake aumentava il calore della sua fiamma, sembrava quasi che Shadow diventasse più selvaggio e irrequieto.
- Drake! - cominciò ad urlare - Lasciami andare! Hai paura di affrontarmi a viso aperto? Hai bisogno di incatenarmi per potermi sopraffare? Sei sempre stato un codardo, un debole, un miserevole, un piccolo patetico cane rognoso e piagnucoloso! E’ per questo che sei stato schiavo di Magorian? Hai bisogno di qualcuno che ti dica cosa fare nella tua vita? Muori! Muori! Muori! -
Il lupo non riusciva a credere che qualcuno potesse dimenarsi e sputare veleno in quel modo barbaro. Shadow era completamente impazzito! Esattamente come Pai Shuan gli aveva detto, non smise neanche per un secondo di produrre la fiamma, sebbene le parole che gli erano state sparate contro lo avessero irritato non poco. Visto che non aveva ottenuto alcun risultato, il riccio decise di gettare il suo odio altrove.
- Lasciami andare, patetico vecchio! Sei solo cieco o sei anche stupido? Hai paura di mostrare il tuo brutto muso decrepito agli altri, per questo vivi in questa topaia nel mezzo del nulla? Ti aprirò il cranio e ci sputerò dentro se non mi liberi immediatamente! Muori, vecchio relitto! Muori! Muori! -
La reazione del maestro a quelle parole non poteva essere più indifferente. Continuò imperterrito nella recitazione di quelle parole sussurrate come se niente fosse. Completamente impotente, Shadow allora si rivolse a Geoffrey che, per quanto stesse stringendo sulla sua gola, non riusciva a mozzargli il fiato per farlo tacere.
- Muori anche tu! - sbraitò il riccio, prima di tornare a strillare minacce di morte a tutti quanti.
Drake sollevò un sopracciglio e, se la situazione non fosse stata tanto critica, si sarebbe messo a ridere.
- Cavoli, neanche lui riesce a trovare qualcosa di male da dire su di te! - disse, tentando di sovrastare il chiasso.
- I vantaggi dell’essere un bravo boy-scout! - replicò Geoffrey.
Andarono avanti così per un tempo che non avrebbero saputo definire. La stanchezza cominciava a farsi sentire, insieme al terribile presagio che l’esorcismo non stesse dando i risultati sperati. Ad un tratto, Pai Shuan si ritrovò ad urlare a voce alta un perentorio comando.
- Mostrami il tuo volto… ora! -
Sullo stomaco di Shadow esplose una luce azzurra abbagliante che accecò per un breve istante Drake. Il lupo non poté evitare di coprirsi il volto con le braccia per proteggersi da quel bagliore intenso, ma Pai Shuan non ebbe nulla da ridire, anzi, sembrava che stesse solo aspettando quell’occasione. Sotto lo sguardo sgranato dei presenti, afferrò un pugnale e lo conficcò nel petto di Shadow. La testa di quest’ultimo fece un movimento così repentino che Geoffrey perse la presa sul suo collo ed indietreggiò. Spalancò la bocca e sputò una fontana di sangue scuro che si sparse con la forza di un idrante in ogni angolo che il getto riusciva a raggiungere. Drake e Geoffrey ne furono investiti e dovettero chinarsi per sottrarsi a quell’orrendo fenomeno. Anche l’ariete fu bagnato dal sangue in eruzione, ma non si spostò né cercò di proteggersi. Dopo qualche secondo, Shadow richiuse le fauci e la sua testa si afflosciò sul tavolo, dove rimase immobile e con gli occhi chiusi.
Ci fu il silenzio. La lama del pugnale conficcato nel suo petto riluceva sinistra.
- Lo hai ucciso? - domandò Drake, tremando ancora di paura.
- Questo dipende da lui! - rispose pratico l’ariete - Adesso la sua anima e quella del suo persecutore sono connesse e dovranno affrontarsi per il possesso di questo corpo! Lo abbiamo aiutato a raggiungerlo, adesso tocca a lui farlo sparire per sempre! -

Shadow the hedgehog si ritrovò tutt’a un tratto in una foresta. I tronchi degli alberi erano sottili e grigiastri, talmente alti da non lasciare neanche intravedere la chioma o i rami rinsecchiti. Erano disposti sul prato umido in un preciso reticolato che con difficoltà si sarebbe potuto attribuire ad un caso della natura. Non c’era altro che alberi a perdita d’occhio, in ogni direzione in cui Shadow posava lo sguardo. Il cielo sopra di lui era limpido e sgombro, ma non poteva fissarlo per più di qualche secondo a causa della luce intensa che emanava il sole. Non c’era un solo alito di vento, né un qualunque rumore tipico di una foresta.
Shadow si chiese se fosse morto e se fosse quello ciò che c’era dopo la morte. Forse si trattava di un limbo privo di suoni e di sensazioni in cui vagare per l’eternità. O forse era semplicemente la punizione per i suoi misfatti in vita. Di congetture poteva farne a centinaia, ma sapeva che non avrebbe mai ricevuto una risposta se fosse rimasto lì senza fare niente. Voleva cercare di orientarsi, cercare di venire fuori da quella foresta, ma aveva la strana sensazione che se avesse mosso un qualunque passo oltre il labirinto di tronchi si sarebbe ritrovato al punto di partenza.
Dovette ringraziare la finezza del suo udito se riuscì a percepire il sibilo della sferzata alle sue spalle e la prontezza dei suoi riflessi se riuscì a schivare il colpo d’ascia che stava per piantarsi sul suo collo. Rotolò in avanti, fuori dal pericolo, e vide con la coda dell’occhio un’ascia di metallo conficcarsi nel legno di un tronco. Shadow quindi individuò il suo aggressore e il sangue gli si gelò nelle vene. Era l’ombra che nei suoi incubi divorava il suo corpo pezzo per pezzo. Anche alla luce del sole, i suoi lineamenti erano confusi e il suo volto era privo di definizione, come un’alta silhouette vivente. Con una mano brandiva una lunga spada e con l’altra il manico dell’ascia, almeno prima che la lasciasse bloccata nel legno.
- Hai dimenticato che appartieni a me? - domandò con il solito ringhio feroce.
- Ancora tu! - sbottò Shadow, sentendo una rabbia cieca gonfiarsi nel petto - Perché mi perseguiti? Che cosa vuoi da me? -
- Voglio il tuo corpo! - fu la risposta, sibilata in un sussurro.
- Mostrami il tuo volto… ora! -
La voce di Pai Shuan rimbombò nell’aria come il tuono di un fulmine. In quel frangente, l’ombra cominciò a solidificarsi in contorni ben precisi, prima le gambe, poi il torace, poi le braccia ed infine la testa. Di fronte ad un incredulo Shadow apparve un volto purtroppo molto familiare… guardare in quegli occhi di acciaio, come sempre, gli mozzava il respiro.
- Ti sono mancato, forma di vita imperfetta? - chiese Seth, godendo dello sconcerto che aveva creato.
- Tu? - replicò Shadow - Come è possibile? Tu sei morto! -
- Perché tu mi hai ucciso! E per vendicare il torto subito, il minimo che possa fare è prendermi il tuo corpo! -
Lo sciacallo impugnò la spada con due mani, la sollevò in alto e sferrò una veloce stoccata verso il terreno. Shadow fu abbastanza veloce da spostarsi di un centimetro ed evitare il colpo, indietreggiando come se i suoi piedi fossero sui carboni ardenti.
- Questo non può essere reale! Tu non puoi essere reale! -
- Non ti resta altro da fare che scoprirlo, allora! - replicò Seth, con un sorriso maniacale - Cerca di indovinare dove ci troviamo adesso e poi… puoi anche morire! -
Lo sciacallo si avventò nuovamente su di lui, sferrando pugni e sferzate con la spada nel tentativo di colpire l’avversario in qualunque modo possibile. Shadow schivava ogni colpo, ma non aveva il coraggio di rispondere all’attacco. Non capiva dove si trovasse, non capiva cosa ci faceva lì e non capiva da dove fosse venuto quel fantasma del passato che lo stava perseguitando. Era lui l’ombra dei suoi incubi? Era lui lo spirito che voleva impossessarsi del suo corpo? Quindi questo significava che si trovava all’interno della sua anima?
Un solo momento di distrazione del riccio fu sufficiente per Seth per mandare a segno un colpo vincente. La lama della spada era così affilata che fu sufficiente una sola rapida stoccata per tranciare di netto il braccio destro di Shadow, all’altezza del gomito. Il riccio emise un gemito, non tanto per il dolore, quanto per la sorpresa. Dal moncherino maciullato colò una quantità abbondante di sangue scuro e lo shock costrinse Shadow a mettersi in ginocchio, tamponando la ferita con la mano rimasta sana. Non sentiva dolore né bruciore di alcun tipo. Era come se il suo corpo fosse rimasto privo di ogni percezione. Com’era possibile? Forse non era il suo corpo quello… forse si trovava veramente dentro la sua anima. Forse quello che vedeva non era necessariamente la realtà dei fatti.
- Spero che ne rimanga abbastanza di te dopo che avrò finito! - disse Seth - Il tuo corpo sarà molto comodo da vestire! -
Per la prima volta, Shadow cominciava a vedere oltre quello che gli comunicavano gli occhi, esattamente alla maniera di Pai Shuan. C’era più di un modo di leggere ciò che esiste attorno a lui, un modo che non prevedeva scetticismo, che non ammetteva paura, che richiedeva tutta l’apertura mentale di cui era capace. Shadow sentiva di aver compreso a fondo la lezione sotto le righe che quel vecchio ariete gli aveva impartito. Il corpo poteva subire ferite e mutilazioni, ma lo spirito non si sarebbe mai piegato… e quello era il suo spirito, era la sua anima… era Shadow the hedgehog e fin quando avesse avuto il suo spirito guerriero, nessuno gli avrebbe strappato via il suo corpo. Era calmo, freddo, determinato, pronto a tutto. Nulla poteva ucciderlo, nulla poteva scalfirlo.
- Vuoi così tanto il mio corpo? Vieni a prendertelo! -
Portò le dita dell’unica mano rimastagli al viso e, con un colpo secco, le conficcò nella carne della sua fronte. Afferrò la sua pelle e, senza la benché minima esitazione, la strappò con un forte strattone. Tirò al limite delle sue possibilità fin quando non si fu completamente scuoiato del manto nero, rimanendo solo un fascio di muscoli sanguinanti e di ossa. Approfittando di quell’improvvisa scarica di potenza, balzò in avanti e colpì Seth in pieno petto con una forte gomitata. Lo sciacallo fu sbalzato all’indietro per qualche metro e si accasciò sul prato. La sua spada giaceva incustodita a poca distanza da lui.
- Impressionante! - commentò lo sciacallo, una volta che si fu tirato su - Sei sempre stato un barbaro ottuso, ma sembra che tu abbia capito che non esiste spada più affilata della mente! Questo però non vuol dire che mi arrenderò! Ho bisogno del tuo corpo per vivere di nuovo… e me lo prenderò! -
Seth afferrò saldamente la pelle della sua fronte e, a sua volta, la aprì come se stesse sbucciando un frutto, cavandosi via la pelliccia alla stregua di un abito e rimanendo con la carne viva allo scoperto. Ci fu un ruggito potente e i due avversari si scontrarono, corpo contro corpo, rotolando sul prato e macchiandolo di sangue. Ci furono pugni, calci, morsi, graffi, schizzi di sangue ovunque nella lotta più surreale e selvaggia che avessero mai condotto. Seth tentò di recuperare la sua spada, ma Shadow fu più rapido. Afferrò la testa del nemico e premette il suo unico pollice a fondo nel suo bulbo oculare destro. Il viscido rumore di poltiglia pestata gli diede quasi la nausea, ma era consapevole che niente di tutto quello era vero. Era il suo inconscio che stava lottando come una tigre contro quello di Seth per il possesso del corpo di un riccio nero. Lo sciacallo gli diede una ginocchiata nello stomaco per costringerlo ad indietreggiare, poi un rapido pugno e un calcio sul petto. Non era con gli occhi che poteva vederlo, quindi non era un problema il fatto che fosse stato accecato.
- Non avrei mai immaginato che la tua mente potesse essere così forte! - commentò lui - Sarà ancora più soddisfacente strapparla via dal tuo cranio… un cranio che, detto per inciso, porterà il mio nome! -
- Allora forse dovresti vederlo più da vicino! -
Senza alcun preavviso, Shadow chinò il capo e partì in corsa come un proiettile contro l’avversario, colpendolo con una colossale testata nel bel mezzo dello stomaco. Approfittando del vantaggio, afferrò da terra il suo braccio mozzato e lo usò come mazza per percuotere ripetutamente il volto di Seth, con schizzi di sangue che volavano nell’aria ad ogni colpo. Lo sciacallo, tuttavia, non rimase ad aspettare l’attacco successivo, ma decise di reagire e di affondare i denti in quello che da braccio era diventato un pezzo di carne contundente e di strapparlo dalle grinfie di Shadow. Quindi lo sputò sul prato e afferrò la gola di Shadow, sollevandolo da terra e scagliandolo a distanza. Il riccio sbatté la schiena contro un tronco e si afflosciò sull’erba, debole e stordito, completamente alla mercé dell’avversario.
- Basta giocare! - affermò lui, in un tono freddo e minaccioso - E’ la legge del più forte, Shadow! La mia mente è più forte della tua e quindi ho il diritto di prendermi quello di cui hai bisogno! E ora muori! -
Seth era pronto a staccargli la testa con una sola mano. Era così convinto della sua schiacciante superiorità che abbassò la guardia, permettendo a Shadow di avvantaggiarsi di questa imprudenza. Il tronco sul quale aveva cozzato era quello in cui era ancora conficcata l’ascia. Muovendosi con grande rapidità, afferrò il manico, la tirò fuori e colpì con la lama l’inguine dello sciacallo. Ci fu un colpo secco e Seth si bloccò all’improvviso.
- La legge del più forte ficcatela in gola! - esclamò con furia - Torna nella tomba e restaci! -
Sapeva esattamente come concludere. Spinse verso l’alto la lama e tranciò a metà il corpo di Seth. Le due metà, due fasci di carni sanguinolente, piombarono sul prato in un lago di sangue e liquidi organici. Poi tutto vorticò attorno a Shadow, tutto si fece confuso e poi fu il nulla.

Quando aprì gli occhi, si ritrovò nella penombra, incatenato ad un tavolo e con un fortissimo bruciore allo stomaco. Sentiva un fortissimo senso di nausea e le sue viscere stavano strepitando per tirare fuori qualcosa che le stava martoriando. Il suo corpo fu scosso dalle convulsioni e sentì un conato di vomito avvicinarsi pericolosamente alla sua gola. Incapace di trattenersi, alzò il capo e sputò tutto quello che aveva nello stomaco. Quasi come se si fosse liberato da un peso che lo stava schiacciando, si sentì subito meglio. Respirò a fondo e sentì i suoi muscoli rilassarsi.
- Potete liberarlo! - disse una voce accanto a lui.
Il riccio si voltò per incontrare le pupille bianche di Pai Shuan.
Geoffrey e Drake spuntarono dall’ombra e aprirono i bracciali delle catene che lo tenevano imprigionato, quindi lo aiutarono a rialzarsi, sorreggendolo per paura che crollasse per la debolezza.
- Che cosa è successo? - biascicò lui, tentando di mettere a fuoco la vista appannata.
- Hai vinto! - spiegò l’ariete con un inedito, ma sottilissimo, sorriso - Chiunque ti abbia perseguitato adesso non potrà più farti del male! -
Quelle parole furono come acqua fresca per l’animo assetato di Shadow. Un ampio sorriso gli illuminò il volto e un senso di estremo sollievo lo invase come una piacevolissima droga.
- Ben fatto, Shadow! - si congratulò Geoffrey, con una pacca sulla spalla.
Drake, invece, non disse nulla. Sembrava più interessato alla pozza gialla sul pavimento che Shadow aveva rimesso dalla sua pancia. Si chinò e prese un piccolo oggetto che faceva capolino tra la poltiglia. Era uno zaffiro lucente a forma di goccia.
- Che cosa ci faceva questo nella tua pancia? - domandò preoccupato - Questo è lo zaffiro di Seth! -
Shadow sgranò gli occhi e prese la piccola pietruzza. Gli sembrava quasi di avvertire la presenza del suo mortale nemico tra le pareti di quella minuscola prigione di roccia.
- E’ stato lui! Era lui l’ombra che mi tormentava! Era lui che voleva prendere possesso del mio corpo! -
- Cosa? - Drake era incredulo - Che stupidaggini stai dicendo? Seth è morto! E’ stato disintegrato sotto ai nostri occhi! -
- Eppure ha trovato il modo di entrare dentro di me! L’ho affrontato! Ho combattuto contro di lui… nella mia mente! -
- Quello è l’unico modo in cui quell’essere è potuto entrare nel tuo corpo! - intervenne Pai Shuan - Ho sentito la presenza di un’anima ostile nella tua pancia dopo il rituale! Non ho idea di come ci sia potuta entrare e non mi interessa! In ogni caso ha trovato il modo di attaccare la tua mente quando era più vulnerabile, cioè nel tuo sonno, e di impossessarsi del tuo corpo per poter tornare a vivere! E ci è quasi riuscito quando sei venuto fuori dal brodo primordiale! -
- Significa che Seth non è morto come pensavamo? - riassunse Geoffrey.
- E’ qui dentro! - rispose Shadow - La sua anima è qui in questa pietra! Se solo avessi saputo che sarebbe stato in grado di farmi del male, non l’avrei mai portata con me per tutto questo tempo! -
- Seth era un potente psichico! - disse Drake - Non mi stupisce che sia riuscito perfino ad agire dal di fuori della sua tomba! Non mi stupisce che sia riuscito addirittura a farti ingoiare il suo zaffiro a tua insaputa! -
- Ma tu sei stato più forte! - concluse Pai Shuan, rivolto al riccio nero - Sei riuscito ad aprire la tua mente e ad espellere il nemico dal tuo corpo! Ti faccio i miei complimenti! Come hai potuto vedere, il percorso di un guerriero non si limita a sviluppare la forza dei muscoli, ma sono la mente e lo spirito le armi più potenti di ogni essere vivente! -
Shadow annuì con convinzione e si piegò in un leggero inchino in onore del maestro. Anche se non poteva vederlo, era sicuro che lo avesse sentito in qualche modo. D’altra parte, come lui gli insegnava, gli occhi non erano l’unico modo con cui si poteva vedere.
- Grazie dei tuoi insegnamenti, maestro Pai Shuan! Se sarà necessario in futuro saprò a chi rivolgermi quando sarò alla ricerca del sapere! -
- Sì, sì! Però prima fatti controllare l’udito! Non ho tempo da perdere a ripetere le cose ogni volta! -

Era la fine di un incubo.
Era l’inizio di un nuovo ciclo.
La luna e le stelle ne erano testimoni.
Shadow si avvicinò al pozzo, contemplando con uno sguardo a metà tra il sadico e il soddisfatto la pietra azzurra che stringeva tra le dita.
- Sei sicuro di volerlo fare? - gli domandò Geoffrey con apprensione.
- Non sarebbe meglio distruggerla? - incalzò Drake, preoccupato.
Shadow si voltò a guardarli. La sua espressione era fredda ed immutabile.
- Ci sono cose che sono peggiori della morte e Seth lo sa! - fu la risposta.
Quindi tornò a guardare lo zaffiro.
- So che mi puoi sentire! Se ti uccidessi adesso non farei altro che liberarti dalla tua atroce sofferenza! Volevi il mio corpo per non essere più costretto a vivere nella tua prigione di roccia, ma il tuo destino è di impazzire lì dentro fino alla fine dei giorni! Addio, Seth! Benvenuto alle porte della vera morte! -
Shadow gettò l’anima del suo eterno rivale in fondo a quel pozzo buio, augurandosi che il resto della sua vita, se così si poteva chiamare, sarebbe stata piena di sofferenze.

“The light that you could never see
it shines inside, you can’t take back from me”

------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
“Live To Tell” - Madonna (True Blue, 1986)
------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------

 
  » Segnala questa fanfic se non rispetta il regolamento del sito
 


VOTO: (1 voto, 1 commento)
 
COMMENTI:
Trovato 1 commento
shadow-hedgehog - Voto: 16/12/10 21:29
Stupenda. Descritta davvero magnificamente. Molte scene mi hanno fatto venire i brividi, soprattutto le parti iniziali dove l'ombra stava torturando Shadow. Per il maestro Pai Shuan, da come lo avevi descritto tu, pensavo sarebbe stato mooooooolto più rompiscatole, invece devo dire che non è dispiaciuto affatto... è riuscito a zittire Shady XD Bello anche l'intervento di Drake e Geoffrey (la scena dell'esorcismo e la battuta di Drake mi ha fatto collassare). E infine, ottimo colpo di scena, non immaginavo minimamente chi potesse essere questa ombra che tormentava il mio adorato riccio nero.
Sei riuscito davvero in una grande impresa, non è così semplice scrivere una fan fiction a sfondo horror e tu ci sei riuscito benissimo.
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
SCRIVI IL TUO COMMENTO:

Utente:
Password:
Registrati -Password dimenticata?
Solo su questo capitolo Generale sulla Fanfic
Commento:
Il tuo voto: