CAPITOLO 1-SADNESS AND FLASHBACK OF THE PAST
- Capitolo 1° -
Capitolo 1: sadness and flash back of the past
C'erano due motivi che lo spingevano a odiare quel giorno soleggiato. Il primo era l'allenamento per le qualificazioni del nuovo torneo. Non erano neanche passate due settimane e subito un altro? Ikimon McMad si era superato, questa volta! Ma cosa credeva? Che i lottatori di wrestling erano macchine da guerra? Oppure per puro sadismo?
Il secondo motivo, il più importante, era il suo anniversario. Già, proprio questa persona che era stata in grado di proteggerlo. Caduta da un burrone in una delle campagne in Baveria.
Appoggiato alla parete della casupola, le braccia al petto e lo sguardo fisso a terra, non riusciva a non pensare a lei. Lei che era stata il suo punto di riferimento. La sua ancora di salvezza in caso di pericolo.
"Nein" si ripeteva mentalmente "non posso continuare con quest'illusione per tutta la vita. Sono passati sì e no sette anni da quel brutto giorno."
Subito un pezzo di ricordo lo investì in pieno.
-Jeager! Muoviti, lumacone! Altrimenti perderemo il pullman!-
Lo chiamò da sotto una voce femminile, da ragazzina di 10 anni. Lei era lì ad aspettarlo da un buon quarto d'ora. Sempre con quel sorriso sulle labbra, che risaltava il volto già illuminato da due vivi occhi color del prato. I lunghi capelli dorati, ondulati, sempre avvolti alla fine da un nastro si mossero in sincronia con il corpo.
-Arrivo! Arrivo!- sbuffò un bambino della stessa età, mentre scendeva dalle scale. I gentili occhi neri erano nascosti da un enorme casco verde. Come il resto della sua tuta, ovviamente.
Quel giorno dovevano andare a vedere un incontro di wrestling. Più precisamente quello del loro padre. Lei gliel'aveva promesso e stava mantendendo il suo patto.
Stavano per aprire la porta, quando...
-Jeager!- lo destò dai suoi pensieri la voce di Meat. L'espressione seria e preoccupata del suo "secondo" allenatore gli fece intendere che si era rinchiuso troppo in un riccio.
-Ja?- chiese solamente, per evitare di farlo isospettire ulteriormente. Non voleva che scoprisse altro. Anzi, egli voleva soffocare il ricordo della sua sorella gemella, morta mentre salvava una bambina di soli cinque anni da una frana.
-In questi ultimi giorni non hai spiaccicato parola su quello che stai pensando in questo periodo. Beh, credo che sia venuto il momento di parlare. Che cosa ti tormenta? Non mentire. Dai tuoi occhi leggo solamente angoscia, dolore e speranza. Cosa ti sta passando per la testa?-
Prima di dare una risposta, il tedesco sospirò. Come glielo poteva spiegare? Come? Era già difficile pensare a lei... ma parlare di lei? No, no, meglio di no! Avrebbe ricevuto solo un'inutile compassione in più. Per lui era già abbastanza doloroso ricordarsi di lei, figurarsi a parlarne davanti ai suoi amici!
Aveva deciso di inventare una scusa. Una piccola bugia, sebbene lui odiasse dire menzogne.
Gli era stato da sempre insegnato che le bugie hanno le gambe corte e che presto la verità sarebbe venuta a galla.
-Meat...-si fermò abbassando la testa, in modo da poter nascondere le lucidi iridi di basalto e non far trasparire la rochezza della voce.-...mi spiace, ma non posso rivelare nulla. Melanie...-
Detto ciò, si staccò dalla parete di legno e si diresse verso l'uscita del parco, bascicando un "passo per l'allenamento".
Ciò risultò strano per tutti i membri del gruppo cui erano in ansia per il loro amico. Erano giorni che si comportava in quello strano modo, eppure egli non ha mai voluto discuterne.
Ma che cosa gli stava succendendo? Chi o cosa era la causa della sua sofferenza? E soprattutto, chi era questa Melanie?
Si gurardarono confusi e sospettosi. Non sapevano molto di Jeager, ma fino a oggi a chi importava? Erano amici e questo era già di per sé un bene. In più gli avevano promesso che se ci fossero stati dei problemi avrebbe dovuto semplicemente dirli in modo da essere aiutato.
-Ragazzi...-bascicò piano Kid -...voi sapete qualcosa in più di lui? Non so...qualcosa che ci aiuti a capire chi è questa Melanie...-
-Sei preoccupato, vero Kid?- la domanda partì dalla voce del biondo Texano. -Ma stai tranquillo. Pedinerò Jeager e se scoprirò qualsiasi cosa vi farò sapere. Ho già acceso il cellulare. Accendetene uno anche voi.-
Perciò, a Terry non restò altro che seguire Jeager senza che costui se ne accorgesse. Kid cercò di fermarlo, ma gli altri scossero la testa. Si fidavano di Terry, per cui non c'era da preoccuparsi.
Intanto, il suo uomo, ossia il tedesco, camminava per le strade di Tokyo con le mani in tasca. Non sentiva nessuno, o meglio non voleva udire nessuno. Preferiva stare solo con la sua malinconia. E l'unico luogo in cui recarsi era il bosco ai piedi del monte Fuji.
Lì avrebbe potuto allenarsi da solo e schiarirsi le idee.
Arrivato, incominciò con la pioggia rossa del dolore. Doveva affinarla per bene poichè aveva scoperto che un ragazzo nuovo si era iscritto al torneo. La prima volta che lo aveva visto gli era sembrato uno senza spina dorsale, imbranato, eppure l'istinto gli diceva di tenere la guardia alzata, perché generalmente sono proprio gli imbranati ad essere sottovalutati.
Sentendo alcuni passi nell'erba e un respiro un po' affannoso, decise all'inizio di ignorare il suo pedinatore. Si era accorto di essere seguito e aspettava il momento buono per arrivargli alle spalle e minacciarlo con la sua tecnica per fargli sputare il rospo.
Preferì interrompere e correre, scomparendo poi nel bosco folto. La persona, che lo seguiva, faceva fatica a restargli dietro. Infatti, si fermò subito dopo averlo perso di vista. Appoggiato un palmo sulla corteccia marrone scuro di un albero, mentre l'altro era sulla rotula e un occhio era chiuso, Terry cercava di riprendere fiato.
-Ma....come diavolo...è scomparso?- si domandò cercando di regolazzare il suo respiro.
Non potè riflettere a lungo, perchè un braccio molto muscoloso gli cinse il collo, con l'altra mano che stringeva il polso in modo da chiudere la stretta già di per sè micidiale.
-Ah, sei tu!- esclamò, lasciandolo andare.
Il suo amico si appoggiò al tronco, stringendosi la gola. Cercò di riprendere fiato, cui era mancato a causa della stretta di Jeager.
-Perchè mi stavi seguendo?-
-Beh, mi sembra più che ovvio! Oggi ti sei comportato in modo strano, ma anche gli altri giorni sembravi...come potrei definire...perso, ecco. Ci siamo preoccupati molto. Che ti succede?-
-N...Non è nulla.- mentì. E si vedeva dal disagio semi-nascosto dal volto abbassato.
Ma la presa alle spalle e lo sguardo deciso del suo interlocutore gli fecero intendere che non l'aveva bevuta. Eppure, era conscio del fatto che il Texano gli avesse letto negli occhi un dolore tale da fargli dire bugie, sebbene lui odiasse mentire.
Tuttavia, gli era particolarmente difficile ricordare il passato, ma soprattutto quel brutto giorno, il 23 luglio.
-Parlami, Jeager!- lo incitò Terry -Se non lo farai, la tua anima andrà in putrefazione! Lo vuoi capire sì o no?-
Il tedesco sospirò, deciso a rivelargli ogni cosa.
-E va bene, parlerò- rispose, infine, con poca convinzione nella voce.
Ragazzi, domando scusa, ma l'altra ff che avevo scritto non mi entusiasmava più di tanto. Questa sarà molto più carina. Al prossimo chappy, ERIN96
|
|
