DI VECCHI AMICI E NUOVI NEMICI - Capitolo 1° -
Prima di salire, Naruto lasciò scorrere lo sguardo su tutto il mezzo che avrebbe portato lui e tutti i suoi compagni verso il loro prossimo futuro; con sicurezza, si ritrovò a stabilire che il pullman in questione era un vecchio pullman di linea riadattato allo scopo: qua e là, la vecchia vernice color oliva appariva scrostata e arrugginita, e nel complesso dava un idea di decadente, come il vecchio conducente dai denti anneriti dal tabacco, che non perse occasione di squadrarli dall'alto in basso fin dal loro arrivo, etichettandoli all'istante come "delinquenti".
Ma lui e tutti gli altri erano fin troppo abituati ad un trattamento del genere, così si limitarono a ricambiare l'ostilità con una neutrale antipatia al momento di salire sul mezzo di trasporto.
Con loro sorpresa, si accorsero di non essere gli unici viaggiatori, infatti qui e là, seduti sui vecchi seggiolini di plastica dura, si notavano diverse facce, alcune sconosciute, altre fin troppo conosciute...
"Shino!"
Con un misto di rabbia e sorpresa, Kiba spinse da parte con foga Naruto, piazzandosi di fronte all'ex-compagno e attuale traditore, che leggermente spaventato si ritrasse sul sedile, forse timoroso di contrarre la rabbia dal Cane Rosso
"...Kiba"
Sentire il suo nome pronunciato da lui fece scattare qualcosa nella testa del castano, che portò il destro dietro la spalla; ma Choji fu più veloce, ed era anche più robusto, così riuscì a trattenerlo senza difficoltà. Ignorando gli sguardi curiosi dei presenti, fu Sasuke a prendere la parola
"Che ci fai qui, bastardo?" scandì, poggiando il piede sul sedile di fianco al ragazzo per squadrarlo meglio da vicino
"Io... io ecco: mi sono arruolato" completò a fatica, tormentando le maniche del cappottino lacero che indossava sempre
"Ti hanno beccato e hai deciso di scontare la pena in guerra?" inarcò il sopracciglio sorpreso il Falco; ma stavolta fu il turno di Shino di guardarlo sconcertato
"Eh? No... no. Come ho detto. Mi sono arruolato, l'ho deciso io... non sapevo questa cosa, davvero vi hanno liberato per combattere?" chiese timoroso, ma nessuno gli rispose. D'altronde erano stati arrestati proprio a causa sua, quindi poteva tranquillamente trarre le conclusioni da solo "Io... avevo paura di quello, di quello sbirro. E poi... mi vergognavo. Di me stesso. Voglio tornare, voglio tornare quello che ero" completò chinando la testa per poi tremare leggermente, a causa della tensione e dei primi effetti dell'astinenza, ma quelle poche parole sembravano averlo scaricato di parte del lordume che si portava appresso.
I ragazzi si scambiarono occhiate cariche di significato sottinteso, chiedendo implicitamente ciascuno all'altro cosa fare, ma quello che per primo si risolse fu Kiba: alzandosi dal sedile sul quale era stato scaraventato, si chinò per fissare Shino negli occhi con serietà
"Sarà lunga. E dura" mormorò con la voce carica d'intensità: implicitamente, Shino stava chiedendo perdono e aiuto, lo aveva capito, ma non si poteva passare un colpo di spugna come se niente fosse stato.A causa sua, tutti loro avevano perso qualcuno, avevano rischiato la vita, erano stati rinchiusi anche se per poco in una fetida cella, con il rischio di dover fronteggiare secondini e detenuti più anziani. Con le sue parole, Kiba non intendeva che solo ritrovare sè stesso sarebbe stato duro, ma anche ottenere il loro perdono ed essere accettato come compagno.
Shino pareva non aspettarsi niente di meglio, così annuì docile, seguendo con lo sguardo il suo vecchio amico che andava a cercare posto in fondo al veicolo; forse, se avesse potuto guardare oltre la sua testa, avrebbe scorto la palpebra del ragazzo che tremava leggermente, ma per una volta, forse, non era collera, ma qualcosa di simile ala commozione.
Nel frattempo, Shikamaru aveva trovato posto, anzi, posti: ora stava sdraiato su due sedili, la schiena appoggiata ai finestrini ed un'aria soddisfatta come fosse stato sdraiato su di un letto matrimoniale; Neji era appena dietro di lui, seduto di fianco a Gaara: con il Cervo davanti e il rosso al fianco, era relativamente certo di fare un viaggio tranquillo ancorché scomodo.
Il capo dei Sand invece aveva deciso di sedersi lì dietro per mettere una pietra sopra con Shikamaru sulla faccenda della sorella, nel senso di mettere una pietra sopra Shikamaru e possibilmente seppellircelo; il resto non gli interessava molto, aveva seguito Naruto perché era uno dei pochi amici che aveva e perché si annoiava in carcere. Almeno si prospettavano giornate interessanti, dal suo punto di vista, così aveva deciso di approfittare dell'offerta del Generale Jiraya che da quanto aveva capito era in qualche modo imparentato con il biondino.
Anche Temari aveva accettato di scontare così la pena, ma era stata destinata ad un altro campo, mentre Kankuro aveva deciso di restare in carcere: se ci fosse stata un'altra chiamata, forse ne avrebbe approfittato, ma accettare adesso sarebbe stato quasi un suicidio.
Sasuke era capitato con Choji, che miracolosamente pareva essere della taglia giusta del sedile o quasi, mentre Naruto restava in piedi, parlando con un pò tutti, finché con uno scarto deciso del volante l'autista gli segnalò che magari fosse il caso di sedersi e non rompere le scatole che non erano in gita domenicale.
Prendendo posto, si ritrovò al fianco di un buffo ragazzo dagli scuri capelli a scodella, lisci, gli occhi incredibilmente tondi e fissi; ma quello che era più inquietante erano le sue enormi e vaste sopracciglia!
Diffidente, il sopracciglione lo fissava con sospetto, finché Naruto decise di ricorrere alla sua arma brevettata: sorridendo, tese la sua mano al giovane, che parve rilassarsi all'istante
"Naruto Uzumaki"
"Edward Lee, per gli amici Rock Lee, piacere mio"
Nonostante l'aspetto buffo, Naruto decise all'istante che quel tipo gli ispirava simpatia
"Come mai anche tu in mezzo a noi? Che hai combinato di bello?"
"Prego?"
"Ma si... insomma: perché sei finito dentro? Spaccio, rapina... omicidio... che so..."
"Stupro!" Si intromise Kiba "La faccia da maniaco ce l'ha!"
"Ma che stupro e stupro!" insorse il moretto, ormai rosso e indignato "Non sono un galeotto, sono un panettiere! Mi sono arruolato di mia spontanea volontà, su consiglio di un poliziotto che mi ha visto rincorrere un rapinatore e recuperare il frutto di una rapina ai nostri danni!" concluse fiero e con orgoglio, mentre Naruto e Kiba si scambiavano occhiatine divertite dovute al modo "antico" di parlare del ragazzo
"Voi piuttosto! Deduco che avete avuto a che fare con la giustizia, o sbaglio?"
Con noncuranza divertita, il biondo sventolò la mano "Toglici stupro e omicidio: il resto lo abbiamo fatto tutto" ghignò, all'espressione quasi scandalizzata dell'altro "Ma abbiamo deciso di redimerci e ritrovare la retta via, tornare ad essere onesti cittadini versando il nostro sangue come pegno" continuò melodrammaticamente la Volpe, imitando i modi aulici dell'altro, che tuttavia sembrò apprezzare
"Questo vi fa onore" approvò mostrando loro il pollice alzato "E' evidente che la forza della giovinezza scorre potente in voi!" declamò, scatenando l'ilarità generale.
"Ma guarda te" borbottò acidamente l'autista, fissando dallo specchietto retrovisore quello che stava succedendo alle sue spalle "Questi pensano di andare a divertirsi"
"Suvvia... lasciamo che ridano. Di tempo per piangere ce ne sarà fin troppo" commentò conciliante Kakashi, senza interrompere la sua lettura ma sorridendo leggermente sotto la maschera
"Si piange da fin troppo tempo" convenne l'altro "Ci sarà mai fine? Ormai la terra del fuoco è zuppa di sangue e lacrime"
"Lo so, ma chissà? Magari proprio questa manica di giovani sarà l'artefice della nostra vittoria e forse, della pace. Sono destinati al campo sette." completò l'argenteo, in risposta all'occhiata sorpresa del vecchio
"Al sette? Non resisteranno un giorno. Ibiki gli spezzerà le ossa e ci si pulirà i denti. Pah!" sputò un tocco di tabacco fuori il finestrino.
"Chi vivrà vedrà." tagliò corto il giovane, tornando a immergersi nel suo passatempo. E tacque.
Poco a poco, l'allegria iniziale scemò, cedendo il passo a un silenzio neutro: ognuno dei giovani futuri soldati aveva il capo chino, immerso nei propri pensieri, o svogliatamente rivolto verso i finestrini, guardando senza in realtà vedere le zone aride che con calma si trasformavano in ampie distese di verde e di colline: laggiù non arrivava il veleno condensato della città, la sua polvere e i suoi liquami e per pochi istanti si poteva fingere di trovarsi in un epoca più remota, di essere diretti nel tranquillo paesello di campagna, con il suo bravo medico condotto e la figlia del sacerdote locale da sedurre, come in quei vecchi film.
Le severe reti d'acciaio che circondavano il campo d'addestramento però riportarono i giovani con i piedi per terra; alte e corredate di filo spinato, si facevano sentire a modo loro, un memento della onnipresenza della guerra sotto forma di grigio e freddo acciaio, qua e là corroso dalla ruggine e rappezzato in maniera provvisoria. Non ci furono commenti, non appena il pullman terminò il suo viaggio al centro dell'ampio campo, i ragazzi si alzarono silenziosi, seguendo in fila l'ufficiale orbo che li conduceva; per una sorta d'istinto, gli ormai ex Sprouts scesero insieme, a dimostrare che ovunque e comunque loro c'erano e niente e nessuno avrebbe sfondato quel fronte.
Ad attenderli, due uomini e una donna, ritti in piedi al centro della piazzetta di terra battuta e indifferenti al sole che picchiava; uno degli uomini, quello a destra, aveva regolari scarponi e pantaloni grigio mimetici, ma indossava una semplice canotta, assieme a delle bende che coprivano la metà inferiore del volto; lo sguardo serio e intenso, la sua snella robustezza, tutto l'insieme dava l'idea di una sbarra d'acciaio; la donna a sinistra indossava un completo che lì per lì poteva sembrare fuori luogo: gli short cortissimi, un lungo cappotto leggero e soprattutto la sottile maglia di rete senza biancheria davano l'impressione di una prostituta al seguito dell'esercito, eppure il sorrisino che aveva fatto alla loro vista lasciava presagire che forse era ancora più temibile del primo.
L'altro uomo, quello al centro, per contrasto dava un idea di tranquillità, sembrava semplicemente "militare" e non un potenziale psicopatico come gli altri: era vestito con il regolamentare completo grigio scuro, con tanto di mostrine e gradi; l'unica concessione all'eccentricità era una bandana di stoffa scura, che comunque lasciava indovinare il cranio rasato.
Senza badare a loro, ma con pochi gesti, Kakashi fece disporre i ragazzi in fila uno di fianco all'altro e tutti di fronte ai tre che palesemente dovevano essere i loro istruttori, per poi andarsi a piazzare di fianco alla ragazza
"Sono tutti tuoi, Ibiki-san" mormorò scherzosamente, mentre l'altro annuiva con un sobrio cenno del capo.
Le mani incrociate dietro la schiena, prese a percorrere su e giù, senza fretta, la lunga fila di giovani, prendendo mentalmente nota di ognuno e cercando una sommaria risposta alla domanda: "è adatto a fare il soldato?". Erano anni che lo faceva e i casi in cui si era sbagliato si contavano su una mano; ora però si ritrovava con una manica di delinquenti da raddrizzare e indirizzare verso il fronte con tanto di sigillo di garanzia "Campo Sette" e la novità della sfida lo intrigava, come non succedeva dai tempi del leggendario Team U.H.N..
"Bene signorine!" tuonò con voce stentorea, quando si reputò soddisfatto dell'esame "Benvenuti al Campo d'Addestramento numero Sette! Il mio nome è Sergente Istruttore Morino, ma voi mi chiamerete Sergente! Inizierete e concluderete ogni frase con "Signore", mi sono spiegato?!"
"Signore, signorsi signore" esclamarono in coro le reclute
"Non vi sento! Tirate fuori le palle e la voce, se le avete!"
"SIGNORE, SIGNORSì SIGNORE!"
"... è arrivato Rambo, uhn" ridacchiò qualcuno a bassa voce; purtroppo, nel silenzio che seguì la risposta, fu perfettamente udibile.
A passo sostenuto, il sergente si fermò davanti a un biondino dai capelli lunghi, quasi androgino nell'aspetto forse un pò troppo delicato
"Ti faccio ridere, soldato?" masticò con fredda rabbia "Perché non fai ridere anche me, dai?"
Prima ancora che il ragazzo potesse semplicemente pensare di rispondere, si ritrovò a terra a respirare nella polvere: quella che gli era sembrata una cannonata era stato in realtà un semplice pugno alla bocca dello stomaco; per un attimo, si ritrovò confusamente a pensare che quel vecchio bastardo avesse un maglio d'acciaio nel guanto.
Morino sollevò lo sguardo per fissare il resto del gruppo e accertarsi che avessero imparato la lezione, poi fece un cenno all'uomo allampanato
"Sei ore di fossa. Vediamo se gli passa la voglia di ridere." sibilò, prima di tornare a rivolgersi agli altri "Spero sia chiaro signori. Qui non si ride. Qui non si piange. Qui si impara a uccidere o a essere uccisi. E basta"
Soddisfatto, riprese a camminare
"Quando mi avevano detto che avrei dovuto addestrare dei criminali e dei delinquenti e farne soldati, sono stato contento: non mi aspettavo molto, ma mi auguravo di ricevere uomini. Invece, vedo che mi hanno rifilato lo scarto del barile, mocciosi che tra un anno a questa parte saranno da qualche parte nel mondo ad ingrassare i vermi. Tu, biondino!" abbaiò rivolto a Naruto "Tagliati quegli orrendi capelli, prima che ti strappi le palle e ti scaraventi su un marciapiede! Tu, sta dritto! Vuoi che ti ficchi una mazza di scopa su per il culo?" stavolta ad essere minacciato era Shikamaru, che prontamente abbandonò la postura rilassata per una più consona.
"Tu invece? Cosa saresti, una specie di artista pervertito?"
"Si signore!"
"Bene, signori, guardate un pò e prendete esempio dal soldato Mozzarella: il capo ha sempre ragione, diamo sempre ragione al capo, non è così ragazzo mio?" sorrise, prima di tornare all'espressione di prima e atterrare il povero Sai con un cazzotto in testa
"Chi cazzo pensi di prendere in giro, eh? Mi vuoi prendere per il culo, recluta?"
"Signore!"
Naruto avanzò di un passo rompendo la fila "Signore, Sai è davvero un pittore, non aveva intenzione di prenderla in giro!"
Le sue parole riuscirono a distogliere l'istruttore dall'infierire sul povero Sai, ma quello che non aveva messo in conto era che adesso se lo ritrovava lui a mezzo centimetro dal suo naso
"Ti ho forse dato il permesso di parlare, soldato?" sibilò con voce mortifera
"No signore ma..."
"ALLORA PERCHè CAZZO PARLI! QUI VOI NON CONTATE UN CAZZO! IO PARLO, VOI ASCOLTATE! IO COMANDO,VOI OBBEDITE! SONO-STATO CHIARO?!"
"S...signorsi!"
"NON TI SENTO!" urlò come un ossesso
"SIGNORSì SIGNORE!"
"Bene! Ora che abbiamo messo in chiaro le cose e come premio per l'insubordinazione dieci giri di campo. Tutti quanti! E ringraziate il soldato Margheritina per il gentile gesto! Per la cronaca: il perimetro del campo principale sono quattro chilometri, vedete di alzare le chiappe se stasera volete cenare!"
"Quattro per dieci..." cominciò a sudare freddo Choji
"... sono quaranta chilometri" completò Shikamaru, sconvolto. Probabilmente non faceva quella distanza in un anno intero!
"Choji, per favore: sparami"
"Sei impazzito?... e dopo a me chi mi spara?" replicò grugnendo l'altro, incominciando a inseguire il gruppetto che aveva cominciato quella maratona fuori programma.
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sui91
malandrino-ninja - Voto:
E ora la licenza in città per due giorni, qua la vedo male: dieci a uno che si metteranno nei guai! Alla prossima
yameta62 - Voto:
yameta62 - Voto:
Complimenti, compare. Mi spiace solo per Chouji.
malandrino-ninja - Voto:
Alla prossima
yameta62 - Voto:
Bel racconto.. ora vediamo come continua!
malandrino-ninja - Voto:
yameta62 - Voto:
malandrino-ninja - Voto:
Hanabi è proprio una tipa tosta e frizzante, è lei la fidanzata di Gaara allora... Inoltre è stata carina la scena di riappacificazione delle due sorelle ç_ç
Alla prossima
grano89 - Voto:
...continua nelle pagine numero:
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