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Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: AMORE SENZA MEMORIA
Genere: Sentimentale
Rating: Per Tutte le età
Autore: kagomina galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 29/08/2010 16:27:20 (ultimo inserimento: 26/09/10)

Ambientata in una città, che ritengo sia misteriosa, una ragazza e un ragazzo, che abitano, praticamente in parti opposte della città, s’incontrano..
 
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UN INCONTRO IN MODO SFORTUNATO
- Capitolo 1° -

AMORE SENZA MEMORIA


Ciao a tutti!
Ecco la mia prima fanfic, interamente italiana di pochi capitoli.
Ambientata in una città, che ritengo sia misteriosa, una ragazza e un ragazzo, che abitano, praticamente, in parti opposte della città, s’incontrano grazie ad una sfortuna di lei, che dopo vari giorni o settimane, capiscono che diventerà una fortuna.

Dopo avervi spiegato in modo, mooolto, breve questa storia, ecco a voi il primo capitolo!



UN INCONTRO IN MODO SFORTUNATO



Erano, circa, le nove di sera, a Torino, città con alcune persone poco affidabili, una ragazza camminava sola.
Capelli biondo cenere, lunghi fino ai fianchi, piastrati, occhi verdi con un po’ di colore azzurro verso la parte sinistra dell’iride. Un ombretto bianco che sfumava sul verde verso la fine dell’occhio, con un fine strato di eyeliner che finiva a punta, mascara e brillantini sotto l’occhio. Toppino bianco, con sopra una maglia verde, trasparente, che si lega al collo. Jeans bianchi, un poco stretti con paillette nere, sulle tasche e piccole pietre bianche, che brillavano, lungo la gamba, le scarpe erano nere con la marca e strisce bianche. Aveva una grande borsa nera con la cerniera sotto, per allargarla se non ci stavano le cose, e sopra per aprirla.
Aprì la borsa e prese il cellulare
– Dannazione! Serena rispondi! – Sbuffa mettendosi il cellulare all’orecchio – Finalmente! È da un po’ che ti cerco! –
– Scusami! Ero sotto la doccia che mi preparavo! Sei già pronta? –
– Più o meno. Ora che arrivo da te, mi cambio le scarpe, poso la borsa e andiamo –
– Si! Non vedo l’ora! Ci sarà da divertirsi! Ma come mai non hai già le scarpe addosso? – Chiese ridendo
– Preferisco metterle più in là. Potrebbero farmi male i piedi prima del tempo! – Disse la ragazza sospirando – Su, ci sentiamo dopo. Sto per arrivare, sono in Piazza Statuto –
Si salutarono. La ragazza sorrise – Non vedo l’ora di vedere com’è vestita! Sarà bellissima oggi! – Disse fiera dell’amica.
Riaprì la borsa e prese un paco di sigarette Camel light.
– Uffa! È l’ultima! – Disse sbuffando. Prese l’accendino e accese la sigaretta dopo averla messa sulle labbra.
Quando la finì, buttò il mozzicone a terra e guardò il pacco di sigarette ormai vuoto
– Se solo trovassi una pattumiera! Non mi va di buttarlo a terra – Disse guardandosi attorno. Tira nuovamente fuori il cellulare
– Le 9:13, c’è ancora tempo! Magari riesco a comprarne un altro pacco – In quel momento, però, si sente toccare la spalla.
– Scusa? – Lei si voltò tranquilla.
– Si? – Chiese.
– Hai una sigaretta? – Si trovò davanti un ragazzo dai capelli neri, lunghi fino alle spalle e gli occhi castani, vestiva metal, mentre l’altro aveva i capelli corti a spazzola, castani e gli occhi dello stesso colore, vestiva stretto e giacca di pelle. Le sorrisero.
– Hai una sigaretta? – Lei fece vedere il pacchetto vuoto.
– Mi spiace ma l’ho appena finita – Disse guardandoli. Il ragazzo che aveva ancora la mano sulla sua spalla, le prese il pacchetto dalle mani, lo guardò e lo buttò a terra.
– Che ci fa una bella ragazza come te, sola a quest’ora? – Chiese ridendo guardando l’amico. Lei guardò l’ora sul cellulare
– Sono solo e 20! Non é tardi! – Disse tranquilla lei. Lui le diede uno schiaffo sulla mano facendole cadere il cellulare a terra
– Hei? Ma sei scemo? Cosa fai? Ci tengo e se lo rompi me lo ripaghi! – Disse abbassandosi a prenderlo. Una volta che si rialzò, si ritrovò, schiena contro il muro, una mano sul collo e la testa che le faceva male per la botta.
– Lasciami andare! – Disse arrabbiata “Se mi faccio vedere impaurita non se ne andranno mai!” – Ho detto lasciami! – Quello rise.
– Non credo che tu sia nella posizione di dare ordini! – L’amico si avvicino e le prese la mano col cellulare, attaccandogliela al muro. Il cellulare cadde di nuovo. L’altro, che aveva la mano al collo, la strinse più forte “Non... Non ce la faccio più!” Pensò lei guardandolo. Aveva la vista appannata. L’amico le alzò la maglia mettendo la mano sul toppino.
– A che ti serve? Potevi lasciare solo questa bella maglia! – Disse quello abbassandoglielo. Li non ce la faceva più a rimanere cosciente. Finchè non sentì una voce che non aveva ancora sentito.
– Ehi voi due! – Vide un terzo ragazzo avvicinarsi “Un altro?” Chiese. Chiuse gli occhi svenendo. I due ragazzi la lasciarono, la mano che aveva sul collo, che la faceva stare in piedi, non c’era più, quindi cadde a terra e sbattè forte la testa contro uno scalino e poi contro terra. Il ragazzo la guardò preoccupato – Lasciatela! – Urlò. Quelli risero.
– E tu chi saresti? – Chiesero i due avvicinandosi. Il ragazzo, dai capelli un poco lunghi, la frangia, legata dietro a codino, aveva i capelli mori con qualche ciocca bionda. Gli occhi erano di un bel verde-azzurro ed aveva indosso una camicia bianca, Jeans blu stretti e scarpe nere da ginnastica. Alzò una mano e tirò un forte pugno sul viso di quello coi capelli lunghi. Poi alzò il ginocchio e tirò un forte calcio all’altro, dritto nello stomaco. Caddero tutti e due a terra. Li vide alzarsi.
– Ne volete ancora? – Chiese. I due gli diedero le spalle toccandosi la parte del corpo ferita.
– Ce ne andiamo! C’è bisogno di scaldarsi tanto per una Pu****a simile? – Chiesero correndo via.
Il ragazzo si avvicinò alla ragazza a terra. Le alzò il viso mettendole un braccio sotto al collo.
– É svenuta! – Disse sorpreso. Le diede leggeri schiaffi pesando che si sarebbe svegliata.
– E ora? Non so che fare in queste situazioni! – Disse guardandosi attorno. La prese in braccio e la mise sulla schiena. Il suo viso era appoggiato alla spalla e lui le teneva le gambe.
– Uffa! Non sei molto leggera! – Sospira e comincia a camminare. Prese l’autobus da Piazza Statuto. Prese il cellulare.
– Ciao – Disse contento.
– Vieni? – Gli chiese la persona al cellulare.
– No, mi spiace. Infatti, ti ho chiamato per questo. Ho avuto un... problema all’improvviso e non riesco a venire – Disse guardando la ragazza con la testa appoggiata alla sua spalla.
– Cavolo! Allora ricordati di venire fra tre giorni! Se manchi veniamo a casa tua a spaccarti la testa! – Gli disse arrabbiato, in modo scherzoso, l’amico. Lui rise e staccò la chiamata.

Il giorno dopo, si svegliò stiracchiandosi. Frastornata, si guardò attorno.
– Dove sono? – Si chiese. Vide qualcuno davanti a se – Ah! – Urlò mettendosi sotto le coperte. Rimise, lentamente la testa fuori. Guardò curiosa la persona notando che quella faceva lo stesso. Lentamente si alza e, mentre alzava un braccio, anche l’altra persona lo faceva. Le toccò la mano.
– Fredda! – Disse staccandola subito. Vide che la stessa persona aveva fatto il suo stesso gesto. Poi notò quello che c’era oltre la figura e si voltò notando che le cose erano le stesse. Fece qualche altro buffo movimento per esserne sicura. Infine, toccò di nuovo la mano della persona. La sua mente le disse una parola “Specchio” Rimase ancora a guardare.
“Ma sono io?” Si chiese. Mise una mano sotto l’occhio tirando la pelle, poi tirò fuori la lingua “Si, sembra che sia io..” Pensò. Sentì un rumore tintinnante, poi un cigolio e dei passi. Fece qualche passo indietro spaventata. Sentì sbattere qualcosa, poi nuovamente il tintinnio, che smise dopo un altro rumore poco meno forte di quello prima. Sentì uno strano rumore di qualcosa che strusciava “Busta” Le disse la sua testa e sentì che veniva appoggiata da qualche parte. Corse a nascondersi nello spazio che c’era tra il muro e il tetto, appoggiando la schiena al comodino. Tirò le coperte verso di se e si coprì.
I passi si fecero più forti e lei cominciò a tremare
– Ma dov’è? – Sentì dire. Tremò più forte. Sentì i passi sempre più forti
– Eccoti! – Disse il ragazzo alzando le lenzuola e avvicinando il suo viso a quello di lei.
– Che cosa fai? Perché ti nascondi? – Le chiese. La vide tremare. Sorrise – Tranquilla! Non ti faccio niente! – Lei non spiccicò nemmeno una parola, continuando a tremare. Lo vide andarsene e si calmò un poco. Si alzò e camminò in punta di piedi verso il punto in cui sparì il ragazzo “Cos’è?” Si chiese non avendo il coraggio di attraversare la porta. Aveva paura di sparire anche lei. Sentì dei passi e si ritrovò lo stesso ragazzo di prima davanti.
– Ah! Finalmente.. – Neanche riuscì a finire la frase che lei corse via tornando vicino al letto. Però stavolta si mise sotto. Sentì lui fare uno strano suono con la voce “Ridere” Pensò. Vede i suoi piedi muoversi. Poi sente un tonfo vedendo che davanti a lei c’era qualcosa di grigio-blu ruvido. Lei toccò.
– Hei! – Sentì la voce del ragazzo alzarsi. Si ritirò ancora di più sotto al letto. Lui si mise a pancia in giù e mise la testa sotto il letto.


EEehhhhh!!!!!! Scusatemiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!! Non e e ro proprio accorta!! Grazie rioko89 per avermelo detto! È trano però. Mi ricordavo di averla scritta tutta! Quando ho caricato il cap è successo un casino!! Si è caricato due volte, quindi mi ha messo due ff con lo stesso titolo!! Forse quello che o tolto era quello completo!! Rimedio subito al mio errore!! Scusatemiiiiiii!!!! M’inginocchio con le lacrime agli occhi unendo le mania mò di preghiera! Certo che non ci avete capito niente! Sono stata così stupidaaaaaaa!!!
Dato che mi sono douuta svegliare presto per una piccola gita in montagna... Ecco a voi il continuo del capitolo! Meno manle che aveva lasciato il pc acceso! Ho dato una piccola occhiata ed ecco riparato all'errore! Scusatemi ancora ecco il continuooo!!! Auguratemi una buona giornata e senza insetti!!!! Bacioniiiii!!!!!!



– Scusa, non avrei dovuto urlare a quel modo, ma tu mi hai toccato! – Lui mise una mano e lei chiuse gli occhi non sapendo cosa sarebbe successo. Quando li riaprì si trovò davanti una cosa morbida e rettangolare di colore marrone a strisce bianche, con sotto qualcosa di carta.
– Mangiala, è buona! – Disse lui facendole vedere la sua. La portò alla bocca e la morse. Prese quella che aveva messo vicino alla ragazza dal fazzoletto di carta.
– Dato che non la vuoi, la prendo io! – E si alzò tornando a sedersi. Appoggiò la brioche accanto a lui guardandola ogni tanto per vedere se la prendeva. Lei, intanto, si toccò lo stomaco che faceva uno strano rumore “Fame” Le disse una voce dentro di sé. Silenziosamente, strisciò verso la brioche. Con mano veloce, la prese e tornò in fondo al letto. Solo dopo un po’ lui se ne accorse.
– Ah! Come hai fatto? – La sua testa sbucò nuovamente. La vide che mangiava lentamente la brioche, guardandola ogni tanto come se volesse scappare. Rise.
– Sembri un gatto nella sua nuova casa! – Lei smise di mangiare e s’innervosì sentendolo ridere. Lui le fece cenno di avvicinarsi.
– Se vieni te ne do un’altra – Le disse sorridendo “Che ha da ridere sto qui? Possibile che sia così buffa?” Aprì la bocca ma non le uscì nessun suono. Guardò la brioche non capendo “Perché non riesco a fare quello che fa lui? Parlare.. Si! Non riesco a parlare!” Vide che divenne serio guardandola. Non vedendolo più ridere di lei, si avvicina un poco.
– Si, vieni – Disse lui gentile. L’aiutò a tirarsi su – Come ti chiami? – Le chiese. Lei Lo guardò non capendo, poi una voce dentro di lei le disse “Nome” Lei abbassò gli occhi non rispondendo. Lui sospira – E va bene! Se non mi vuoi parlare non importa! - Uscì dalla stanza e lei, lentamente e in punta di piedi arrivò fino alla porta guardandolo andare avanti e indietro per quell’altra stanza dov’era un tavolo, riconosce una cucina e una tele e le foto, accanto a lei, su un comodino. Gli vide sistemarsi la frangia un poco lunga davanti a un piccolo specchio sul comodino della cucina.
– Devo tagliarla! – Si guardò gli occhi e annuì soddisfatto.
– Quando vuoi andartene basta che chiudi la porta – Prese dal tavolo qualcosa che cominciò a tintinnare “Chiavi!” Pensò. Lo vide avvicinarsi alla porta
– Io vado, appena ti senti pronta puoi tornartene a casa – Lei lo guardò triste.
– Ciao! – Disse lui aprendo la porta. Lei corse verso di lui e abbracciò il suo braccio.
– Non... Non.. Andare – Riuscì a dire. Si stupì per aver sentito la sua voce, sembrava fosse la prima volota che la sentisse. Abbassò la testa dopo aver visto il viso stupito di lui.
– Devo! Io lavoro e tu devi tornartene a casa – Lei scosse la testa
– Non so... – Disse. Lui non capì.
– Cosa non sai? – Lei appoggiò la fronte sul braccio di lui
– Non so nulla... Non ricordo niente – Disse cominciando a piangere. A lui fece compassione, sembrava una bambina che si era persa e cercava la madre. Le accarezzò la testa.
– Vuoi venire con me? – Le chiese. La ragazza smise di piangere e lo guardò. Lo vide sorridere e annuì facendo lei lo stesso.
– Bene, mettiti a posto e usciamo! – Lei annuì. Lui le diede le scarpe e la ragazza le mise in fretta mentre lui le pettinava i lunghi capelli.
– Strano che il trucco non ti sia andato via da ieri! – Le disse sorpreso. Lei si guardò allo specchio vedendo una striscia nera sulle palpebre.
– Trucco? – Chiese. Lo vede annuire. Lui le indicò il petto.
– Dovresti alzarlo! – Le disse diventando un po’ rosso. Lei si guardò vedendo una fascia bianca sullo stomaco. Lui le fece vedere che doveva prenderlo ai lati e tirarlo su fin sotto le ascelle per coprire il reggiseno bianco.
Usciti fuori, lei si tenne, per tutto il tempo, alla manica della camicia del ragazzo. Lui la guardò con tenerezza. Fecero poche fermate di bus e arrivarono davanti un negozio. Lesse l’insegna.
– Bar – Disse. Entrarono. Lui la fece sedere vicino a un tavolo ch’era accanto alla vetrina. Corse dietro al bancone mettendosi un grembiule nero sulla camicia bianca.
Fino all’ora di pranzo, lei non gli staccò gli occhi di dosso. Lo guardava sorridere alle clienti, velocemente preparare caffé, portare bicchieri, bibite, cornetti e altro, su un vassoio. Il sorriso non lo abbandonava mai. Ogni tanto lo vedeva stropicciarsi gli occhi e sbuffare. Sorrise.
Dopo che si accorse dell’ora. Parlò con un signore che annuì. Prese dei piatti e ci mise del pollo e prese anche due bicchieri d’acqua. Portò il vassoio al tavolo dov’era seduta la ragazza.
– Fame? – Lei annuì. Lui si siede e le mette davanti il piatto e il bicchiere accanto. Poi le posate di fianco al piatto e fece lo stesso per se.
– Buon appetito! – Disse prendendo la forchetta e il coltello cominciando a mangiare. Lei lo guardò cercando di copiare ogni mossa per riuscire a mangiare. Lui se la rideva sotto i baffi per la goffaggine di lei.
Prese i piatti e il resto, tornando dietro al bancone.
Rimase di nuovo sola. Invece di guardarlo, si mise a guardare fuori la vetrina vedendo tutte le persone che passavano. Qualcuno si siede al suo tavolo – Ciao bella ragazza! Ti va di farti un giro? – Lei guardò il ragazzo al bancone. Era tranquillo che parlava con una ragazza vestita esattamente come lui. Vedendolo tranquillo, annuì. Contento, il signore, la prese per il braccio volendo raggiungere veloce l’uscita.
– Mi fa male! – Disse lei chiudendo un occhio. Le venne in mente qualcosa, lei che tremava di paura e un ragazzo dai capelli lunghi fino alle spalle, neri con un ghigno sulle labbra. Tremò per un attimo e si fermò.
– Andiamo? – Le chiese. Lei scosse la testa. Poi qualcuno si mise tra il signore e l’uscita.
– Dove crede di andare? – Quello gli sorrise
– Esco e questa ragazza vuole venire con me! Vero? – Chiese guardando la ragazza che non disse nulla. Le strinse il braccio.
– Avanti! Digli che hai detto che volevi venire con me! – Lei si morse il labbro ritirando il braccio e massaggiandosi il polso.
– Sembra che non sia così! Che ne dice di andarsene ora? – Il signore la guardò male e lasciò il bar. Lui incrociò le braccia.
– Non devi parlare con gente che non conosci! Non c’è bella gente nelle città! Devi stare attenta! – Lei fece qualche passo indietro.
– Anche tu... – Cominciò a dire. Lui mise le mani sui fianchi.
– Che dici? Io ti ho salvata! Se non fossi arrivato chissà cosa ti sarebbe successo! – Lei non se lo ricordava, rise volendolo prendere in giro.
– Se lo dici tu! – Lui la guarda ridere e tornare a sedersi. Sorrise, ricordando quel bel sorriso contagioso, e tornò dietro al bancone “Sembra che ora si fidi un po’ più di me" Pensò più sollevato.

Tornati a casa, lui si ricordò di qualcosa che avrebbe potuto aiutarla.
– Tieni, era vicina a te quando ti ho vista – Lei la prese.
– Certo che è grande! Com’eri vestita sembrava andassi da qualche parte! Invece sembra che tu debba stare via di casa per due tre giorni! – Lei aprì la borsa. All’interno c’era una busta, l’aprì “Le metto a casa tua! Potrebbero farmi male prima del tempo!” Si mise una mano sulla fronte. Le era passata per la mente un’immagine di lei che parlava con qualcuno grazie a una piccola cosa rettangolare bianca. Lui si avvicina.
– Ce.. Cellulare – Disse ricordandosene il nome. Lui prese il suo di tasca.
– Questo? – Chiese. Lei scosse la testa.
– Bianco – Disse. Lui ci pensò un po’, poi si batte una mano sulla fronte, ricordandosi che uno dei due ragazzi ne aveva uno in mano con un ciondolo a forma di stella.
– Lo hanno preso uno dei due che ti ha aggredita – La vide abbassare la testa triste. Lui le si siede accanto e guarda cosa c’era all’interno della busta che le avesse fatto ricordare qualcosa
– Scarpe? – Chiese stupito. Erano delle zeppe, alte e aperte con dei nastri verdi, come la maglia che aveva, incrociati tra loro, che tenevano il piede. Lei annuì.
– Sembra che stessi andando da qualcuno. Avrei messo le scarpe, lasciato le cose lì e sarei uscita con quella persona – Lui annuì e la guardò che metteva le mani nella borsa e prese qualcos’altro. Lei guardò quella coosa rettangolare bianca.
– Sembra che ti piaccia molto il bianco! – Lei non rispose.
– É una borsa anche quella. Forse è con questa che saresti dovuta uscire. Intona con quello che hai addosso! – La vide annuire e aprire la borsetta. Era vuota. La mise accanto a se e cercò ancora. Stavolta trovò un piccolo borsellino. Lo aprì. All’interno, c’era una scatoletta rotonda, in plastica, molto piccola, con due colori differenti dentro. “Verde e bianco”. Pensò. Lui vide anche un eyeliner e un mascara
– É proprio com’eri truccata ieri! Solo che ora é rimasto solo il mascara e l’eyeliner – Le disse sorridendo. Lei non rispose di nuovo. Cercò ancora dentro e trovò una maglia nera leggera. Poi cercò ancora trovando un pantalone elastico nero con un cordino alla fine delle due gambe, che lo stringevano all’altezza delle caviglie. Cercò ancora e la borsa era vuota. Poi, continuando a mettere le mani dentro, sentì qualcosa di rettangolare e morbido. Guardò dentro, ma non c’era nulla. Poi notò una striscia ruvida, orizzontale. Prese un pendolo che dondolava dalla striscia e lo tirò verso sinistra. Mise la mano dentro. C’erano un paio di orecchini rotondi, piccoli, con perline bianche che ciondolavano. Poi cercò ancora e trovò una matita per capelli nera, che mise sopra i pantaloni e la maglia nera. Si guardò accanto. Senza accorgersene, aveva separato tutto. Scarpe in fondo al divano, maglia, pantaloni e matita, neri, da una parte, orecchini vicino alle scarpe, assieme al trucco. Le guardò “Le cose che avrei messo ieri, sono queste” Pensò guardando le scarpe e gli orecchini, più i trucchi. La mano che aveva dentro la borsa, toccò qualcos’altro. La cosa rettangolare e morbida. La prese e la tirò fuori. Lui gli e la prese dalle mani alzandosi in piedi. Era contento e guardava quello che aveva tra le mani quasi saltellando di gioia.
– Finalmente ora potremmo sapere chi sei! Non c’è portafoglio che non abbia una carta d’identità! – La guardò stupita per il suo gesto. Lui si scusò e gli e lo ridà. Lei rise e aprì il portafogli nero con un cuore rosso, ricamato sopra. All’interno era rosso. C’era un taschino con strappo. Tante piccole fessure, la maggior parte occupate da carte di negozi. Poi in una grande tasca trasparente c’erano te immagini. “Foto” Pesò lei sorridendo. Una era lei. Poi, le altre due foto non le riconosceva. C’era una ragazza dai capelli neri corti dietro e lunghi fino a metà collo davanti, lisci e belli. Gli occhi erano castano chiaro e aveva una maglia nera. Non potè fare a meno di sorridere. L’altra foto, invece, c’era una ragazza dai capelli, castani, sul rosso, lunghi fino alle spalle, con le punte arrotondate. Occhi azzurri, e sorrideva dolcemente. Sorrise anche guardando quella foto. Lui la guarda, il suo sembrava un sorriso malinconico e gli occhi erano lucidi. Cosa doveva fare? Vide che continuò a guardare all’interno del portafoglio. Girò altre varie tasche ma non c’era molto che le potesse servire. In un’altra tasca, aveva qualcosa di rettangolare. Con qualche scritta, in un’altra lingua. E un qualcosa sopra.
– Un accendino? Che fai fumi? – Le chiese guardandola con rimprovero. Lei non rispose. Lui sospira. Lei lo guarda strano, “Chissà cosa vuol dire!” Pensò riguardo a quel modo di respirare. Ora apre la tasca più grande che c’era sopra. C’erano dei fogli rettangolari di carta.
– Devono essere almeno cento euro! Cosa ci fai con quelli? – Si battè una mano sulla testa. Si era dimenticato che non sapeva niente! Lei lo guardò strano.
– Cento euro? – Chiese. Lui annuì.
– Con questi si comprano le cose che ti servono. Come cibo, vestiti e altre cose – Lei rise. Lui non capì.
– Che c’è? – Le chiese.
– Niente.. É che, qualcosa mi dice che sembri un vecchio quando parli così! – Lui sembrò offendersi. Mise il muso.
– Tu sei una ragazzina! Come puoi capirle queste cose? – Gli occhi di lei erano due fessure.
– Ragazzina? – Chiese. Lui annuì. Lei si morse il labbro.
– Ragazzina.. – Ripeté. Poi lo guarda male – Io non sono una ragazzina! – Lui rise.
– Come fai a dirlo se lì non hai nemmeno un documento che ci dice quanti anni hai? – Lei si alza.
– Si vede no? – Lui si mise a ridere.
– Ai miei occhi sei una ragazzina! – Lei batte un piede a terra.
– Non è vero! Sei tu che sei vecchio! – Stavolta lui alzò un sopracciglio irritato.
– Io vecchio? Ho solo vent’anni! – Lei incrociò le braccia sul petto.
– Se io sono una ragazzina, tu sei un vecchio. Se smetti di dire che sono una ragazzina, io smetto di dirti vecchio! – A lui diede fastidio. Non faceva altro che ripetere, vecchio, vecchio, vecchio! Sospira, Lei lo guarda strano “Ancora? Voglio sapere cosa vuol dire!”
– Va bene! Non sei una ragazzina – Disse lui. Poi continuò – Ma quanti anni hai? Quindici? – Le si formò un nodo alo stomaco.
– La finisci di dire che sono ragazzina? – Sbuffa – Sicuramente ho quasi la tua età! – Affermò convinta. Lo vide ridere.
– Ma cosa dici? Sei bassa e poi solo perché ti trucchi non vuol dire che sei grande! Anche le ragazzine di quattordici si truccano e si mettono i tacchi ora! Quindi potresti tranquillante essere una di loro! – Lei s’innervosì. Prese il portafogli e uscì di casa. Mentre scendeva le scale guardò il portafogli stupita “Perché l’ho preso?” Pensò. Poi si guardò le mani “Forse succede spesso che mi arrabbio e il mio corpo è abituato a fare questo gesto..”
Fuori dal portone, si guardò attorno. Sentì un – Ehi! – E si guardò attorno. Alzò il viso e vide il ragazzo dai capelli mori – Ehi! Dove credi di andare? – Lei gli diede le spalle e cominciò a camminare. Si volta un secondo vedendo che era ancora alla finestra ma che poi si voltò velocemente sparendo dalla sua vista. Guardò dritto davanti a se e continuò a camminare. Mentre voltava ad un angolo, lo vide che correva verso di lei ed entrò nel primo negozio che le era capitato davanti. Si ferma davanti alla porta vedendolo correre dritto. Sorrise soddisfatta e guardò il negozio dov’era capitata. Poi però, lo vide fermarsi e camminare all’indietro vedendola. Camminò velocemente verso il reparto vestiti.
– Dove credi di andare? – Le ripete affiancandosi a lei. Lei non gli rispose.
– Non puoi esserti davvero arrabbiata perché ti ho detto che sei una ragazzina! – Lei gli diede le spalle e vide un reggiseno nero con raso sui bordi. Lo prese ed entrò in camerino. Lo provò poi urlò – É piccolo! – In quel momento, al ragazzo si affiancò una signora – Me lo dia! Le prendo una taglia più grande! – Vide la mano di lei uscire dal camerino e la signora prenderlo.
– Ma è terza! – Disse quella sorpresa.
– Mi sta piccolo! – Ripeté lei. La commessa andò a prendere una taglia più grande, mentre lui guardava a terra rosso.
Dopo un po’ la vede uscire e darlo alla commessa.
– Lo prendo – Le disse. Poi spinse lui e si mise a guardare dei jeans che c’erano. Ne prese uno. Voltò il viso e con la mano voltò il dietro dei pantaloni guardando la taglia. Ne prese uno con lo stesso numero. Poi vide una paio di mutande uguali al reggiseno. Poi prese anche una maglia leggera e andò alla cassa. La commessa le mise tutto dentro una busta dopo aver guardato quando costavano.
– 40 e 98 – Le disse. Lei aprì il portafogli e guardò la tasca dei contanti. Non sapeva quale tirare fuori. Sinora il suo corpo aveva fatto tutto meccanicamente. Rise vedendo che aveva solo due banconote. Provò a dargliene una. La commessa gli e li prese.
– Ecco a lei. 9 e 2 centesimi – Lei prese il resto mettendolo nella tasca a strappo. Chiuse il portafogli e prese la busta. Una volta fuori dal negozio si guardò attorno.
– E ora? – Chiese lui, un po’ rosso per esserle stato dietro per ogni minima cosa comprata. Lei lo guardò.
– Cosa? – Lui sospira.
– Hai speso soldi per questa roba? Perché non cerchi di ricordare qualcosa invece? – Lei guardò la busta.
– Io non ho fatto niente. Il mio corpo si è mosso da solo – Sbuffa e lo guarda male – Sembra che non è la prima volta che qualcuno mi fa arrabbiare e questo è quello che faccio ogni volta che sono arrabbiata! – Lui sorrise.
– Sembra che qualcosa ancora te la ricordi! – Lei gli diede le spalle.
– Ricordati che sono arrabbiata con te, invece! – Lui sospira.
– E va bene! Scusa! Non telo dico più! – Lei gli sorrise e lui fece lo stesso.
– Su, torniamo a casa. Sembra che rimarrai ancora! – Le disse.

Si volle fare un bagno. Poi appena uscita lo fece ridere dicendo – Toilette! – Poi corse di nuovo dentro.
Quella sera mangiarono della pasta col sugo.
– Non sono bravo a cucinare, di solito al bar cucina il cuoco, però non è male vero? – la vide annuire e continuare a mangiare. Si era cambiata. Aveva messo la maglia e i pantaloni neri, poi decise anche di farsi lo chignon tenendolo con la matita.
– Li puoi usare per stare in casa! – Le disse. Lei annuì. Lui sospira.
– Perché non parli? – Lei alza le spalle. Lui incrocia le braccia sul petto finendo di mangiare – Non mi dire che sei ancora arrabbiata per prima! – Le chiese. Lei fece di no con la testa.
– Ero attenta a guardare le foto – Disse indicando dietro di lui. Lui guardò il comodino sotto la finestra – Quella é mia madre – Indicò una signora che lo abbracciava – Si tiene bene e? – Le chiese. Lei annuì.
– Sembra quasi più giovane di te! – Disse ridendo. Lui, capito il tono scherzoso, si mise a ridere anche lui – Quelli invece sono i miei amici di sempre – Disse indicando tre foto con un gruppo di ragazzi dove in mezzo c’era sempre lui. Notò che fissava, curiosa, una foto. Le foto erano due, però messe nella stessa cornice rossa – Lei é la mia ragazza – Disse indicandola. In una foto, si stavano baciando, mentre, nell’altra erano sorridenti che guardavano l’obbiettivo. Lui, pensando che sicuramente non se lo ricordasse, le spiegò – Una persona con cui ti piace stare, che ami e che ti ama, con cui ti diverti, di cui ti fidi.. – Poi non gli venne in mente altro e la guardò annuire. Poi la vede tornare triste. Prese i piatti e li mise nel lavandino aprendo l’acqua.
– Lascia stare, faccio io – Disse lui alzandosi e andandole accanto.
– No. Almeno ti ricambio in qualche modo! Mi hai aiutata e mi stai aiutando! – Prese il Nelsen e lo mise nella spugna e prese il primo piatto. Anche questa volta il suo corpo fece tutto da solo – Anche questa è una cosa che faccio sempre – Disse sorridendo per essersi ricordato di qualcos’altro. Lui annuisce.
– A cosa stavi pensando prima? Quando ti ho detto che quella è la mia ragazza? – Le chiese spiegandosi. Lei non disse niente. Sentì che la fissava ancora.
– Pensavo.. E se c’è qualcuno anche per me? Io non mi ricordo di lui... – Il ragazzo sorrise ascoltandola – Poi, quelle due ragazze nel mio portafoglio? Se le ho tenute lì, una cosa che porto sempre, vuol dire che sono importanti per me! E io se le vedessi per strada neanche le riconoscerei! – Disse finendo coi piatti e asciugandosi le mani. Non si mosse. Lui le andò vicino vedendo che aveva gli occhi lucidi “Si è aperta con me!” Pensò sorpreso. Poi sorrise.
– Sono sicuro che ti ricorderai tutto! – Lei si voltò e appoggiò il viso sul suo petto stringendo forte, con le mani, la camicia. Lui le accarezzò la testa dolcemente, mentre lei scoppiava in un forte pianto.
Quando si fu calmata gli diede le spalle asciugandosi le guance.
– Scusami. Non avrei dovuto – Disse arrossendo – Qualcosa mi dice che non avrei dovuto farmi vedere in quello stato. Che era la prima volta – Lui sorrise.
– Non ci si deve sempre tenere tutto dentro. Qualche volta bisogna lasciarsi andare! – La vide sbadigliare.
– Che dici? Andiamo a dormire? – Lei annuì. Lui andò in camera e tornò poco dopo con un suo pigiama.
– La maglietta ti starà grande, ma almeno i pantaloni si possono stringere – Le disse. Poi tornò in camera a cambiarsi. Lei fece lo stesso sedendosi sul divano. Quando tornò e la vide, si mise a ridere.
– Le maniche, invece di arrivarti poco sotto la spalla supera addirittura il gomito! – Lei arrossì. Lui, pensando che si sarebbe arrabbiata, smise di ridere – E va bene! Io vado a dormire – Disse andando in camera e tornando con un lenzuolo e un cuscino. Lei lo vide sedersi sul divano.
– Che fai? Non vai a dormire? – Gli chiese. Lui annuì.
– Tu dormi di là! – Lei scosse la testa e gli prende il lenzuolo e il cuscino.
– Dormo io qui! Quella è camera tua e ci dormi tu! – Lui tirò il cuscino.
– No! Sei un’ospite! Dormi di là! – Lei continuò a tirare.
– Non sono un’ospite! Sono... – Si fermò un momento – Qualcuno che non dovrebbe nemmeno essere qui, dato che non è stata invitata. Quindi dormo qua! Insisto, insisto! – Continuò a dire. Lui sospira.
– E va bene! Ma non ti lamentare poi, se è scomodo! – La vede annuire. Rise e le diede la buona notte andando nella sua stanza.
Lei appoggia la testa sul cuscino, non mettendosi il lenzuolo per il caldo.
– Chissà cosa vuol dire! – Continuò a chiedersi, ricordandosi del modo in cui aveva respirato “Sospirare” Le disse la sua mente. Si rigirò nel letto. Poi si mise il lenzuolo sopra.
– Non riesco proprio a dormire! Possibile? – Si coprì bene e gli occhi cominciarono reclamare buio. Sorrise “Sembra non riesca a dormire senza qualcosa addosso!”



Continua........


Piaciuto? Mi raccomando scrivetemi sia cose belle che cattive, per aiutarmi a migliorare!
Bacioni a tutti <3

 
Continua nel capitolo:


 
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VOTO: (11 voti, 24 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 24 commenti
Rif.Capitolo: 9
erin96
14/05/11 15:02
bellissimo capitolo, kagomina!!! MI hai stupita!
Ti giuro che non so cosa dire! Sono euforica! E pazza come sempre! XD
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Rif.Capitolo: 1
kagomina
11/12/10 21:59
Grazie sei gentilissima!!
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Rif.Capitolo: 1
scrittriceinerba - Voto:
04/12/10 15:22
BRAVISSIMA!MI HAI FATTO SOGNARE AD OCCHI APERTI COME SOLO POCHI SANNO FARE!OTTIMA FF,SE SCRIVI QUALCOS'ALTRO,,FAMMI SAPERE,OK?CIAO
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Rif.Capitolo: 1
kagomina
26/09/10 13:02
RINGRAZIO TUTTI TUTTI PER AVERMI SEGUITO FIN QUI!!!!!!!!!!!
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Rif.Capitolo: 1
kagomina
26/09/10 13:00
messo l'ultimo capitolo!!!!!! Bacioni tutti!!!!!!
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Rif.Capitolo: 1
kagomina
14/09/10 17:08
quanto tempo!!!!!
waaaaaaaaaa!|!!!!!!! quanti commenti! Sono contenta che ti sia piaciutaaa!!!!!!!!!!
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Rif.Capitolo: 7
niglia89 - Voto:
14/09/10 14:05
brava brava brava brava!!!! dai, continua al più presto e scusami ancora per l'assenza!!! tvb <3
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Rif.Capitolo: 6
niglia89 - Voto:
14/09/10 14:04
e la storia diventa sempre più bella e interessante!!! continua!!!
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Rif.Capitolo: 5
niglia89 - Voto:
14/09/10 14:04
Bravaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa!!!! come sempre del resto, vero? un kiss
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Rif.Capitolo: 4
niglia89 - Voto:
14/09/10 14:03
ohh stupendo!!! ^^ brava brava brava!
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...continua nelle pagine numero:
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