GRAZIE MILLE - Capitolo 1° -
MY “PIECES”
Ho sempre voluto essere perfetto. Dare il massimo... essere IO stesso il massimo. Ma non ci sono mai riuscito… non sono mai stato il migliore in qualcosa. E mi tormentavo. Mi sono sempre tormentato per questo. Non volevo essere un peso per i miei… ma non riuscivo a farne a meno. Ero totalmente frustato per questo.
Poi una sera di Gennaio ho capito. Parlavo con un mio amico, Riccardo. Un mito dei nostri tempi. Un ragazzo di un anno in più di me, ma sembra un saggio per i suoi ragionamenti, sempre pronto a dire la cosa giusta, sempre pronto a dare consigli. Ma quella sera ero furibondo. Non capivo. Non capivo cosa stavo sbagliando. Invece lui aveva capito. Aveva capito il perché del mio tormento, ed io non lo volevo ascoltare.
Me ne andai a casa ed accesi il computer. Ero incazzato come una bestia. Guardo su MSN chi c’ era, e tra un sito e l’ altro beccai il grande Giovanni, per me come un sensei anche se era di un anno più piccolo, ma anche lui un maestro di vita. Accesi anche la radio in quel momento, ho messo il primo Cd che mi capitava a tiro, e la scelta capitò su “Chuck” dei Sum 41 del 2004. Traccia n° 1: Still waiting.
Iniziai a chattare col mitico Giogio (soprannome oltre a sensei) e parliamo di Riccardo. Veramente al momento avrei voluto tirargli un pugno davvero. Però se c’ è un altro saggio tra i miei amici quello è Giovanni. Iniziamo a parlare, ed io inizio a capire. Mi dice che è un errore voler essere perfetti, perché alla fine si sarà rosi dalla gelosia. Quanto cazzo ha ragione??? Poi va avanti, e mi dice che bisogna godersela la vita e dare il massimo, quello che viene, viene; quello che non viene amen.
Al momento nella mia testa c’ era un caos terribile… non capivo davvero più nulla. Poi: Cd “Crush”, Traccia n° 2: “Pieces”
Parte la musica di una delle mie canzoni preferite per eccellenza, mi soffermo ascoltare le prime note, poi quando la voce inizia a cantare capisco.
I tried to be perfect But nothing was worth it I don’t believe it makes me real I thought it’d be easy But no one believes me I meant all the things I said
Ho provato a essere perfetto ma niente era peggio di questo io non credo mi renda vero Credevo fosse facile ma nessuno mi credeva Io volevo dire tutte le parole che ho detto
Me lo dico nella stanza buttandomi sulla sedia, me lo ripeto uscendo di casa e me lo continuo a ripetere correndo per strada: "cretino cretino cretino cretino". Arrivo sotto casa di Riccardo. Citofono. Attendo un po’ poi…
<<Chi è?>><<Riccardo sono io>> La voce di Riccardo sembra ferma, ma io lo so che sta sorridendo dietro quell’ aggeggio del cavolo. <<Cosa c’è?>> Mi chiede lui con aria apparentemente tranquilla (veramente non ho capito davvero quello che pensava NDA). <<Scendi, è importante>> Chiedo con tono supplichevole. <<Un attimo arrivo>> sento la sua voce resa metallica dal microfono e sorrido.
Dopo poco eccolo arrivarmi incontro <<Dica pure>> E’ arrabbiato anche adesso con me, eppure so che se ho capito per lui sarà come aver ricevuto un miliardo e mezzo di scuse ininterrotte. <<Ho capito…>> Dico io continuando ad ansimare. <<Bene, fammi vedere cosa hai capito>> Mi dice lui con tono quasi di sfida.
Estraggo l’ mp3 dalla tasca del giubbotto e gli faccio sentire di nuovo quel pezzo di “Pieces” sopraccitato. E lui sorride ancora, questa volta è un sorriso a trentadue denti <<Vedo che hai capito>>. <<Già>> Gli rispondo io in tono grave. <<A volte non c’ è peggior sordo di chi non vuol sentire>> Continua lui. Ed io sono pienamente d’ accordo.
Morale della favola: cerca nel testo di “Pieces”
GRAZIE A RICCARDO ED A GIOGIO SENSEI PER QUESTA IMPORTANTE LEZIONE GRAZIE MILLE REDS92
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