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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Originali (inventate)
Titolo Fanfic: *MERRY CHRISTMAS*
Genere: Sentimentale, Romantico
Rating: Per Tutte le età
Avviso: One Shot
Autore: vovy-chan galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 26/11/2008 16:23:29


 
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- Capitolo 1° -

Ciao a tutti!! Questa è la prima fic che pubblico, so che non è originalissima e neanche scritta a regola d'arte, però voglio fare un tentativo e vedere se qualcuno l'apprezzerà anche solo un pochino!!!=) Saranno bene accette critiche di qualunque tipo, quindi mi raccomando, lasciatemi un commento e ditemi tutto ciò che pensate, siate spietati!!!!!^-^ Così in futuro tenterò di migliorare!!!!=)=)=) ma ora....lasciamo spazio alla fic.... e in largo anticipo...


*MERRY CHRISTMAS*!


Natale era alle porte. Quel dicembre era stato più molto più freddo rispetto a quelli degli ultimi cinque anni. Gli addobbi e mille luci colorate già decoravano da più di un mese le piccole vie e piazze del villaggio. Era un piacere passeggiare la sera, immersi in quel clima natalizio, si provava un senso di quieta pace e di tiepido calore. Sensazioni magnifiche, che riempivano il cuore d’infinita dolcezza.
Eppure… lei l’avrebbe trascorso, come gli ultimi tre Natali della sua vita, a colmarsi il cuore di una tenera speranza che però naturalmente sarebbe rimasta tale.
In ogni caso, aveva imparato a non dare peso alla sofferenza di quel sentimento difficile, complesso, colmo di ostacoli, non ricambiato. Per quante fossero le delusioni, per quanto avessero pesato nella sua vita, lei si era proposta di avere sempre impressa in volto un’espressione serena.
Sorrideva. E questo era l’importante.
Quel pomeriggio, proseguiva placidamente nella sua passeggiata fra i piccoli negozietti sparsi in centro. Era stupendo fermarsi a contemplare le vetrine illuminate di curiose lucine danzanti, tutte agghindate con ghirlande, alberelli colmi di pupazzi di neve, babbi natale, stelline e angioletti, ricche di bellissimi e svariati articoli natalizi. Qualche volta delle strane e spiritose statuette strappavano alla ragazza una risata estasiata.
I suoi occhi brillavano, erano così vivi che i passanti non riuscivano a non sentirsi un po’ più felici quando lei volgeva loro il suo sguardo e li salutava calorosamente con la sua dolce voce. Il suo volto era lo specchio della gioia più pura.
Finì il suo tour di spese acquistando l’ultimo regalo, un bellissimo Babbo Natale di peluche. Quello sarebbe stato il regalo da sé per sé.
Con le tasche molto alleggerite e le borse molto appesantite, si avviò verso casa.
Il buio già premeva sulla modesta abitazione di periferia, ma le luci che la illuminavano l’avvolgevano con un bagliore tale da scacciare quell’oscurità.
:“Allora, hai speso tutto?” chiese la madre non appena la figlia aveva varcato la soglia di casa, guardando le tante borse che la figlia aveva scaricato sul divano, in salotto.
:“Quasi!” rispose la giovane, strappando una risata ai familiari.
Era la tipica immagine natalizia: una famiglia che sorrideva felice, al caldo nella propria casetta, mentre le luci dell’albero illuminavano l’atrio e i personaggi del presepe, capre, ochette e stambecchi compresi, attendevano trepidanti l’arrivo di quel bambino che avrebbe riempito la culla di una umile stalla, ma che poi sarebbe passato alla storia.
***
La vigilia di Natale, la ragazza si destò, tutta agitata, al suono della sveglia.
Vestitasi rapidamente, contemplò per qualche attimo la sua stanza: tutto era immerso sotto uno strato di ghirlande e decori simili.
Amava il Natale, per questo curava così tanto ogni minimo particolare di quegli addobbi. Le piaceva disporre perfettamente ogni minimo lustrino. Diventava precisa in un modo assurdo.
Con un sorrisone soddisfatto, si recò in salotto. Tutti stavano ancora dormendo.
Dopo una rapida colazione uscì, vestita a più strati, nel gelido mattino di quella che sarebbe stata una giornata all’insegna del relax e dell’attesa.
Si recò a casa di un’amica ma, come c’era da aspettarsi, quella ancora era immersa nel mondo dei sogni. Ma cavolo, erano già le otto!!! Come si faceva a dormire in quel giorno così carico d’emozione?!
Il cellulare vibrò. Un messaggio. Nessuno era sveglio a quell’ora!!
Sentì il cuore gonfiarsi… Forse…
Dafne. Tipico. Era mattiniera da far paura. Come poteva esserselo dimenticato?
Rispose al come va con un messaggio lungo, pieno di faccine felici e pensieri stupendi.
Riprese a camminare, lentamente, sommersa da un mondo di luci e colori. Si sentiva partecipe di una segreta magia che le infondeva una serenità indescrivibile.
Dopo alcune ore di girovagare senza meta, tornò a casa, dove trovò la madre ad aspettarla con una predica per la sua partenza senza avviso e la sua irresponsabilità le costò un’ora di pulizie in garage.
Ma nulla avrebbe potuto cancellare la sua felicità, quel giorno.
La sera giunse rapida e il buio calò sul villaggio. Di nuovo, il Natale esplose in luci, canti, babbi natale che sorridevano ai bambini augurando loro buone feste, imitando il vocione del caro nonnino secolare.
Fu allora, mentre rideva divertita alla vista di un bimbo che tirava forte la manica del giaccone della madre, supplicandola di comprargli un giocattolo esposto in un’appariscente vetrina…
Lo vide da lontano. Poteva riconoscerlo fra mille. Era l’unico che imitasse alla perfezione il vecchietto, sebbene avesse solo 17 anni.
Infatti, a scuola, era conosciuto come Babbo Natale.
La ragazza sorrise, perché in fondo quella fama gliel’aveva appioppata lei!!!
Poi il sorriso le si gelò sulle labbra.
Quando lui si voltò nella direzione della ragazza, quella era già sparita dietro l’angolo.

Quella notte, ella andò a dormire presto, salutando tutti con una battuta e una risata cristallina.
A poche ore dal Natale ella si mostrava vitale, allegra, solare, radiosa.
Nessuno poteva lontanamente immaginare quanto invece lei dentro piangesse, quanto soffrisse, quanto si sentisse sola, triste, sconfortata e vuota…


***
Camminava per la via principale, le braccia stracolme di regali che le sue più care amiche le avevano dato. Le stelle punteggiavano la volta blu scuro che infinita si stendeva sopra le poche casette del villaggio, a loro volta illuminate dalle luci natalizie. Dolci carole provenivano dalla chiesetta locale: le voci angeliche dei bambini riempivano di sconfinata gioia la già frizzante aria notturna di quel 25 dicembre.
Alla festa che aveva preparato con cura assieme alle altre ragazze durante tutta la magnifica giornata trascorsa, si era divertita un mondo. Aveva riso, scherzato, giocato e chiacchierato così tanto che il tempo era volato. Un altro Natale era passato così… Sì… Ma non era passato esattamente come lei avrebbe voluto.
Per tutta la giornata aveva tentato di non fare caso allo schermo del telefonino, abbandonato, vicino a quelli delle amiche, sul tavolino del salotto della casa di Giulia, ma ogni cinque minuti era là che contemplava il vuoto display, nella sempre più rabbiosa e illusoria speranza che le arrivasse quel benedetto messaggio.
Ora il telefono stava, immobile e silenzioso, nella tasca interna del giubbotto, premuto contro il suo cuore che batteva lento e arreso.
Arrivata a casa, buttò alla rinfusa i regali delle amiche sul letto, accarezzò il suo tenero micione nero che era sgattaiolato silenzioso nella stanza e ora faceva le fusa, tutto felice, poi andò in soggiorno e accese la tv.
Tutti i programmi parlavano delle solite varie feste, dei soliti incidenti stradali dovuti al ghiaccio che ricopriva le strade, dei soliti babbi natale che auguravano buon Natale ai passanti, dei soliti dolcetti da preparare.
Il solito Natale.
Un po’ innervosita, la spense. Dal momento che il resto della famiglia era ancora fuori, decise di uscire di nuovo. Anche se era notte fonda, l’illuminazione era comunque intensa. Si imbacuccò nei caldi abiti di lana e, indossati i nuovi scarponcini di pelliccia, uscì nella notte.
Mentre metteva lentamente un piede davanti all’altro, si rese conto che il suo volto era tirato in un’orrenda espressione corrugata. Essendo ciò contrario a ciò che si era prefissata come scopo di vita, respirò a fondo, chiuse per qualche attimo gli occhi e stirò le labbra in un tenero sorriso: non doveva essere triste, anche perché era Natale!!!
Con quest’impeto di gioia, accelerò il passo. Vagò a lungo, canticchiando tra sé e sé qualche motivetto un po’ inventato, un po’ sentito da qualche parte.
Si fermò ad acquistare una focaccia calda ad una bancarella gestita da un’anziana donna e una bimbetta che saltellava e cantava allegra. Sorrise alla piccina mentre quella le porgeva la manina per prendere i soldi.
:”Tieni pure il resto,” disse, volgendo uno sguardo accondiscende alla vecchietta “comprati qualche dolcetto!”
Mentre la bimbetta rivolgeva un dolcissimo sorrisino sdentato alla giovane ragazza, qualcosa di umido e freddo si posò sul naso di quest’ultima.
Alzò lo sguardo al cielo: le stelle non c’erano più. Erano nascoste da una grigia coltre di nubi. Qualche raro fiocco di neve cadeva da lassù.
:”Nonna nonna!!! Guadda, la neve!!!” esclamò la piccina tutta felice, lanciandosi nella stradina sgombra dal traffico,volteggiando, il visino che guardava i piccoli fiocchetti che danzavano nell’aria, sospinti da una fresca brezza che aveva cominciato a spirare, accarezzando lieve il volto della giovane, infiltrandosi tra i suoi morbidi capelli neri, scompigliandoli.
Nella fredda eppure mai così calda notte che andava avanzando, i suoi occhi le si riempirono, per la prima volta in vita sua, di lacrime di gioia.
Uno dei suoi più grandi desideri in vita si stava avverando: nevicava la notte di Natale.
Le lacrime scivolarono copiose sul suo volto, inarrestabili fiumi in piena, il suo cuore cominciò a battere sempre più forte, riempiendosi di un calore gratificante, un formicolio pervase il suo corpo. Sentì la vera magia natalizia scorrerle nel dentro come adrenalina allo stato puro. Quella doveva essere la felicità.
Si affiancò alla bimba e cominciò a danzare, coi fiocchi che via via andavano infittendosi e ingrandendosi, sotto lo sguardo un po’ stupito e un po’ divertito della vecchietta. Si lasciò andare come non mai. Inventava i passi, muovendosi con una spontaneità ed una grazia che non le appartenevano, lei goffa e timorosa come poche.
Era la magia.
Magia di Natale.
Passati quei minuti interminabili di trance, si riscosse dalla sua gioia, asciugò le lacrime e ancora sorrise alla bimba.
:”Ora devo andare” le sussurrò dolcemente “grazie mille, di tutto!!!” fece un cenno alla vecchietta e si incamminò.
Era meglio tornare a casa. La neve cominciava a coprire con un sottile strato i tetti delle case e le piccole stradine, ammantando d’argento la silenziosa realtà notturna del paesino; la temperatura stava sensibilmente scendendo, ora il respiro si condensava in bianche nuvolette nell’aria.
Ma pochi minuti più tardi, mentre passava davanti alla chiesa divenuta silente, un’ idea che le parve stupido non aver avuto prima le sorse alla mente, nella sua ovvietà e semplicità.
Ogni anno l’enorme albero che si trovava alla fine di una strada chiusa, al limitare del villaggio, veniva addobbato a regola d’arte con decori mozzafiato: luci intermittenti, angioletti di varie forme e dimensioni, palline di tutti i colori, ghirlande d’ogni risma, stelline dorate, pupazzetti di neve e babbi natale simpaticissimi, e tanto altro. Le persone addette potevano sbizzarrirsi ad appendere ciò che più piaceva loro, naturalmente restando in tema “Christmas style”.
E lei, immancabilmente, ogni anno, la sera di Natale andava a vederlo.
Corse a perdifiato, raggiungendo la meta in poco tempo.
Eccolo là.
Il suo amato abete.
Come ogni anno, qualche coppietta si scambiava teneri abbracci e baci sotto i suoi rami. Rispettando il loro momento d’intimità, la ragazza si tenne a debita distanza, immersa nella contemplazione dello spettacolo che le si parava di fronte. Un tocco di agrodolce tristezza si fece spazio nel suo cuore mentre guardava una coppia allontanarsi felice, lui che stringeva nella propria mano quella di lei. Sospirò profondamente, avvicinandosi all’albero.
In quel momento, la sua mano estrasse il cellulare dalla tasca. Resasi conto del gesto quasi involontario, fece per rimetterlo in tasca, ma non riuscì a resistere alla tentazione di guardare lo schermo…anche se già conosceva la risposta alla domanda che le era nata, indesiderata e stupidamente speranzosa, nella mente.
Nulla…
Sentì gli occhi riempirsi di lacrime e scoppiò in singhiozzi, senza averlo potuto evitare… Si inginocchiò a terra, mentre un potente senso di inguaribile delusione e sconfitta le riempiva il petto, le schiacciava i polmoni, le mozzava il fiato… Si piegò su se stessa… E la speranza le moriva nel cuore, la gioia svaniva, fuggendo dal suo corpo a cavallo di un disperato sospiro; la notte ora buia e vuota, priva di magia, l’opprimeva, abbattendola a terra… Le lacrime correvano sul suo viso… Ma stavolta erano lacrime amare… Lacrime che non si potevano fermare fino a che non fossero finite…
Così moriva il suo cuore, il sentimento in esso celato andava dissolvendosi, lasciando il posto ad un’indifferenza fredda e spietata……
Il cellulare le vibrò in mano. Non lo guardò. Non le importava chi fosse e cosa volesse. Vibrò ancora, ma lei rimase accoccolata su se stessa, l’anima piangente, il cuore straziato. Vibrò di nuovo. E non smise. Era una chiamata.
In un attimo di lucidità pensò che potesse essere la madre che la cercava, così per riflesso premette il tasto di risposta e si portò l’apparecchio all’orecchio.
Rispose il silenzio.
:”P-pronto?” disse ella, la voce lievemente tremante.
Nessuna risposta.
:”Pronto?”
Niente.
Silenzio…

:“…Alzati…”
La voce impiegò alcuni secondi per farsi spazio nella mente della giovane.
Un sussurrio indistinto. Un borbottio roco.
Non riuscì a capire di chi fosse la voce. Non la sfiorò nemmeno l’idea di guardare il display.
Si chiese invece come quell’individuo sapesse che lei era inginocchiata.
Lentamente, col cellulare ancora appoggiato all’orecchio, in attesa, alzò appena il viso. Le lacrime le annebbiavano la vista, così non riusciva a distinguere le forme che la circondavano. Le asciugò con una manica e si guardò intorno.
Non c’era nessuno.
Ma non aveva paura. Era insensibile ad ogni sentimento in quel momento…
:“…Buon Natale…” disse la voce, sia nel suo orecchio che alle sue spalle.
Questa volta la riconobbe. Riconobbe quella voce dolce come il miele, che le scivolò addosso come pioggia dorata, riconobbe quel tono di celata paura che assumeva quando il discorso si portava su certi argomenti delicati, quel tono che tante volte le aveva fatto battere forte il cuore.
Temendo che tutto fosse un sogno e che quella voce fosse stata un sussurrio del vento e del suo cuore, si alzò senza voltarsi, chiudendo gli occhi, stringendoli più che potè. Non voleva arrendersi all’illusione… Sarebbe morta nel momento stesso in cui quella, inesorabile, fosse crollata.
Quasi non sentì i passi dietro sé, un po’ perché il cuore rimbombava potentemente nelle orecchie, escludendola dal mondo, stordendola, e un po’ perché la neve era caduta e continuava a cadere così fitta che aveva ricoperto con uno strato non indifferente il terreno, attutendo ogni rumore.
Due calde, morbidissime labbra cercarono le sue, si chiusero in un lievissimo bacio su di esse, non si allontanarono, rimasero ferme in quel contatto, appena tremanti eppure così sicure… Ed il sogno, la speranza, l’amore, il desiderio, la passione le riesplosero potentemente nel cuore, più intense, più vere, sincere, spontanee, come non mai…
Scacciando ogni altra sensazione, sentì, reale all’inverosimile, il bacio che, soffice e tenero come un petalo di rosa, accarezzava le sue labbra, un bacio pieno di dolce e sconfinato amore… quel bacio che lei aveva con tanta trepidazione atteso, desiderato, ora era lì sulle sue labbra… nessuno gliel’avrebbe potuto portare via… era suo… solo suo…
I cuori battevano forte, all’unisono, danzavano lieti e leggeri l’uno premuto sull’altro…
Le braccia del ragazzo stringevano forte a sé la giovane. Chiusa in quell’abbraccio, ella si sentì al sicuro per la prima volta in vita. Si abbandonò a lui, il tempo che volava, la neve che inarrestabile cadeva fitta, il vento che soffiava lieve, l’abete che scintillava più radioso che mai, gli angeli che danzavano gioiosi nel cielo notturno, mentre lasciavano cadere candidi coriandoli di felicità sui due giovani.
Dopo quella che parve un’eternità, le loro labbra si separarono di qualche millimetro. I reciproci respiri si incontravano nell’aria, e lambivano i due volti con un calore più intenso di quello del fuoco.
:“…Ti amo…”sussurrò lui, soavemente. La sua voce fu un balsamo per il cuore della ragazza. Comprese la difficoltà che gli era costata per darle quel bacio, per confessarle i propri sentimenti usando esattamente quelle parole… Non indugiò.
:“…Ti amo…Anche io…”rispose, con voce tremula ma sicura allo stesso tempo.
Si baciarono ancora, immergendosi completamente l’uno nell’altra.
Draika raggiunse in quei momenti il paradiso, in cui un solo angelo attendeva, un angelo alto e imponente, dai capelli rossicci e dagli occhi marroni.
Sentì allora l’amore più puro tradursi in realtà, una realtà chiamata Andrea…

Tutto sembrò esplodere… Un suono incessante, forte e implacabile scosse l’aria…
Mentre apriva gli occhi, Draika dapprima vide tutto oscuro e offuscato, poi lentamente mise a fuoco una stanza familiare, troppo familiare, immersa in una fioca luce azzurrognola… Il cellulare, appoggiato sulla testiera dietro di lei, suonava la solita melodia di ogni mattina…
Immersa nella semioscurità, pianse cocenti lacrime di delusione…
Il Natale era arrivato.




Mi scuso per l'eventuale presenza di errori di qualsiasi sorta!!!!Grazie per aver letto con tanta pazienza.
GRAZIE DI CUORE!!!!!!!!!=)=)=)
 
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VOTO: (2 voti, 4 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 4 commenti
vovy-chan 26/11/08 17:45
daffy.....son commossa!!!!!grazie...fa un effetto stranissimo vedere un mio scritto pubblicato su un sito...e per di più...vederlo apprezzato!!!conto sul tuo aiuto per evitare di inserie errori, eh!?^-^THANK YOU!!!!!!!!
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daffyna - Voto: 26/11/08 17:34
vera my!!!!sei sempre la migliore, certo che letta sul sito e letta sui fogli è tutta un'altra cosa, però sei stata davvero brava!!!
magari dovresti andare a capo un po' di più e...come ha detto la nostra egregia professoressa Tura...la punteggiatura, ma hai fatto davvero un buon lavoro, lo sai come la penso sul tuo stile, è unico e inimitabile, mi hai fatto venire le lacrime agli occhi per l'ennesima volta!!continua così gemellina mia, io credo in te, nella tua grande espressività e la tua fantasica padronanza della lingua italiana!!!!
ti voglio un mondo di bene!!!
By la tua Daffyna!!!
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vovy-chan 26/11/08 17:21
beatrixfl, ti ringrazio di cuore...davvero!Sia per averla letta, sia per i preziosi consigli! Nella prossima fic li seguirò tutti!=) voglio diventare brava più che posso!e...te lo lascio io un commento!ancora grazie...!!^-^
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beatrixfl - Voto: 26/11/08 16:56
è una magnifica fanfic!
solo qualche consiglio:
-evita il linguaggio ''sms''
-vai a capo un po' più spesso
-di punti esclamativi/interrogativi ce ne va solo uno,massimo due
-un errore di battitura lo hai fatto,quando parli del bacio hai scritto <<in vita...>>,avresti dovuto mettere <<in vita ''sua''...>>
-non smettere di scrivere,specie tu che sei brava,solo perchè non ti lasciano commenti:scrivi per te stessa,per il piacere di farlo,dato che molti lettori sono pigri e non lasciano commenti...
-continua col tuo stile:è ottimo!
-BUON NATALE! *__*
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