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Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Yu-Gi-Oh!
Titolo Fanfic: UN NOME
Genere: Sentimentale, Introspettivo
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot, Shounen Ai
Autore: ita-rb galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 09/07/2010 09:30:40

Ho sempre amato Bakura con tutta me stessa nella sua dualità, perciò questa Fan Fiction la dedico a lui. (Bakura x Ryou Bakura)
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

Titolo: Un nome.
Serie: Yu-Gi-Oh.
Autore: L. Livia.
Rating: Giallo.
Genere: Malinconico, sentimentale, introspettivo.
Avvertimenti: Shonen-ai.
Breve commento: Sono passati molti anni dall’ultima fan fiction su Yu-Gi-Oh, mi ricorda un po’ la mia infanzia ed il modo in cui mi sono tanto accostata alla scrittura sul web. Ho sempre amato Bakura con tutta me stessa nella sua dualità, perciò questa Fan Fiction la dedico a lui, si tratta di un capitolo unico scritto dal prov di Ryou Bakura e la coppia scelta lo vede assieme allo spirito millenario che assedia il suo corpo.
Mi auguro che vi piacerà, non è nulla di particolare, solo un’irrefrenabile voglia di ricordare…
Buona lettura.




Era una sensazione indescrivibile quella che provavo tutte le sere, si faceva largo in me senza rispetto mentre ero ritto dinnanzi allo specchio, osservando aldilà della fredda superficie il mondo surreale ed al contempo tangibile che mi circondava, così perfetto e coincidente con il mio da farmi rabbrividire. I miei occhi fissavano sanguigni ciò che ero, eppure io non li avevo mai avuti di quel colore, erano più fini e sensuali, seducenti e maliziosi quanto malinconici e forse vendicativi semplicemente perché non erano i miei. Solo osservandolo potevo sentire quanto il suo cuore fosse colmo di odio e sofferenza, ma nonostante ciò non riuscivo a mantenere a lungo il mio sguardo sul suo senza provare una forte sensazione di disagio.
Anche quella volta non riuscii a fare a meno di voltarmi, lasciando che la mia attenzione venisse completamente assorbita dal pavimento quasi come se questo fosse un’ancora di salvataggio e proibisse al mio corpo di sentire il rivoltante sadismo di quell’essere. Ancora una volta, con irrefrenabile dolore, lasciai che le mie membra precipitassero verso il suolo al seguito di una lancinante fitta all’altezza del petto. La camicia si scostò da se come guidata da una misteriosa forza che io conoscevo bene ed osservandomi allo specchio scorsi un rivolo di sangue fuoriuscire da una delle tante ferite che racchiudeva in se l’Anello del Millennio. I lembi della camicia erano tirati verso l’esterno dalle sue mani così simili alle mie ed il suo volt
o non nascondeva di certo il compiacimento dettato da quel gesto che apparentemente era privo di qualsivoglia significato. Non potevo vederlo accanto a me ma quel piccolo mezzo mi rendeva partecipe di un mondo psicologico dal quale desideravo solamente fuggire. Ancora una volta provai la sensazione di essere solo in una piccola stanza umida ed ammuffita, improvvisamente rinchiuso tra quelle quattro mura prive di luci come se fossi un prigioniero incapace di osservare anche solo il pallido volto della Luna.
Nessuna porta, nessuna via di fuga, nessuno spiraglio per permettere ai miei polmoni di prendere aria qualora sarebbe terminata. Se solo fossi morto nessuno se ne sarebbe accorto, assediato com’ero da quello spirito incontrollabile. Ed ecco, appena nominato nella mia mente, che comparve dinnanzi a me nel suo originario aspetto. Non era la prima volta che osservavo la sua pelle color biscotto o la sua terrificante cicatrice, mi incuteva terrore ma non sapevo come allontanarlo perché non ne avevo modo purtroppo. Gettare quel cimelio era inutile, se ci fossi riuscito esso sarebbe tornato a me con l’inganno, anche solo pensarlo mi avrebbe indotto in pericolo perché sarei rimasto a vestire i panni di un’anima deturpata. A volte però i suoi pensieri si allineavano con i miei, percepivo il suo risentimento, la sua rabbia, il suo odio, la sua disperazione e la sua paura. Per questo motivo non riuscivo ad allontanarlo neppure quando il mio corpo soffriva per la sua stessa presenza, provavo compassione probabilmente, così credevo nel primo periodo della sua comparsa, eppure tutto quello che succedeva non poteva che essere inconsciamente opera mia. Ero conscio del fatto che la mia debolezza impediva a me stesso di primeggiare sullo spirito fuggiasco, non avevo un buon rapporto con lui, non esisteva il rispetto e faceva delle mie membra ciò che desiderava, le rendeva sue schiave e come una marionetta, io, Ryou Bakura, mi muovevo nel mondo alla ricerca di qualcosa che non conoscevo neppure.

“Sei patetico.”

Era impossibile che non percepisse i miei pensieri, le mie preoccupazioni ma anche la mia debolezza. Io desideravo che avesse il sopravvento perché il Ryou attuale non andava bene a nessuno, non era in grado di badare a se stesso, non poteva neppure camminare in strada senza suscitare la frustrazione o l’interesse di qualche bullo represso. Era la mia personale guardia del corpo ed io riuscivo solo a compiacerlo in ogni modo, rimanendo rintanato in quel buco per giorni e giorni, perdendo coscienza con il mondo circostante e dimenticando la mia stessa vita mentre chiedevo alla mia anima che giorno fosse e qual’era il mio nome.

“Non è come sembra…”

Giustificazioni, misere ed inutili giustificazioni che non facevano altro che male a me stesso. Tentavo solo di apparire ciò che non ero e non sarei mai stato senza il suo aiuto costante. Aveva un modo tutto suo di apparire dal nulla e di aiutarmi: eccentrico, eppure, nonostante ciò, lo faceva. Si era andato a creare uno strano rapporto tra di noi, la vittima che non batteva ciglio dinnanzi al carnefice, che seguiva i suoi ordini seppur tremando perché non poteva ribellarsi. Non avrebbe potuto farlo e mai l’avrebbe fatto perché quella presenza era tanto necessaria quanto desiderata.

“La solitudine è una cosa molto brutta non trovi?”

Parlò con tono quasi comprensivo, sembrava che avesse desistito poiché si trovava seduto a gambe incrociate dinnanzi a me. Mi sistemai meglio sul suolo polveroso e sudicio, conscio del fatto che i miei reali vestiti non si sarebbero sporcati allo stesso modo di quelli mentali. Lo osservai per un breve attimo in quei suoi occhi tanto particolari, ancora una volta scorsi in lui qualcosa di buono, qualche malinconica e lontana verità che non mi avrebbe mai espresso.

“Puoi capirmi?”

Domandai sapendo bene che a quel punto mi avrebbe ignorato o malmenato per farmi tacere. Non potevo aprire bocca sulla sua infanzia, non ne avevo memoria, non sapevo nulla di lui e forse ciò che potevo unicamente percepire era quella sensazione di solitudine.
Come immaginavo si mosse, mi afferrò di scatto la gola premendo i polpastrelli contro di essa con rabbia, restringendo il proprio sguardo e maledicendosi mentalmente per aver vacillato solo un istante dinnanzi al mio volto. Mi sentii morire, l’aria cominciava a mancare nei polmoni ed io credetti di abbandonare per sempre il mondo che mi aveva fino ad allora ospitato. Improvvisamente mi lanciò contro il pavimento e successivamente si alzò guardingo prima di avvicinarsi ad una parete. Sarebbe sparito di li a poco, avrebbe attraversato la superficie che aveva dinnanzi e si sarebbe introdotto nel mio corpo mortale per prenderne il controllo, lo sapevo, eppure restare solo in quel posto non mi entusiasmava per niente: avrei di gran lunga preferito le sue torture all’inutilità della mia presenza. Egli posò una mano sul lercio muro, rimase di spalle come se esso potesse suggerirgli cosa fare con un caso disperato come me, infine si voltò senza che io abbia aperto bocca ed un singhiozzo mi fece tremare appena le spalle, lasciando che due grosse lacrime solcassero le mie guance. Egli sapeva quali reazioni potevo avere e probabilmente aveva percepito il grumo di dolore sito nel mio petto prima ancora che potessi scaricarlo.
Non disse niente ed io non studiai la sua espressione poiché troppo occupato a piangermi addosso, distolsi lo sguardo rivolgendolo ancora una volta in terra, sperando inutilmente che quel ladro non scomparisse nel nulla, eppure fu tutto così inutile, io ero solo un povero illuso, uno sciocco sentimentale che sperava di trovare in se stesso le risposte all’esistenza. Singhiozzai più forte, prigioniero della mia anima, mossi me mani verso l’altro e coprendomi il volto presi a lacrimare copiosamente, lasciando che dalla mia gola provenissero suoni strozzati per dare libero sfogo alla mia frustrazione sin quando i sensi vennero meno a causa della stanchezza.
Non so esattamente quanto temo passò durante la mia prigionia, solamente ad un tratto potei percepire la calda presenza di qualcun altro accanto a me. Mi voltai di scatto in quella direzione e scorsi il suo volto addormentato così vicino al mio oda farmi quasi arrossire. Provai una profonda sensazione di tenerezza sebbene ne ignorassi il motivo e sorrisi appena. Eravamo davvero diversi, io così giovane, giapponese e con la pelle candida, lui invece proveniva da tutt’altro paese, la dove l’Astro splendeva con rabbia e vigore, aveva la pelle arsa dal Sole, gli occhi scuri ed il corpo segnato dalla battaglia, senz’altro aveva più anni di me ma non troppi perché un tempo si conoscevano prima le bellezze del mondo così come le sue insidie. Lo sapevo bene perché mio padre, essendo un archeologo, mi aveva spesso parlato degli usi e dei costumi delle civiltà che aveva sondato con la sua arte. Lui era un regalo, un semplice dono di mio padre, solo allora mi chiesi se ne fosse o meno cosciente.
Non era la prima volta che mi guardavo tanto attorno in quelle stanze dell’anima, non sapevo proprio spiegarmi come mai la mia prigionia doveva essere in un posto tanto brutto, sapeva terribilmente d’antico e chissà, forse aveva a che vedere con quell’individuo steso al suolo ed assopito con aria stanca.
Probabilmente il mio corpo stava dormendo e lui era comparso li, accanto a me come testimonianza del fatto che non potevo essere solo. Ignoravo tutto ciò che accadeva all’esterno di quell’utopia ma non avrei mai desiderato riprendere il controllo di me in quel momento poiché ora lui sembrava fragile al mio stesso livello. Allungai una mano nella sua direzione, carezzai appena il suo volto e sorrisi a me stesso mentre non si muoveva, forse troppo stanco per prendere coscienza. Improvvisamente anche la sua mano saettò nel buio, afferrò il mio polso prima che il suo proprietario si puntellasse su di un gomito per osservarmi in volto, era nuovamente guardingo e stranamente desto. Non avrei mai immaginato che nell’arco di una così breve frazione di secondo un essere potesse prendere coscienza delle proprie azioni con cotanta convinzione.

“Cosa c’è?”

Domandò con aria irritata, sembrava quasi che solo parlando mi stesse facendo un favore, qualcosa che non avevo percepito da subito quando mi si era presentato dinnanzi allo specchio quello che doveva essere il giorno precedente. Non seppi rispondere se non con il mio sguardo, non avevo intensione che dicesse o facesse niente, semplicemente mi bastava osservarlo nell’oscurità, eppure quella mia mano curiosa aveva osato stranamente tanto.
Lui era qualcuno, la mia parte oscura, la mia parte, semplicemente me. Socchiusi gli occhi avvicinandomi a lui, abbracciandolo quasi come se sfidassi la morte con il sorriso, consapevole del fatto non era detto che avrebbe accettato il mio gesto come tale, eppure non reagì. Non rispose a quel contatto ne se ne liberò malamente, attese solo che finissi di comportarmi a quel modo prima di parlare nuovamente.

“Vorresti dirmi che ti faccio in qualche modo pena malgrado tu non conosca neppure il mio nome?!”

“Ma io conosco il tuo nome.”

Mormorai vicino al suo collo prima di chiudere gli occhi.

“Bakura, tu sei Bakura.”



 
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VOTO: (2 voti, 4 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 4 commenti
kioccolat - Voto: 06/08/13 02:07
Bellissimo! Complimenti davvero! Mi è piaciuto davvero tanto!! Anche io adoro Bakura e Ryou ma purtroppo nè nell'anime nè nel manga si sono mai parlati...ho sempre considerato Ryou il più sfigato fra gli Hikari perchè è quello posseduto più tempo...ma fortunato allo stesso tempo perchè ha Bakura >.>...davvero complimenti!
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kappamak 17/10/11 20:18
Non c'è di che ^_^ adoror anch'io Bakura, in un certo senso, sia buono e carino che perfido e smaliziato... Mah, sarà il fascino dei cattivoni XD
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ita-rb 29/07/10 19:33
Grazie infinite ^^
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kappamak - Voto: 12/07/10 15:22
Giuro, mi sono messa a piangere come una cretina!! E' veramente sentito questo testo, mi è piaciuto molto! ^_____^
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