IL FAZZOLETTO PERDUTO - Capitolo 1° -
Samantha
La pioggia gelida dell’inverno cadeva forte, mentre attraversavo il lungo ponte della mia città. Erano le otto di sera e i lampioni sparavano sull’asfalto la loro luce arancione, mentre la mia ombra scura ora si accorciava dietro di me per superarmi ora si allungava verso la nuova fonte di luce. Le auto che sfrecciavano veloci verso la mia stessa direzione, provocavano un vento che mi faceva volare i capelli davanti agli occhi, le mie mani, freneticamente, cercavano di toglierli. Le auto che venivano dalla parte opposta, invece, con i loro fari, mi abbagliavano ed io ero costretta a guardare l’asfalto bagnato. Stavo tornando dalla scuola di danza ed i miei vestiti, che solitamente usavo per ballare, erano dentro il borsone che portavo a tracolla. Due ore prima, quando mi stavo dirigendo alla lezione di danza, non pioveva perciò, scioccamente, non avevo portato l’ombrello con me, così mi dovevo accontentare del ritorno bagnata fradicia. La strada dalla scuola di danza a casa mia, in realtà, non era poi così lunga, e solitamente la percorrevo fantasticando sulla giornata così, infatti, il tempo volava via, ma la pioggia che cadeva sul mio viso mi distraeva e sembrava che camminassi da mezz’ora. Una goccia mi toccò il naso e ciò me lo solleticò, facendomi starnutire. Le mie mani che facevano su e giù dalle tasche del cappotto al viso con l’intenzione di spostarmi i capelli dagli occhi, istintivamente tastarono la tasca che avrebbe dovuto contenere il pacchetto di fazzoletti: nulla. Tastai l’altra tasca, ma con lo stesso risultato. Rallentai. Portai il borsone davanti a me e cercai, quasi nel panico, i miei fazzoletti, in qualsiasi tasca, ma non li trovai ne ancora. Guardai la strada che avevo percorso pochi secondi prima, cercando con gli occhi il colore verde del pacchetto dei miei fazzoletti alla menta. Il marciapiede era grigio. Purtroppo non c'era nessun ombra di una macchia verde. - Ci mancava anche questa, accidenti!- Esclamai, irritata. Era una cosa impossibile che, quel giorno, mi dovevano succedere tutte quelle cose sgradevoli. “Tutte a me” pensavo, ma non era una cosa logica e giusta pensare solo a se stessi, quando nel mondo, accadevano avvenimenti simili a tutti. “Ma io non ho nessuna colpa… è umano pensare questo!” mi dissi. Forse ero rimasta immobile ad osservare il cemento per cinque minuti, quando un picchiettio sulla schiena mi liberò dai pensieri. Mi girai: era un’anziana signora con i capelli grigi dal taglio corto, gli occhi azzurri che affilavano solo con uno sguardo, un giubbotto pesante di pelle marrone sulle spalle. Lle mani, fragili ma ben curate, con uno smalto rosa sulle unghie, reggevano un ombrello rosso. Sembrava infastidita, infatti, il viso rugoso era imbronciato. - Permesso, signorina!- mi disse. Le sue braccia mi stavano spingendo in parte, con la forza che una povera vecchietta poteva trovare. Mi scansai, facendola passare e tirai su col naso. Ciò mi ricordò la piccola disavventura di cui ero protagonista, perciò, prima che la vecchietta si allontanasse, la chiamai: - Scusi, signora, - la donna si girò con aria curiosa, ma allo stesso tempo diffidente; - Avrebbe, per caso, un fazzoletto da offrirmi?- le chiesi gentilmente, tirando su un’altra volta. L’anziana signora con la mano libera frugò nella borsetta di pelle nera che teneva sulla spalla, poi mi porse il suo pacchetto di fazzoletti di carta: era nuovo. Buon segno. Almeno non potevano essere sporchi o chissà che cosa; io e la mia stupida allergia alla polvere. Quando mi presi un fazzoletto, la vecchietta mi disse: - Non preoccuparti, tieni tu il pacchetto. Ne hai più bisogno di me. – Prima che potessi ringraziarla, borbottò: - Corri a casa, prima che ti prenda un malanno!- Mormorai un “grazie” ultra-nasale: avevo proprio bisogno di una bella soffiata di naso liberatoria. Misi il pacchetto appena ottenuto in una tasca del borsone, poi mi aprii il fazzoletto che avevo tenuto. Una follata di vento mi strappò di mano il fazzoletto che finì per strada. “E’ abbastanza vicino, posso prenderlo senza rischiare!” Pensai. Non mi occupai di guardare se arrivassero delle auto e mi sporsi verso la strada per poter prendere il fazzoletto, quando sentii dei rumori inconfondibili: un clacson e lo stridio di freni sull’asfalto… poi buio… silenzio…
FINE 1° CAPITOLO
A chi dovesse interessare la storia che ho inventato: terrò aggiornati tutti i lettori sull'inserimento dei nuovi capitoli tramite "fanficspot" e, per chi me lo chiederà, anche con messaggio personale. ciao =)
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