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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: BUON NATALE, VITA MIA!
Genere: Sentimentale, Romantico, Drammatico, Poesia, Song-fic
Rating: Per Tutte le età
Autore: strega12 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 02/10/2010 22:55:29 (ultimo inserimento: 09/10/10)

Una storia d'amore tra una Cenerentola e un Ebenizer Scrooge moderni
 
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HONEY/CENERENTOLA E OLIVER/EBENEZER SCROOGE
- Capitolo 1° -

Dicembre è il mio mese preferito, perché lavoro senza sosta tutto il giorno e non penso con tristezza alla mia vita.
Una vita triste, che non ho mai raccontato a nessuno, perché forse annoierà tutti. Ma sento che devo farlo.
Mi chiamo Honey Carroll, ho ventiquattro anni (ma mentalmente ne dimostro dieci) e sono la persona più patetica e imbarazzante della Terra, fin da quando sono nata.
Non ho mai conosciuto mio padre (non so neanche se è vivo o morto), mia madre è uscita dalla mia vita quando avevo due anni, senza neanche salutarmi, e io ho vissuto con una famiglia ricca ma con il cuore di pietra, i Gellar. Mia madre si era sposata con Henry Gellar pochi mesi dopo la mia nascita: lui aveva bisogno di una nuova madre per i suoi quattro figli e lei aveva bisogno di qualcuno che potesse mantenerci.
Ma dal giorno in cui lei se ne andò per sempre, la mia vita diventò quasi come quella di Cenerentola: niente affetto, solo prese in giro, ordini da eseguire e, a volte, anche qualche sberla. Ho passato ventun’anni a farmi sgridare e picchiare da Henry se piangevo o non facevo quello che diceva lui e a fare da serva al mio fratellastro e alle mie sorellastre maggiori: dovevo pulire le camicie da tennis di Dennis, riordinare la camera di Betty, fare i compiti a Gabrielle e a comprare a Annie tutto quello che voleva. Quel poco di tempo libero che mi rimaneva a disposizione lo passavo a giocare in soffitta con le bambole di pezza che mi aveva lasciato mia madre e ad immaginare una casa e una vita migliore mentre guardavo il cielo stellato con le lacrime sulle guance.
Ma il giorno peggiore fu quello del diploma, quando dissi a Henry che volevo andare a Cambridge a studiare letteratura. Lui mi rise in faccia, dicendomi:
- Tu… a Cambridge?! Mi hai preso per scemo, Honey?! È come se me lo avesse chiesto un asino! Ho in serbo per te un futuro adatto ad una come te…
Il mio futuro era essere cacciata da casa, senza un posto dove andare e senza un lavoro.
Vagai per tutta Londra per un giorno intero, piangendo come una fontana, ogni tanto mi nascondevo in un vicolo cieco a parlare con la mia bambola preferita, quella di Betty Boop, fino a quando mi ritrovai davanti ad una piccola casa che dava in affitto una camera. Quella diventò la mia nuova casa. La mia coinquilina è la donna più dolce che abbia mai conosciuto: si chiama Barbra, ha cinquant’anni, è vedova da dieci e da quando sua figlia se n’è andata di casa, ha dato in affitto la sua camera. In più, mi ha fatto trovare anche un lavoro. Sua nipote Emma aveva aperto da tre anni un grazioso negozio di giocattoli, che aveva chiamato Piccoli sorrisi, e aveva disperatamente bisogno di un’assistente. Io, invece, ho bisogno di soldi per mantenermi e quindi… le cose non potevano andare meglio!
Oggi è il primo dicembre, quindi, Emma ed io dobbiamo arredare il negozio come se fosse un albero di Natale. Mentre lei sistema i Babbi Natale e gli alberelli musicali sui vari scaffali, io sistemo le ultime bambole del momento e gli orsacchiotti polari nella vetrina. Intanto, la neve copre Londra come un pasticcere che sparge lo zucchero a velo su una torta. E qualche bambino sta già facendo i pupazzi di neve. Come li invidio.
Quando ero piccola, mentre i miei fratellastri giocavano nel grande giardino di casa con la neve e le slitte, io preparavo le cioccolate calde per tutti, tranne che per me, e pulivo la cucina senza il permesso di accendere il riscaldamento.
Non passa giorno che non pensi a tutto il male che mi ha fatto quella famiglia per tanti anni. So che non dovrei, ma per colpa loro, adesso sono una povera orfanella in cerca di briciole di affetto. Barbra ed Emma sono come una fetta di pane, ma io voglio tutta la pagnotta, ne ho diritto!
- Honey? Ti sei messa a pensare di nuovo?
Emma sa tutto di me e sta cercando di aiutarmi a superare il dolore, ma per una come me, è come aiutare un grassone a scalare l’Everest.
- No, Emma! Mi stavo solo assicurando… che la neve non bagnasse troppo la vetrina!
- Ah, brava! Senti, devo dirti una cosa…
E tira fuori da una scatola un alberello di Natale di taglia media, pieno di decorazioni piccole e grandi. È così pieno che sembra più una torre di decorazioni che un alberello.
- Sai, noi vendiamo giocattoli, i quali sono destinati ai bambini, giusto?
Annuisco timidamente, come se mi avesse chiesto il teorema di Pitagora.
- A Natale si regalano giocattoli ai bambini, giusto?
Annuisco ancora.
- Ma anche ai bambini meno fortunati?
A questa domanda non so rispondere. Io ho sempre pensato di essere l’unica bambina meno fortunata del Mondo.
- Ora si può! Sai, ho un’amica che lavora all’ospedale pediatrico Evelina e quando sono andata a trovarla, vedere tutti quei bambini malati… mi ha fatto venire una stretta al cuore…
Dall’occhio destro di Emma esce una lacrima. Lei ha un gran debole per i bambini. Forse è anche per questo che ha aperto un negozio di giocattoli.
- … e ho pensato che… anche loro meritano una visitina da Babbo Natale!
- E come?
- Semplice!
E mi mostra l’albero.
- Tutte queste decorazioni le ho fatte con le mie mani… anzi, non proprio tutte… solo quelle grandi… comunque, ogni volta che entrerà un cliente, lo convinceremo a comprare anche una di queste decorazioni, così regalerà un bel sorriso anche ad un bambino malato. E poi, una settimana prima di Natale, noi porteremo i soldi all’ospedale e aiuteremo lo staff a comprare i regali per i bambini. Allora, ti piace l’idea, Honey?
Anche adesso provo un po’ d’invidia! Voglio anch’io un regalo per Natale! Non ho mai ricevuto niente! Neanche una nuova bambola!
- Sì, mi piace. È… una cosa giusta…
- Bene, allora mettiamoci a lavoro!
Sotto il bancone della cassa abbiamo lettore CD. Emma ne mette dentro uno e mentre io apro la porta del negozio per togliere il cartello CHIUSO e mettere quello di APERTO, Santa Claus is coming to town si diffonde tra noi. Eh sì, Babbo Natale sta proprio preparando le renne e la slitta!
Conservo ancora la mia prima lettera indirizzata a lui, ma che non ho mai spedito.
Un giorno ve la leggero.


Harrods, reparto gioielli

Oliver Moran sorrise soddisfatto. Aveva appena venduto una meravigliosa collana di diamanti da un quarto di milioni di sterline ad un ricco uomo d’affari. L’aveva impacchettata in una splendida scatola-regalo rossa con un grande e lungo fiocco giallo oro e aveva anche attaccato un ramoscello di vischio e uno di agrifoglio.
D’un tratto, sentì un tremolio al petto. Era il suo I-Phone nero. Lo tirò fuori dalla tasca interiore della giacca e vide sullo schermo il nome e la foto di Mary Jane, la sua primogenita. Nella foto aveva più o meno quattro anni, mentre adesso ne ha quasi dodici.
Oliver tirò il pulsante verde di Rispondi, ma subito dopo schiacciò quello rosso di Termina senza dire neanche Pronto.
Lui aveva una regola: mai rispondere al cellulare mentre si lavora.
Questa volta squillò il telefono del negozio.
- Pronto? Harrods, reparto gioielli!
- Ciao papà!
Era ancora Mary Jane.
- Non mi rispondevi sul cellulare e allora ho pen…
- Mary Jane, quante volte che ti ho detto di non chiamarmi quando sono a lavoro!? E poi, scusa, tu non dovresti essere a scuola?
- Ma, papà… io ho la febbre. Mi hai vista stamattina a letto con Glenda che me la misurava.
- Oh sì, è vero! Comunque, adesso ti devo lasciare, ho da fare! Ci vediamo stasera!
E mise giù la cornetta in modo brusco.
Una cliente che stava osservando degli orecchini di perla si prese uno spavento.
Oliver non era una persona cattiva, il suo comportamento brusco nei confronti della figlia era dovuto al dolore per una perdita tragica. Erano passati sei anni da quando sua moglie, una ricca donna d‘affari, aveva lasciato per sempre lui e le loro due figlie a causa di un tumore al cervello. Era dicembre e mancavano pochi giorni a Natale, ma lei non riuscì a passare un’ultima gioiosa festa con le sue piccole. E da quel momento Oliver, per non far pesare il dolore della perdita, si era buttato sul lavoro e aveva praticamente affidato la crescita delle bambine alle loro cameriere, nella loro grande villa appena fuori Londra. Mary Jane e Olivia venivano riempite di regali da Oliver ad ogni compleanno, ogni Pasqua e ogni Natale, ma ovviamente non erano mai felici, perché l’unico regalo che volevano era il loro papà.
Il cellulare vibrò di nuovo.
Questa volta c’era scritto il numero di casa.
- Pronto?
- Mister Moran? Sono Glenda!
Glenda era la cameriera alla quale Oliver aveva affidato le sue figlie.
- Cosa c’è Glenda? La casa ha preso fuoco?
- No, no, stia tranquillo, ho chiamato per dirle che oggi ci sono i colloqui genitori-insegnanti di Olivia e…
- E tu chiami per dirmi questo?! Lo sai che non ho tempo per andarci! Vacci tu, dì che sei sua zia!
E chiuse la comunicazione.
Spesso Oliver non si rendeva neanche conto di quanto fosse egoista e a volte anche crudele nei confronti delle sue figlie e delle donne che lavorano per loro.
- Oliver, io devo andare a comprare i regali per i miei figli! Mi sostituisci, per favore?
- Sì, certo, vai pure, Joey!
Per un attimo, Oliver si mise a pensare seriamente a Mary Jane e Olivia: che cosa potrà regalare quest’anno? Di solito a Natale regalava braccialetti Swarovski e libri di grandi autori, ma era arrivato il momento di cambiare. Dopotutto le bambine stavano crescendo e avevano bisogno di qualcosa di più maturo.
- Scusi, signore, posso vedere quella collana di perle?
Oliver dimenticò in un secondo quello che stava pensando e si concentrò sulla nuova cliente, una signora di mezza età che indossava una pelliccia grigia molto costosa.
 
Continua nel capitolo:


 
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