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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Kuroshitsuji
Titolo Fanfic: BAD ROMANCE
Genere: Sentimentale, Erotico
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: One Shot, Yaoi
Autore: kim91 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 17/02/2010 22:51:21

Ambientata in un momento vuoto (creato) prima del ballo in cui Ciel si traveste da ragazza.Cosa può accadere se ci si fa vestire da Sebastian?SebxCiel
 
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CAPITOLO UNICO
- Capitolo 1° -

<Tutti i personaggi sono maggiorenni, i fatti narrati e i personaggi non esistiti o esistenti. I caratteri appartengono a Yana Toboso (magari fossero miei! *ç*) e non vengono utilizzati a scopo di lucro> Buona lettura! Anche se in ritardo, buon San Valentino! <3



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Era quel momento in cui il sole guarda a levante, tingendo d’ocra e rosa il groviglio di nembostrati e cumuli che cavalcavano l’arcata celeste del cielo.
Una visione rilassante per chiunque levasse i propri occhi verso la grande stella, ma non per lui… No, non per il giovane Ciel Phantomhive.
Cosa ci trovassero di bello ed artistico in quell’insieme di ghiaccio e nubi tinto di un triste color giallognolo, proprio non lo capiva; per lui erano solo mere nuvole da osservare quando doveva riposare la vista dalle molteplici risme di fogli che ogni giorno arrivavano, puntali, sulla sua scrivania, richiedendo la sua totale attenzione.
Ma c’era un motivo se guardava quelle nuvole, e non perché ne fosse affascinato.
Prese in mano una lunga pergamena con scritti nomi, date, luoghi, ore, fatti, e subito dopo la gettò con svogliatezza in mezzo alle altre carte che si erano accumulate in quegli ultimi giorni.

-In qualsiasi modo io le guardi, non ci sono errori. Dannazione!-

Sbatté forte il pugno sulla scrivania in faggio raffinatamente intagliato.
La vista dell’unico occhio visibile era assottigliata dalla nervosa rabbia che lo divorava.
Com’era possibile, si chiedeva da ormai tre lunghissimi giorni, che lui, Ciel Phantomhive, potesse, un giorno, cadere tanto in basso?
Sì, certo… Era comunque il cane della gloriosa Regina d’Inghilterra, ma questo non significava certo arrivare ai termini più “estremi” per risolvere un caso che alla Regina stava assai a cuore.

-…qualunque mezzo debba usare…-

Sia maledetto per aver solo pronunciato quelle quattro parole.
Non pensava di potersene pentire in modo così amaro.
Non era semplicemente qualcosa di altamente spiacevole e, lo immaginava, assai doloroso, ma soprattutto sarebbe stato terribilmente umiliante per lui, il giovane Conte Phantomhive!
Era assolutamente inaccettabile!

-Sebastian…-
-Mi ha chiamato, bocchan?- chiese il maggiordomo entrando nella stanza.
-Sì... Portami del tea, e che sia caldo… anzi no, bollente!- disse con una nota di stizza nella giovine voce.
-Ne è sicuro? C’è qualcosa che la turba, signorino?- domandò facendo comparire una leggera curvatura sulle labbra fine.
-Qualcosa che mi turba? Non scherziamo… Semmai se c’è qualcosa che mi urta!- sbottò.
-Si tratta nuovamente dell’ultimo caso? Non mi sembrava così difficile, infondo. Dopo aver accuratamente stilato una lista di possibili sospettati, non vedo di cos’altro preoccuparsi, signorino. Dopotutto, si è riscontrato un nome comune a tutte le ricerche effettuate in merito, inoltre avremo l’opportunità di scoprire se è veramente lui, il colpevole.- asserì serafico.
-Tsk… Ma di certo non intendevo in questo modo, scoprire la vera identità di “Jack the Ripper”!-
-Ma signorino… è stato lei a dire~ -
-Sì, sì, lo so cos’ho detto! Se non fossero state quelle dannate quattro parole…-

Sul volto pacifico del maggiordomo si affacciò un largo sorriso a labbra serrate. Questo nervosismo del suo padroncino lo deliziava: arrabbiarsi per simili sciocchezze, per cose che lui, dopotutto, avrebbe trovato estremamente divertenti già di per sé, ma che vederle sul suo bocchan, le rendevano assurdamente esilaranti!

-Beh, ormai signorino, non può che accettare la situazione. Entro domani sera sarà tutto finito-
-Nascondi male la tua soddisfazione a questo proposito…- disse osservandolo mentre aveva ancora il sorriso dipinto sulle labbra.
-La prego di perdonare l’insolenza, signorino, non intendevo mancarle di rispetto,ma se posso pronunciarmi…-
-Avanti, che dai da dire?- disse inespressivo, sedendo sulla sedia in legno imbottita di chintz, posando il viso sul dorso della mano il cui braccio posava sulla scrivania.
-Ritengo che sopprimere questa strategia ideata con dedizione da parte di Madame possa essere ritenuta una sfrontatezza verso di lei, in più, dato il carattere dell’uomo che riteniamo essere il temibile assassino, questo schema sembra essere il più attinente alla nostra situazione.-
-Significa che non ti sforzerai nemmeno di provare a idearne uno migliore?- chiese il giovane conte.

Il sorriso sul volto del maggiordomo non svanì neppure a quella richiesta. Si divertiva fin troppo a vedere quell’anima, sporca e linda allo stesso tempo, vibrare suscettibile e imbarazzata; sono cose, queste, si disse, che non accadono tutti i giorni, e dunque è preferibile non perderne l’occasione.

-Come immaginavo… ti diverti troppo. Lo farò solo per non fare un torto a mia zia, solo ed unicamente per questo.-
-Lo immaginavo. Tra poco le porterò il tea, nel frattempo la prego di attendermi nella living room per la lezione di portamento, bocchan…-
-D’accordo…-

Gli occhi del giovane conte cominciarono a vagare per la stanza, le tende in velluto, il tappeto indiano, i libri antichi sugli scaffali, nonché, vicino alla sua scrivania, cinque pacchetti dai colori sgargianti, finemente incartati, che avevano tutta l’aria, per Ciel, di avere al suo interno qualcosa di molto comparabile a delle bombe a mano a cui è stata tolta la spoletta.
Non aveva ancora osato aprirle, non un solo fiocco della confezione era stato sciolto o mosso.
Dio solo sapeva cosa diavolo le avesse recapitato con tanta urgenza il maggiordomo di sua zia!
E già gli sorge l’allergia al solo pensiero dei gusti di lei in quanto a vestiti, scarpe, e tutti quegli aggeggi che andavano tra capo e collo.
Perché, ebbene sì, in quei pacchi non poteva che esserci altro se non quelle cose!
Si alzò di malavoglia dalla poltrona, e si diresse al salotto, dove lo attendeva un altro estenuante pomeriggio di lezione su “come si deve comportare una ojousama”.


Il pomeriggio passò in modo estremamente lento, dato che il suo “tutore” personale di portamento, buone maniere e tutto quello che concerne l’essere una signorina nobile e rispettata, passava la maggiore del tempo a guardarlo sorridendo in quel modo che solo lui sapeva fare, mettendo al giovane conte quella sensazione di insofferenza sulla pelle per ogni volta che gli diceva: -Più grazia, signorino-.
Ma di certo la parte peggiore della giornata sarebbe avvenuta all’ora dell’imbrunire.

-Questa sera dovremo provare il vestito, bocchan…nel caso sia una misura diversa dalla vostra, e dunque possiamo avere il tempo per cambiarla l’indomani.- affermò allegramente, quel demone di maggiordomo, posando la mano sul cuore, mostrando un inchino reverenziale.
-… ti stai sbilanciando un po’ troppo, Sebastian…-
-La prego di scusarmi, signorino.- disse tenendo gli occhi sul pavimento in ceramica smaltata.

Il giovane Phantomhive sbuffò sonoramente prima di dirigersi verso la sala da pranzo.

-Dì a Bard che per stasera… Lasci i fornelli a qualcuno di più competente.-

Il maggiordomo rispose con un frivolo –Certamente…- accompagnato da quello che era, Ciel stesso aveva notato, un sorriso dei più maligni che avesse mai visto sul pallido volto del demone.


La cena preparata con cura da Sebastian era, come sempre, impeccabile sia in gusto che in presentazione. Cercò così, il giovane conte, di sviare la sua attenzione su quello che l’avrebbe aspettato la sera, sotto il controllo rigido e obbiettante del maggiordomo.
Finì con estrema lentezza la cena, sperando in un trascorrere velocizzato del tempo; purtroppo si accorse che erano solamente le sette di sera, e il perfido demone aveva tutto il tempo per godere della sconfitta morale del giovane Ciel.

-Andiamo, Sebastian… Prima finiamo, meglio è!- sentenziò alzandosi dalla tavola.
-Certamente…-

Arrivarono alla stanza da letto del conte, illuminata fiocamente da una lampada ad incandescenza; Ciel prese sedere sul letto, accavallando le gambe e incrociando le braccia in attesa dell’arrivo del maggiordomo con i funesti pacchetti chiassosi.
Una volta in stanza, Sebastian li posò su di una sedia e uno dopo l’altro cominciò a scartarli.
Ciel rimase allibito dai contenuti: un paio di scarpe con un tacco fino e alto, un cappello rosa guarnito con rose finte dello stesso colore, un lungo e sontuoso vestito rosa-bianco di seta e cotone pregiato, impreziosito da un fiocco nero a righe bianche, con bordi neri decorati in merletti a filet su ogni angolo del tessuto, ovunque cadesse il suo occhio!
Era una vestito certamente stupendo ed elegantissimo, che meritava di essere apprezzato, ma l’occhio critico del giovane venne sviato da qualcosa di maggiormente inquietante: un corsetto color panna, dal quale si intravedevano rigide stecche e lunghi lacci.
Al giovane Ciel scorse un brivido freddo per la schiena alla sola idea di mettere quel affare.
E gli occhi del demone non erano affatto incoraggianti! (sembrava guardare il corsetto con un aria di sadismo incontrollato!)
Vide, inoltre, qualche paio di lunghe calze, dei guanti che arrivavano alla spalla e una parrucca del colore dei suoi capelli nero antracite.
Il terrore lo colse maggiormente nello stesso momento in cui il suo maggiordomo gli disse di avvicinarsi per guardare se ad occhio il vestito calzava.

-Si avvicini, bocchan… Non ci metteremo molto tempo.- disse con un sorriso compiaciuto.
-Vedi di metterci il meno tempo possibile, Sebastian…- lo rimproverò stizzito il giovane.
-Cercherò di fare del mio meglio.-

Con l’abilità e la precisione di un sarto, passò ad estrarre dalle asole ogni bottone della giacca verde che indossava, sfilandola delicatamente posandola sul letto.
Le sue mani inguantate passarono poi a togliere la camicia, bottone dopo bottone, con movimenti che sembravano un rituale, lentamente prese il colletto della stessa e lo fece scivolare verso le spalle, in movimenti sempre più calmi, lunghi, sfiorando la pelle nuda sotto il tocco magistrale. Un brivido percorse la pelle che veniva privata del suo scudo di seta e merletti, lasciando un insolito calore al livello dello stomaco. Una sensazione davvero strana, pensò il giovane conte, che continuava a seguire i gesti cerimoniali di svestizione.
Levata anche la camicia e adagiatala sul letto, il maggiordomo passò a togliere i calzoncini del suo padrone; Ciel, improvvisamente, si ritrasse stizzito nel momento in cui osservò il demone, genuflesso per arrivare ai suoi calzoni, nell’atto dello staccare il bottone dalla sua apertura: sentì le guance inspiegabilmente avvampare di calore.
Rendendosi conto dell’accaduto, si girò dal lato opposto a Sebastian, mettendo mano al bottone che con difficoltà (le mani gli tremavano nervosamente) tolse dall’asola. Sul volto del maggiordomo sorse un espressione sbigottita, quasi incredula: che il suo padroncino fosse imbarazzato dall’accaduto, lo capiva, ma non si spiegava perché, dopo tante volte che il maggiordomo svestiva e vestiva il giovane conte, proprio quella sera, Ciel si era ritratto dalle sue quotidiane cure.
Sfoderò immediatamente uno dei suoi soliti sorrisi a labbra strette, osservando il suo padroncino che sfilava malamente e con irritazione i pantaloncini di tessuto verde.

Una volta tolti i calzoni, Ciel tornò dinanzi al suo maggiordomo.
Ciel, notò il demone, aveva un aspetto e un espressione decisamente deliziosa: le guance imporporate dall’imbarazzo, le labbra rosee piene incurvate in un broncio infantile, il viso e la postura irrigiditi e fieri, nel loro mostrare alla luce fioca della stanza il pallore niveo della pelle del signorino… Davvero uno spettacolo allettante!

Senza pensarci due volte, il maggiordomo inforcò il corsetto, lo allargò un poco e lo fece passare per la testa del conte, senza mancare di sfiorare quella pelle candida e morbida.
Avvertì sotto il suo tocco la reazione incondizionata della pelle del giovane, che a ogni sfioramento della sua mano, si ritraeva scossa da brividi, e le guance si coloravano di un rosa acceso.
Una volta infilato, passò a stringerlo ed allacciarlo sulla schiena.
Ciel sentì il suo stomaco brontolare di una sensazione mai provata; era forse riluttanza, oppure era una voglia melensa che le mani del suo demone sfiorassero ancora ed ancora la sua pelle?
Sebastian girò per le spalle il giovane, in modo che gli rivolgesse la schiena, in seguito fece passare i polpastrelli delle mani dalle spalle ai lacci del corsetto, vedendo così Ciel gettare lievemente la testa all’indietro per il piacere che gli aveva procurato quel gesto.
Il maggiordomo prese poi i lacci color panna del corsetto e con un movimento secco lo strinse alla vita del giovane. A Ciel sfuggì un rantolo che, per non essere scambiato per altro, si affrettò a fargli seguire un rimprovero per le “indecenti maniere” del suo maggiordomo.

-La prego di scusarmi, bocchan, ma in questo modo avremmo fatto prima.- disse bellamente il demone.
-Maledetto…- borbottò fra i denti il giovane.

Una volta finito con il corsetto, Sebastian prese il lungo vestito rosa e lo fece indossare al suo padrone. Una volta allacciato, guardò da distante il giovane Conte: non c’era che dire, pensò il demone osservandolo, quel vestito gli calzava alla perfezione, talmente bene da poter ammaliare non solo il Visconte Druitt, ma anche il suo stesso animo malizioso di demone tentatore.
Già… perché quel ragazzino, dall’anima così appetitosa e dal corpo fanciullesco altrettanto stuzzicante, faceva venir voglia al maggiordomo di potersi distrarre, ora che era così agghindato, con non solo quell’anima infantile macchiata di disgrazie, quanto anche con il suo corpo da giovane adolescente. Ed era come se quello stesso corpo gli stesse solleticando l’olfatto con il suo profumo di pesche e albicocche, tanto da renderlo irresistibile ad ogni senso.
Sebastian fece sedere Ciel sul letto, si inchinò ai suoi piedi prendendo le lunghe calze grigie e cominciando a infilarne lentamente una nella gamba del giovane, sfiorando la pelle nuda del ragazzo per quanto gli fosse possibile.
Nel momento in cui venne infilata la seconda, Ciel fece un azione che lasciò il maggiordomo scosso ma ancor più deliziato, portando la gamba già calzata a posarsi sulla spalla del demone, facendo in modo che il viso dell’uomo si trovasse in mezzo alle sue gambe.
Un ghigno di piacere si allargò sulle labbra pallide di Sebastian. Accettò quella posizione come un invito sregolato a fare ben altro che a mettere un paio di calze. Finito di infilare fino alla coscia anche la seconda, colse l’occasione di sfiorare malamente l’inguine del ragazzo, gesto che lasciò il giovane leggermente sbigottito, e ancor più imbarazzato.
Che Sebastian avesse capito il valore dei suoi gesti? Che avesse capito che quella sera, qualcosa stava irrimediabilmente cambiando?
Colto da un improvviso avvampo di calore nel suo basso ventre capì che il gesto, nonostante fosse estremamente pudico per un servitore, era piaciuto al suo corpo inesperto, e dunque lasciò correre in attesa di una nuova provocazione. Voleva capire a che gioco stava giocando.
Il demone si alzò in piedi porgendo la mano al suo padrone, alzandolo dal letto.
Lo osservò, con quel vestito in tono con il colore delle sue guance arrossate e delle labbra rosate.
Le parole del conte lo risvegliarono dalle sue fantasie in merito all’ultima parte del suo pensiero.

-Allora, va bene? Se è apposto possiamo benissimo toglierlo!-
-Certo, bocchan, ma non prima di avermi mostrato le cose che le ho insegnato oggi pomeriggio-
-Vorresti anche farmi fare una scenetta di prova?- chiese facendo un risolino irritato.
-Se questo servirà a rendere più sicuro il signorino…-
-No! Non ne ho assolutamente bisogno!- replicò innervosito, seguito da un minuto di aggravante silenzio.

-Se non sono indisponente, signorino, volevo sapere in che modo reagireste se, mentre è nel mezzo della sua indagine, il Visconte tentasse di avere un approccio –diretto- con lei, bocchan…-

E questa che insinuazione era? Come si permetteva?

-Tu… come ti permetti?-
-Ci pensi, signorino… Da quello che sappiamo a proposito del Visconte, non parrebbe una cosa inaspettata quella che tenti di baciare –o peggio- una dama. Dunque lei, spero, sarà pronto a una tale eventualità, poiché ritengo formalmente che un suo diniego ad una proposta tanto frivola, possa compromettere l’esito dell’indagine.- spiegò il demone, senza in alcun modo occultare il sorriso che gli piegava abbondantemente le labbra.

A quel punto il viso di Ciel si tramutò in un misto di imbarazzo e vergogna, tanto da fargli voltare il viso di lato.

-Cielo, cielo… Come immaginavo. Lei non ha mai baciato?- chiese con volto costernato.
-…N-no…- mormorò Ciel senza guardare il maggiordomo.
-Questo è un problema…-
-Non dire idiozie! E sentiamo, come dovrei risolverlo?– disse preso da un impeto di furia e imbarazzo.
-Beh, ci vorrebbe esperienza…-
-Che non ho!- soffiò incrociando le braccia al petto. Non capiva perché la scena gli sembrava così esilarante!
-Allora basterà farne.- sentenziò ghignando il maggiordomo.
-Certo… Andrò di ragazza in ragazza chiedendo ad ognuna~ -
-Però il Visconte non è di certo una donna!- appurò beatamente Sebastian.

Ciel capì che c’era qualcosa che non gli tornava in tutto quel discorso, e questo lo rendeva nervoso e desideroso di capire allo stesso tempo. Il suo maggiordomo stava girando attorno al discorso come un mulinello troppo ampio, e lui di certo non aveva tempo per i giri di parole inutili.

-Arriva al sodo, Sebastian…- ordinò con tono cupo e ansioso.
-Me…-
-C-come?- chiese sconcertato facendo formare alla bocca una muta ‘O’.

Aveva sentito male o aveva detto quello che lui aveva sentito per davvero?

-Usi me. Infondo, sono il suo fedele servitore. Come maggiordomo della famiglia Phantomhive, se non sapessi fare queste cose, cosa accadrebbe?-

Ciel rimase ancora maggiormente allibito. Sentiva quel brontolio allo stomaco farsi più forte, i battiti del cuore accelerare improvvisamente, il calore che saliva fino alle gote per poi scendere verso il basso. Con il turbinio di sensazioni nella mente, si avvicinò al maggiordomo che stava davanti al letto; con un impeto non suo, dettato da qualcosa come un attrazione inspiegabile, una ricerca della soddisfazione dei propri desideri, oppure era la pura pazzia che lo stava dominando, lo sospinse goffamente sul letto mettendosi, in modo ancor più impacciato, a cavalcioni sull’uomo.
In un misto di vergogna e imbarazzo, spostò le mani sul materasso ai lati della testa di Sebastian, si flesse verso il basso fino ad avere solo pochi centimetri fra i due visi.

Sebastian, forse colto da una vena di compassione, chiuse gli occhi, ormai vermigli, per permettere al suo padroncino di fare con calma nonostante l’attesa lo stesse divorando quanto la fame.
Ciel si mosse incerto verso le labbra fine e leggermente dischiuse di Sebastian; non sapeva se quello che stava per fare sarebbe stata una cosa buona o negativa.

-Ho venduto la mia anima al diavolo per una vendetta…non sarà di certo questo a impaurirmi-

Prese tutto il coraggio possibile in un respiro ad occhi serrati, si leccò pigramente le labbra per poi arrivare a sfiorare dolcemente quelle del demone.
Iniziò muovendo leggermente le proprie, come a voler intrappolare, contatto dopo contatto, quelle di Sebastian in tocchi lievi e fugaci.
Sentì le labbra del demone così dannatamente morbide che volle morderle delicatamente per sentirne la tenerezza, poi, anche Sebastian cominciò a rendere il bacio in un ritmo lento e misurato.
Ciel si staccò appena per lambire con le proprie labbra quello inferiore dell’uomo cominciando ad assaporarne il gusto dolce e ciliegino, passando poi a tormentarlo con piccoli morsi strascicati che, irrimediabilmente, si concludevano leccando lievemente le labbra torturate.
Il giovane sembrava non potersi più controllare, quelle labbra così morbide, ogni volta che se ne separava di qualche centimetro sentiva nuovamente la voglia di prenderle e sentirle sulle proprie ancora e ancora.
Il demone, dal canto suo, aveva avvertito sulle sue quelle labbra piccole e timide, leggermente umide, come il dolce più succulento e delizioso della sua intera esistenza; nulla era comparabile a quelle labbra, ora leggermente arrossate dai morsi, che sapevano di zucchero e cioccolato fuso, calde, assurdamente squisite.

Ma quei capricciosi contatti e morsi non gli bastavano, voleva sentire il sapore della sua bocca, voleva giocare con quel ragazzino che di tutto mostrava l’erotismo senza realmente appartenerlo.
Con la lingua si insinuò lentamente fra le labbra dischiuse di Ciel, facendola avvolgere sensualmente con quella del suo signorino, creando un gioco di intrecci e rincorse.
Stanco di quella posizione, Sebastian rivoltò di fianco Ciel, potendo così meglio osservare il volto del giovane conte, ancora vestito da dama, sotto il suo stesso peso; era di una bellezza disarmante, l’occhio acquoso socchiuso, le gote rosse, le labbra dischiuse gonfie e vermiglie dalle quali uscivano respiri affannati per la mancanza di aria, le braccia intrecciate dietro al suo collo che lo spingevano nuovamente sulle sue labbra, senza diritti di replica.
Gli piaceva, il suo bocchan, più lo guardava e più la voglia i mangiarlo lo tormentava come ferro rovente sulla carne, così dolce e tenero…
Si staccò di malavoglia dalla bocca del signorino per afferrare con i denti il guanto della mano destra e sfilarlo, e dopo averlo gettato via, infilò una mano sotto il lungo vestito rosa afferrando le calze levandole con un gesto secco del braccio; passò con gesti lunghi e delicati sulla pelle vellutata di Ciel, percorrendola prima all’esterno, poi all’interno provocando al giovane un rantolo fra le labbra quando con le dita aveva toccato la linea tra la coscia e l’inguine.
Con la stessa lentezza ripercorse a ritroso l’arto, portando poi la mano a slacciare il voluminoso vestito.
Con delicatezza sfilò dalle spalle il tessuto merlettato, facendolo scendere fino alla vita.
Ora lo osservava, mentre compiva quei gesti, ed era come specchiarsi nelle acque più profonde del mare. Un sorriso malizioso non poté che sfiorargli le fini labbra lucenti.
Ciel, capendo le intenzioni del suo maggiordomo, non cercò di fermarlo. Questo gioco d’amore che stavano facendo, non era che all’inizio.
Prese con decisione, anche se impacciato, la cravatta nera, sciogliendone il nodo stretto, successivamente passò ai primi bottoni della camicia bianca, scostandola leggermente per mostrare il lungo collo diafano.
Facendo forza sui gomiti, il giovane si sporse verso il demone, sfiorando con le labbra gli zigomi alti, soffiando respiri affannati vicino all’orecchio leccandone poi la pelle del collo, lambendo con baci e morsi la carne soffice e calda, lasciando ad ogni morso e bacio i segni del suo passaggio (che sapeva non sarebbero rimasti).
Il maggiordomo lasciò campo libero al suo signorino fino a quando non arrivò a levare dalle proprie asole ulteriori bottoni.
Sfilò la restante parte del vestito gettandola poi a terra, lontano da quel luogo di passione.

-Ehi! Così si rovinerà!- lo rimproverò il giovane senza staccare le labbra dalla pelle nivea del demone.
-Non si preoccupi, signorino, si può sempre lavare…-

Afferrò con decisione una coscia del giovane conte, ribaltando nuovamente le posizioni.
Sfilò dalla mano sinistra il guanto bianco che nascondeva il marchio del loro contratto, lasciando libere le dita dalle unghie nero laccate di vagare indisturbate lungo tutta la lunghezza della coscia di Ciel, risalendo poi lungo i fianchi ancora intrappolati dal corsetto, fino ad arrivare al collo tenero e niveo in cui sentivano pulsare frenetiche le vene sotto la cute. Passò la mano sotto la benda liberando la vista all’occhio segnato dal pentacolo, poi lasciò che le dita si intrecciassero con i fili nero antracite dei capelli, per poi stringerli leggermente sulla parte bassa della nuca, spingendolo verso il basso a far combaciare le loro labbra in un nuovo e passionale bacio.
Il giovane conte continuò imperterrito a sbottonare lentamente la camicia del maggiordomo, seguita poi dai bottoni del frac nero, lasciando intravedere la pelle calda degli addominali scolpiti che sentiva contrarsi sotto i suoi polpastrelli, i quali viaggiavano leggeri toccando ogni centimetro di pelle esposta, ripassando più volte sui capezzoli turgidi.
Il demone approfittò della posizione per slacciare il corsetto e sfilarlo, gettandolo anch’esso per terra con il vestito.
Le labbra di Ciel si incurvarono in un sorriso compiaciuto: avrebbe dovuto lavare anche quello, pensò.
Il maggiordomo si disfò della giacca e della camicia velocemente per poi soffermarsi ad osservare estasiato il suo giovane bocchan, a cavalcioni su di lui, con le mani sul suo petto a tracciare arabeschi invisibili sulla pelle candida.

L’unica barriera a dividere la loro nudità erano i soli indumenti intimi del ragazzo e gli eleganti calzoni del maggiordomo demoniaco.

Colto dalla tentazione, Ciel diresse le sue labbra attraverso il collo di Sebastian fino ad arrivare alla pelle bianchissima del torace, del quale lambì i piccoli rosei pezzi di carne, disegnandone i contorni lascivamente con la punta della lingua.
Lungo la schiena del demone passò un brivido di pura eccitazione.
Istintivamente afferrò i fianchi di Ciel, stringendoli possessivamente e tirandoli verso il suo bacino in un movimento lento, per poi allontanarli e premerli nuovamente.
Ciel, malgrado l’età, aveva intuito perfettamente quali erano le attenzioni che il demone voleva ricevere, e sul suo viso non poté che spuntare un sorriso di pura malizia e divertimento.
Continuò la corsa viziosa della sua lingua verso gli addominali, soffermandosi a tratteggiare ghirigori attorno all’ombelico per poi dirigersi verso il ventre del demone.
Con sensualità richiamò l’attenzione di Sebastian orinandogli di guardarlo mentre con i denti sbottonava i pantaloni neri e staccava uno per uno i ganci in metallo che li chiudevano.

Lo guardava estremamente divertito ed eccitato, Sebastian. Gli occhi del suo signorino avevano il colore del blu ottenebrato dalla quella piacevole perversione che gli increspava le labbra in un ghigno giocoso.

Con altrettanta lascività spostò il tessuto nero dei calzoni e quello dell’intimo, liberando dalla prigione di tessuto la virilità del demone.
Non perse tempo, Ciel, con sguardi d’intesa e sorrisi fugaci. Voleva continuare quel maledetto e dannato gioco fino a quando non ne sarebbe stato soddisfatto.
Iniziò piano a leccare fugacemente la punta della virilità dell’uomo, alternando qualche lappata a soffi caldi e leggeri; lo leccò per tutta la lunghezza, sentendo il corpo del demone irrigidirsi sotto il tocco della sua lingua. Dopo il tempo che a Ciel sembrava abbastanza per divertirsi, ne prese in bocca la punta, succhiando lentamente accompagnato da deboli morsi, riuscendo a strappare al maggiordomo un sospiro. Lo accolse totalmente nell’antro caldo della bocca, pompando lento, e dopo con avidità e ingordigia, spingendo ritmicamente, sottraendo deboli gemiti a Sebastian.

Si fermò prima di completare l’opera: voleva giocare con il suo fedele servitore, sfidarlo, umiliarlo, voleva sentirlo pregare per avere di più.

Neppure qualche secondo che Sebastian fu su Ciel, con le labbra fameliche sulle sue ad intrappolarle in un bacio violento e passionale, mordendo e succhiando ripetutamente la lingua che fino a qualche attimo prima gli aveva donato la pace dell’estasi.
Con la stessa ferocia si impadronì della pelle candida del collo, lasciando marchi indelebili e roventi su ogni lembo, passando poi all'addome e soffermandosi sui capezzoli, mordendoli e leccandoli fino a far gemere il giovane.
In un attimo liberò i fianchi di Ciel dall’ormai ingombrante intimo, mostrando la precoce erezione del giovane; con un ghigno a fior di labbra, portò le stesse a lambirla, prima lentamente, godendo delle smorfie che il giovane assumeva, e poi prepotente, succhiando voracemente per sentire la voce cristallina di Ciel chiamarlo fra gemiti e singulti per avere di più.
Le mani del giovane erano a stringere ciocche dei capelli corvini di Sebastian che a ogni spasmo venivano strattonate malamente, seguite da spinte del suo ventre verso la bocca rovente del demone.
Venne in un rantolo, svuotandosi fra le labbra del maggiordomo che osservava compiaciuto il volto arrossato e soddisfatto che ansimava debolmente, annaspando per respirare.

Dopo attimi di riposo, trascinò a sé il demone per poi baciarlo con dolcezza, come fosse la prima volta che toccava quelle labbra, giocando con la lingua del compagno, succhiandola e mordendola teneramente.
Fu allora che Sebastian, liberatosi dei pantaloni e dell’intimo, prese le gambe di Ciel e le agganciò ai suoi fianchi, e cominciò a strusciarsi lentamente, avanti e indietro, contro il suo bacino, dapprima in modo calmo, poi sempre più veloce, desiderosi entrambi di un contatto maggiore.
Il demone passò lentamente una mano sulla coscia arrivando fino a un piccolo gluteo che strinse e spinse contro di lui; con le dita pressò sull’apertura del giovane, successivamente entrandovi con il dito.

Sentì il gemito di dolore di Ciel, seguito da lamentele come “Esci stupido!” o “Il mio era un ordine!”, ma Sebastian non le ascoltò minimamente. Continuò invece a spingere dentro e fuori, sommando al primo un secondo e un terzo, provocando ulteriori lamentele.

Quando cominciò a sentire gemiti di piacere sostituirsi a quelli di dolore, tolse le dita accostando la sua erezione che fece entrare lentamente nell’orifizio del giovane, che gemette con tono stridulo quando fu interamente entrata.
Aspettò che ci si abituasse per poi cominciare a muoversi ritmicamente, sentendo i piagnistei di dolore tramutarsi in gridolini di piacere misti ad ansimi e rantoli.
A quella danza passionale aggiunse un ulteriore piacere per suo signorino prendendo in mano l’organo del ragazzo masturbandolo a ritmo delle spinte, dapprima lente, poi veloci e violente, facendo così gemere entrambi di piacere.
Nella stanza risuonavano esigenti le basse grida del conte, i sospiri mal trattenuti del maggiordomo, le voci dell'uno e dell'altro che tra i gemiti ripetevano incessantemente i loro nomi, mangiandosi inevitabilmente qualche lettera, si sentiva lo strusciare delle lenzuola di cotone, si sentiva il cigolio delle assi di legno del letto a baldacchino, si sentiva il rumore della pelle che sbatte ritmicamente contro altra pelle; all'interno si sentiva ovunque l'odore del sesso, del profumo del bagnoschiuma alla pesca della pelle di Ciel, del cioccolato e dello zucchero della pelle di Sebastian; il caldo afoso si faceva insopportabile ma il desiderio e la passione sembravano non scemare.

Nel mentre, però, Ciel cominciò a pensare a quello che effettivamente stava accadendo lì, sulle candide lenzuola del suo letto: quella non era stata una cosa architettata o una cosa dettata unicamente dall'istinto, no. Ma allora questo significava che in realtà lui stesso provava qualcosa per quel demone, o che magari credeva di provare qualcosa che non fosse normale verso un proprio servitore. Sentiva la testa piena di questo pensiero e del piacere che quello stesso servitore gli stava facendo provare. Era o non era normale? Era una cosa che avrebbe potuto o dovuto provare? Cos'era? Attrazione? Passione? Amore?

-C'è qualcosa che non va, bocchan?- chiese quel maggiordomo guardandolo dall'alto.

Ciel si riscosse da quei futili pensieri che vagavano per la sua mente. Guardò dritto negli occhi vermigli del demone e si sentì improvvisamente sciogliere sotto quello sguardo di puro fuoco.

-No...nulla.- rispose con voce vacua.
-Ne è sicuro? Vuole che smetta?- chiese nuovamente con un ampio sorriso a delineargli le labbra facendo seguitare alla domanda un leggero movimento del bacino verso di lui e un movimento delle dita sull'erezione.

-Smettere?- disse languidamente il giovane -Osi insinuare che questa cosa non mi stia piacendo, Sebastian?- sollecitò Ciel muovendosi con il bacino verso il maggiordomo e andando ad intrappolare le labbra fini del demone nelle proprie.
-Continua, Sebastian. Fammi godere. Fammi toccare quel paradiso che a noi è stato negato. Fammi sentire i cori celesti degli angeli di Dio. Fammi gemere fino a quando non rimarrò senza voce. Fallo... fallo e basta!- asserì prepotente spingendo Sebastian e invertendo nuovamente le posizioni.

Si ritrovò sopra al demone che lo osservava divertito mentre lo prendeva per i fianchi e lo sospingeva verso l'alto e poi verso il basso, dando ogni volta sempre più velocità alla spinta, facendo cozzare rapidamente i due bacini.
Subito le grida di piacere del giovane si alzarono nella la stanza, e nella stessa risuonò il nome del maggiordomo decine e decine di volte.

Sì, riusciva a vederlo, il paradiso, i cori angelici, li vedeva. E poteva raggiungerli con le dita.
Bastava poco a raggiungere quella luce bianca, pochissimo, e la vedeva avvicinarsi di più ad ogni gemito, ad ogni spinta, ad ogni ansito, ad ogni nome gridato.
Poi la raggiunse, quella luce, ma aveva il colore del rosso degli occhi del suo demone.
Lì guardò, quegli occhi, ancora carichi di passione, che riflettevano la sua immagine di bambino troppo cresciuto, e di uomo troppo giovane, con un volto imperlato di gocce salate, eppure estremamente appagato. Poi guardò Sebastian, ancora disteso sotto di lui, intento a fissarlo silenziosamente sorridendo bellamente in direzione del suo addome.
Le lenzuola erano macchiate, e non solo le lenzuola, anche il torso dell'uomo era macchiato, notò Ciel.
Con un lembo delle lenzuola pulì il maggiordomo e lentamente fece scivolare fuori il membro di Sebastian, portandosi poi a sdraiarsi vicino all'uomo rimasto immobile.

Il suo maggiordomo, notò Ciel, era davvero avvenente, con quei lineamenti rigidi ma allo stesso tempo morbidi e fini, con i capelli corvini che gli incorniciavano il pallido volto, talmente bello che sembrava un Adone uscito dai libri di Oscar Wilde, tenebroso, affascinante, passionale e irresistibile. Eppure sapeva, come i personaggi di quei libri, che non sarebbe mai stato suo, o per lo meno, non come voleva lui.

Sentì il rumore delle lenzuola e intuì che l'uomo si stava alzando.
In uno scatto repentino lo afferrò per un polso, trattenendolo accanto a sé.
Il suo sguardo era un misto di sofferenza e paura, non voleva che Sebastian se ne andasse via proprio in quel momento. Avrebbe voluto che il maggiordomo gli stesse vicino, almeno per il resto della notte, avrebbe voluto godere della sua presenza ancora per un po', ma no... Capì che quello che voleva lui era qualcosa che quel demone non avrebbe mai potuto dargli.

Abbassò colpevole lo sguardo, voltandolo distante da quello interrogativo del maggiordomo.
Lasciò piano la presa che aveva sul polso, accarezzando per poco quella mano che l'aveva soddisfatto, nutrito, aiutato e che lo avrebbe anche ucciso.
E si diede dello stupido, ridendo di sé stesso, pensando a come ci si possa futilmente invaghire del proprio aguzzino (o peggio, innamorare).

Si distese piano sul letto ancora disfatto, chiudendo le palpebre in attesa che Sebastian raccogliesse le sue cose e se ne andasse (non capiva perché non volesse vederlo andare via).
Lo sentì alzarsi, raccogliere gli indumenti sparsi a terra per poi vestirsi e risistemare il resto.
Poi all'improvviso sentì un peso gravare sul materasso, e socchiudendo gli occhi vide Sebastian proteso verso di lui, con le braccia dell'uomo a ingabbiarlo tra lui e il letto.
Il maggiordomo gli si avvicinò all'orecchio, lasciando in Ciel uno sguardo misto di stupore e con un tremendo batticuore per la vicinanza, e gli disse con tono amabile e cheto:

-Bocchan... lo sapete? La mia anima è di vostra proprietà. Il mio corpo è di vostra proprietà. La mia mente è vostra... e io vi sarò accanto fino alla fine. Perché io, bocchan, non vi mentirò mai.-
-E allora non farlo, per nessun motivo...- disse Ciel prendendo il volto dell'uomo fra le mani e avvicinando le labbra del demone alle sue.
-Yes, my Lord.-








-OwArI-
 
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VOTO: (5 voti, 7 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 7 commenti
krilla22 - Voto: 04/05/14 12:14
M-ma é semplicememte fantastica e bellissima. wow. io adoro questa Ship e con questa FF l'hai resa benissimo. ottimo finale, ci speravo *-*
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aptx-4869 - Voto: 07/01/11 14:46
mi maledico di non averla vista prima..... comunque Bellissimaaa davvero!!!!

complimenti kim91 sei davvero brava..... sei riuscita a dare vita ad un mio pensiero segreto su kuro... anchio avevo in mente qualcosa di simile e` davvero bella ^^
non so che altro dire a parte " viva le SebbastianxCiel!!!"
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rossene 19/08/10 06:18
Stupenda, magnifica, meravigliosa... complimenti davvero *piange per la bellezza della fic* çwç
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rossene - Voto: 19/08/10 06:17
Stupenda, magnifica, meravigliosa... complimenti davvero *piange per la bellezza della fic* çwç
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tomisore - Voto: 28/07/10 03:10
E' fatta davvero benissimo *-* adoro la coppia Ciel/Sebastian *w*
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kim91 18/02/10 17:19
Grazie mille! ^^"
Eh lo so...sono rare davvero, am io adoro questo manga/anime! ^^
Bacio!
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kuroichigo - Voto: 18/02/10 16:42
O.o Una storia su Kuroshitsuji???Sono così rare!!!!Molto carina però^^!!!
Alla prossima storia,
un bacio,

=Kuro=
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