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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: InuYasha
Titolo Fanfic: *I COLORI DELL'AMORE*
Genere: Romantico, Azione
Rating: Per Tutte le età
Avviso: OOC, AU
Autore: niobe88 galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 28/08/2008 21:55:06 (ultimo inserimento: 19/10/11)

-..Kagome!- La ragazza sobbalzò appena nel sentire pronunciato il suo nome. -Voglio che tu prenda temporaneamente il mio posto a palazzo reale!-.
 
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IL SORRISO DELLE STELLE
- Capitolo 1° -


E rieccomi qui ^^, per il (dis)piacere di tutti voi XD..!


Questa è una vecchia ff, la seconda che abbia scritto.. riletta e revisionata, sperando che (ora) piaccia ^^"""..
Che dire, a proposito della storia? Mi sono ispirata alla fiaba del Principe e del povero.. e mi scuso con i fan di Kikyo, ma lei, per copione, sarà uno degli antagonisti =__= (non che odi questo personaggio.. ma ripeto, è per copione U_U"..). Inoltre, vorrei avvisare che si tratta di una ff ad alto contenuto melenso.. e la sconsiglio a chi non piace il genere XD...!!

beh, direi non c'è altro da dire, credo, se non che i personaggi non appartengono a me, ma alla sensei Rumico Takahashi U_U..!!
Ringrazio chi avrà la pazzienza di leggere questa ff ^^, alla quale, in fondo, sono molto affezionata!
Grazie mille, e buona lettura ^/////^!!!!!!!!















Un vento fresco e lieve portava l'odore delle montagne giù alla valle, mentre il sole già alto baciava la terra con i suoi caldi raggi dorati. Fuori dal paese, in prossimità del bosco, i fiori erano appena bocciati, invitando ad incantarsi chiunque avesse la fortuna di ammirare i loro bellissimi colori.

Un formidabile spettacolo della natura, che stonava prepotentemente con il lugubre grigiume che aleggiava fin sopra i tetti delle case più alte della cittadella: sporcizia, branchi d'insetti affamati di acqua sporca o carne morta...
Le nobili famiglie avevano da tempo lasciato il paese per vivere nelle campagne più lontane, e in quel disordinato cumulo di case che doveva essere la capitale del regno, erano rimasti solo gli altri: gente povera, o malata, o entrambe le cose.
Da quarant'anni si erano iniziati a contare due morti di fame al giorno: fino a quando il numero non divenne così alto che presto si perse il conto.






-Maledetta mocciosa!-.
Dalla porta di servizio di una locanda fuori città che portava in un cortile esterno, vicino alle stalle, uscì un ragazzo vestito tutto di punto con una lunga ed elegante treccia bionda che gli copriva la schiena.
Teneva sottobraccio una bambina, che terrorizzata si dimenava con forza per fuggire alla stretta che sentiva alla vita: d'un tratto il ragazzo la lasciò andare, guardandola rotolare nella polvere con una smorfia piena di disprezzo.
La piccola, ignorando i graffi sulle mani e le ginocchia, alzò subito gli occhi sul ragazzo davanti a lei, il quale, tenendo una lunga frusta stretta nel pugno, iniziò ad osservarla con aria divertita: come un gatto che non vede l'ora di giocare col suo topolino, prima di mangiarselo.

La bambina tremò di paura e si raggomitolò con le braccia come se questo avesse potuto proteggerla. -L-la prego...- singhiozzò, mettendosi in ginocchio col capo chino fino a sfiorarela terra con la fronte. -Mi p-perdoni... la prego...-
-...Perdonarti?- il ragazzo sogghignò con profonda cattiveria. -E perchè mai?! Sei solo una piccola stracciona! Ti abbiamo permesso di lavorare qui per pura generosità! E tu come ci ringrazi? Rompendo tutti i piatti?-
-Ma...-. La bambina alzò lo sguardo, pallida in volto, gli occhi lucidi dalla paura. Sapeva che non doveva ribattere, sapeva che, qualunque cosa accadesse, il padrone aveva sempre ragione su tutto: eppure, in un momento colmo di coraggio, non riuscì a trattenersi. -Signorino Key... s-siete stato voi a spingermi mentre li lavavo...-

-COME OSI DARE LA COLPA A ME?-
Il ragazzo fece schioccare la frusta al suolo, sollevando una nuvola di polvere. La bambina, a quel gesto, abbassò nuovamente il capo e tremò maggiormente, e grosse lacrime impaurite iniziarono a rigarla le guance. Si sentì afferrare per il vestito e non riuscì a far altro che emettere un verso terrorizzato, mentre gli occhi affilati del padrone la fissavano come se volessero tagliarla in due.
-Ti insegno io l'educazione, piccola...!-


-LA SMETTA SUBITO!-.
A quella terza voce, entrambi si voltarono: una ragazza corse verso di loro e si parò davanti alla ragazzina, costringendo il padrone a lasciare la presa su di lei. La ragazza alzò lo sguardo con aria quasi di sfida, allargando le braccia mentre in una mano teneva ancora lo spazzolone che, di solito, usava per pulire i cavalli dei clienti.
Nel riconoscere la schiena della sorella maggiore, la piccola sussultò di sollievo.
-Non la toccate! E' solo una bambina!-.

Il padroncino Key le lanciò un'occhiata sorpresa, non aspettandosi di essere interrotto in questo modo.
Poi abbassò la sua frusta, e tornò a sorridere. -Sei davvero divertente, Kagome!-. La voce del ragazzo, da forte e crudele, divenne improvvisamente più bassa, più calma, più suadente.
-Rischieresti l'unico posto di lavoro sicuro del paese pur di difendere quella sporca mocciosa?!-
Il ragazzo le si avvicinò di un passo, e Kagome, d'istinto, cercò di indietreggiare. -E' mia sorella- puntualizzò con foga: -D'ora in poi la pregherei di punire me per ogni suo errore!-.

Key osservò gli occhi grigi di Kagome, così limpidi da sembrare due pozze d'acqua, che lo guardavano a sua volta in un misto elettrizzante di coraggio e paura. Ne osservò la bocca rosa, le labbra appena separate per riprendere fiato dalla corsa; osservò la scollatura del vestito che lasciava intravedere la pelle sudata appena sopra l'invaco dei seni.
Si avvicinò a lei e, con una mossa veloce, le strinse forte il mento in una mano, osservando soddisfatto la sua espressione orgogliosa ed impotente. -Ma quanto sei arrogante!- sogghignò -Se non avessi un così bel faccino ti avrei fatta licenziare all'istante.-
Kagome non disse niente, per quanto avesse l'enorme tentazione di prenderlo a pugni e vomitargli addosso tutte le parole più subdole del mondo. Lui si avvicinò pericolosamente alle sue labbra, senza smettere di guardarla negli occhi. -Lo sai, vero, che sarei disposto a darti qualche spicciolo in più se tu mi...-


-KEY!-.


Una dura voce femminile risuonò dall'interno delle cucine, facendosi sentire per tutta la locanda. La padrona del locale stava cercando suo figlio, e, dal tono della voce, doveva essere arrabbiata per qualcosa.
Il ragazzo mollò la presa all'istante, imprecando qualcosa a bassa voce e voltandosi immediatamente verso la locanda. Prima di andarsene, rivolse un altro sorriso bramoso alla ragazza, per poi darle le spalle e sparire oltre la porta che conduceva all'interno della cucina.
Non appena se ne fu andato, Kagome sospirò di sollievo, grata di essersi ancora una volta salvata dalle sudice mani di quel disgustoso ragazzo. Poi si voltò, inchinandosi verso la sorellina, ancora spaventata, ed accarezzandole i capelli. -Rin, va tutto bene?- le domandò con preoccupazione, osservandola annuire debolmente mentre i suoi pensieri erano ancora rivolti alla la frusta del figlio dei locandieri. La piccola si mise in ginocchio, i pugni minuti vicino agli occhi, e si mise a piangere. -S... scusa... Kagome...-
Kagome l'abbracciò amorevolmente, dandole un leggero bacio sulla fronte, cullandola al petto come faceva la loro mamma con lei quando era una bambina. -Non Preoccuparti, Rin. Dobbiamo stringere un pò i denti. Ma non temere, ci penserò io a difenderti...- le sussurò all'orecchio, con dolcezza e decisione, sebbene nemmeno lei fosse sicura di fino a che punto sarebbe riuscita a proteggere la sorella dalle angherie dei loro padroni.
Il loro abbraccio durò poco, visto che dovettero subito tornare alle loro occupazioni, prima che qualcuno si accorgesse che non stavano lavorando.



Kagome, una volta finito il suo lavoro alle stalle, entrò dentro la cucina e coprì il suo kimono verde un pò stracciato con un grembiule bianco appena lavato, poi, con un grosso vassoio sorretto da entrambe le braccia, si diresse a portare le ordinazioni ai clienti.
Mentre si faceva largo tra i tavoli, percepì molti sguardi maschili dritti su di lei ma cercò di non farci caso. Kagome aveva sempre ritenuto che la ragione di quelle occhiate affamate da parte dei clienti fosse dovuto unicamente alla gonna corta del kimono e alle mani troppo occupate a reggere boccali di birra per poter coprire la scollatura stracciata del suo unico vestito.
Kagome sapeva anche di essere graziosa: ma non riusciva a immaginare (nonostante Key, a modo suo, non facesse che ripeterglielo) di essere una ragazza dalla bellezza invidiabile, con i suoi lunghi capelli scuri e lucenti come la notte, i lineamenti dolci, le labbra piene e la pelle chiara, seppur, forse, troppo magra. Ma la bellezza era un lusso inutile per la sua condizione, e se anche ne fosse stata cosciente, probabilmente non le sarebbe nemmeno importato.

Come ogni mattina, pomeriggio e sera, cercò di non fare caso ai fischi che i clienti le rivolgevano, o alle veloci carezze sulle sue gambe che qualcuno compiva allungando la mano da sotto il tavolo.
Nel sentire delle dita unte sfiorarle la coscia e ritirarsi subito, chiuse gli occhi per due secondi, cercando di calmarsi e pregando a se stessa di riuscire ad abituarsi presto a questo tipo di attenzioni. Come aveva detto Key, quello era l'unico posto di lavoro che potesse garantirla uno stipendio sicuro, e non era il caso di farsi licenziare per sciocchi motivi, seppur umilianti: aveva una famiglia a cui badare.

Con questo ultimo pensiero fisso in testa, la ragazza si diresse a passo deciso verso un tavolo emarginato in un angolo rispetto agni altri, dove cinque uomini ridevano sonoramente per una battuta detta da qualcuno. Tutti indossavano un'armatura leggera di metallo grigio scuro, con lo stemma di un leone rosso sul petto: guardie personali della principessa.
Non era la prima volta che Kagome ne vedeva qualcuno: venivano spesso a mangiare lì, ma mai da soli, nè mai disarmati.

Questi, non appena videro Kagome, si zittirono.
La ragazza cominciò a poggiare sul tavolo i bicchieri di sakè che aveva nel vassoio, con lo sguardo fisso sul legno del tavolo, ignorando le occhiate che sentiva su di sé come se fossero pungiglioni sulla pelle.

-Oohh!! Ma chi abbiamo qui?- sentì dire da una voce squillante, forse troppo per essere quella di un uomo.
-Ehi, bella, perchè non ti unisci a noi?- esclamò una più roca e meno giovanile. Una terza voce si aggiunse al discorso senza dir nulla, ma ridendo con forza quasi esagerata.

Lei non rispose, e, mettendosi dritta con la schiena, si girò, decisa ad andarsene il più infretta possibile.




-Aspetta!-.




Sentendosi improvvisamente rallentare a causa di una presa sul braccio, Kagome, in un misto di rabbia e paura, si voltò.
A fermarla era stato un uomo sulla trentina, con i capelli corti castani ed un paio di baffetti dello stesso colore che, agli occhi della ragazza, lo rendevano un pò ridicolo. Sul petto, a differenza degli altri soldati, portava delle medaglie: doveva essere di un grado superiore al solo, forse sergente, forse qualcos'altro.
La ragazza, cercando inutlmente di strattonare il braccio per liberarsi da quella mano, fasciata da un ruvido guanto marrone, ebbe la mezza idea di tirargli il vassoio in testa e fuggire via.
Invece osservò sorpresa l'espressione dipinta sul volto del soldato: il suo sguardo non era avvolto dalla lussuria, come le accadeva di incontrare. Sembrava, invece, quasi stupito, con la sua bocca leggermente spalancata e gli occhi carichi di meraviglia. Kagome, senza neanche sapere il perché, tremò sotto quello sguardo.

-KAGOME, torna subito qui!-.
A sentire la voce della cuoca, la ragazza con un movimento veloce e deciso del braccio si liberò dalla presa e corse verso le cucine, contenta d'aver trovato un modo per sfuggire a quel soldato un pò strano, seppur conscia che, al suo posto, ora avrebbe dovuo affrontare lo sguardo severo della cuoca e tutte le sue lamentele.
Col vassoio di nuovo pieno e un sospiro stanco che le sfuggiva dalle labbra, Kagome tornò a lavoro.







Il crepuscolo macchiava il cielo di quei luoghi di una sfumatura eccezionale, tra il blu e il verde chiaro: si diceva che quello fosse il colore degli occhi della dea della notte, che rivolgeva uno sguardo alla terra come per assicurarsi che il sole, suo rivale, fosse veramente tramontato.

A Kagome piacevano queste storie, e ci si ritrovò a fantasticare un po' fino a quando non scorse in lontananza la piazza del paese; con una moneta d'argento stretta in una mano ed il polso di Rin nell'altra, si diresse, esausta, verso l'imponente statua di pietra di quello che si diceva fosse il capostipite della famiglia reale; la spada alzata in segno di trionfo e l'elmo lucente incutevano alle sorelle uno strano senso di timore, che però veniva sempre smorzato dalle osservazioni della bambina: "Sembra che stia scacciando le mosche con una scopa!", aveva detto l'ultima volta provocando il riso sereno di Kagome.
Ai piedi di quella statua c'era un banco di legno ricoperto di carte, oltre il quale un uomo, facendosi luce con una lanterna, stava scrivendo qualcosa con una lunga penna d'aquila, e contemporaneamente mangiucchiava dei pezzi di pollo che teneva su un piatto alla sua sinistra.
Non appena sentì dei passi, l'ometto squittì come un topolino troppo cresciuto, posando subito i suoi occhi porcini sulla ragazza davanti a lui.
-Nome, prego?- disse meccanicamente, rilassando le spalle, prima di sbadigliare rumorosamente.
-Kagome Higurashi!- rispose lei poggiando la sua intera paga giornaliera sul banco. L'uomo prese la moneta, la rigirò tra le dita e la infilò in un sacco; poi cominciò a scrivere su una pergamena con la sua lunga piuma, ignorando gli sguardi che Rin, affamata, rivolgeva quasi supplichevole ai pezzi di carne che si trovavano sul piatto proprio sopra di lei.
L'uomo si lisciò i baffi con la piuma e mangiò un altro pezzo di pollo -Tutto regolare.- borbottò a bocca piena -Tornate anche domani, o saremo costretti ad arrestarvi.-.

Kagome, quasi non ascoltandolo, girò subito i tacchi e si diresse verso casa con la sorellina alle calcagna, avviandosi sicura tra le buie ma conosciute strade che conducevano alla sua casa. Mentre camminava, stanca, alzò distrattamente lo sguardo verso l'immenso palazzo che sorgeva in lontananza, in prossimità della collina, riuscendo a scorgerne solo le punte delle torri.
La principessa salita al trono da poco più di un anno, giovane e intenta a seguire le orme del padre: aveva fatto alzare le tasse già troppo pesanti per le tasche dei sudditi, "Per costruire strade e case di cura, per rendere la vostra vita migliore!", dicevano i suoi portavoce: Kagome non aveva mai visto strade nuove o la sua vita migliorare di tanto, ma taceva, preferendo non immischiarsi in questioni che andavano ben oltre la sua portata. Le bastava avere un lavoro e poter stringere i denti finché le forze gielo avrebbero consentito.

Quando i suoi genitori morirono, Kagome era stata costretta ad occuparsi della sorellina e del nonno malato, riuscendo a guadagnare solo quel tanto che bastava per pagare le imposte. Sopravvivevano solo grazie a Rin, che con le sue abilissime mani da ladruncola riusciva sempre a sgraffignare qualcosa dalle cucine della locanda.


Ci misero una bella mezzora per arrivare a casa, una catapecchia di legno già divorata per metà dai tarli, situata prorpio ai confini del paese e, quindi, molto isolata dalle altre case.
Le due sorelle entrarono subito per accertarsi delle condizioni del nonno.
L'interno era praticamente vuoto: c'era solo il letto ed un cumulo di paglia: i pochi mobili che, fino a qualche anno prima, decoravano un poco la casa dandole un aspetto meno lugubre, erano stati venduti dalla primogenita come legna da ardere, quando ancora non avevano un lavoro e la famiglia aveva bisogno di qualcosa da mangiare.
Kagome si avvicinò al nonnodormiente, il quale, non appena sentì una mano posarsi sulla sua fronte, si svegliò stancamente, guardando la nipote con occhi spenti ed innumiditi.
-Kagome...!- sussurrò a malapena con la sua voce roca.
Il nonno era mandato, riuscendo ad alzarsi dal letto un giorno sì e uno no, e per andare a lavorare le due sorelle dovevano lasciarlo solo tutto il giorno: a nessuna delle due piaceva l'idea, ma non c'era da fare altrimenti.
La ragazza, sorridendogli docilmente, gli porse una borraccia piena di latte, facendoglielo bere.
Rin, intanto, dopo aver baciato il nonno e fatto qualche coccola, si sedette a terra ed estrasse dalla manica un pezzo di pane secco, dividendolo in due parti: ne dette una a Kagome, che mangiò avidamente mentre volgeva lo sguardo verso la loro finestra senza vetri. Con una mano le si avvicinò e scostò il panno che ci aveva messo davanti per non far entrare in casa troppa corrente.

Ammirò il cielo scuro tappezzato di bellissime stelle brillanti come gemme.
La ragazza, come tutte le sere, fissò il paesaggio notturno, pregando in silenzio, chiedendo agli astri notturni con occhi supplichevoli di non farla vivere sempre così, sperando con tutta se stessa che per lei, Rin ed il nonno le cose cambiassero in meglio.
Perchè se continuava così, presto avrebbe dovuto cedere alla insistente corte di Key, e il solo pensiero le faceva venir voglia di piangere dal disgusto.
Continuò a guardare davanti a sè, supplicando il vento di portare le sue mute richiese alle stelle della notte.
Ma, come sempre, l'unica risposta che ricevette fu altrettanto silenzio, interrotto solo dal cupo canto di un qualche uccello notturno nascosto tra gli alberi.
Sospirò rassegnata, dandosi della sciocca per questa sua ostinazione nel cercare un qualche "aiuto divino", cercando di convincersi che se avesse voluto cambiare davvero la sua condizione famigliare, avrebbe dovuto fare tutto da sola, contando solo sulle sue forze.

Visto che il nonno si era rifiutato di prendere altro, lasciò quelle poche goccie di latte avenzato alla bambina.
Poi le due sorelle, stanche, si gettarono nel loro cumulo di paglia, uno affianco all'altra. -Buonanotte, Kagome!- sussurrò Rin, chiudendo gli occhi, acoccolandosi vicino alla primogenita. La ragazza. intenerita dalla sorellina accucciata come un grazioso gattino, si sdraiò a sua volta, sbadigliando dal sonno ed abbassando le palpebre.
-Buonanotte...-




TUMP! TUMP!.





Le ragazze, a quel rumore improvviso, sobbalzarono contemporaneamente.
Entrambe cercarono di mettersi a sedere sulla paglia, fissando, con il cuore che balzava impaurito nel petto, la porta chiusa davanti a loro. Le due sorelle si guardaono a vicenda, come per chiedersi reciprocamente se avessero sognato, o, se no, chi mai poteva esserci fuori da quella porta. Kagome si alzò lentamente, terrorizzata al solo pensiero che si trattassero di banditi o manigoldi: non avevano nulla con cui difendersi, e una ragazza, una bambina ed un vecchio malato avrebbero potuto far poco contro uno o più uomini, soprattutto se armati.
Ma, riflettè, ladri o assassini non entravano certo in casa bussando, o no..?!

Kagome, ingoiando un pò di saliva, cercò un'altra ipotesi su chi mai potesse esserci oltre la porta. Per un attimo, superata la sorpresa iniziale, pensò di domandare chi ci fosse.
Ma prima che potesse dire qualcosa, con un colpo forte e improvviso la porta si aprì da se, facendo sobbalzare le due sorelle dallo spavento.

Sulla soglia stava qualcuno, il cui viso ed il cui corpo erano coperti da un lungo mantello nero col cappuccio: una figura alta ma indistinguibile, che a Rin fece tanta paura da portarsi le mani alla bocca nel vano tentativo di trattenere un gridolino terrorizzato.
Dietro di lui stava una decine di uomini, tutti vestiti come le guardie reali, tutti con in mano le spade che brillavano di luce argentea sotto lo spicchio di luna nel cielo.
-C... che volete?- chiese Kagome, terrorizzata, non appena riuscì a trovare la forza per parlare. Perchè dei soldati erano lì?
Per arrestarla?
-Abbiamo pagato le tasse, oggi! Non abbiamo fatto niente di...!-

-Capitano Soma-.
La persona incappucciata parlò, senza muoversi, con una voce soffocata da quello che sembrava uno sbadiglio mal trattenuto. La sua voce mise i brividi alla piccola Rin , che si era anch'ella alzata in piedi, almeno quanto la sua figura: era una voce femminile, ma fredda, quasi priva di emozioni.

Dalla folla di soldati si fece largo un uomo basso di statura, con buffi baffetti castani sotto il naso.
Kagome, nel buio della casa disturbato solo da una lanterna che qualcuno, tra la piccola folla di soldati, stava reggendo verso l'alto, lo riconobbe quasi subito: era lo stesso che l'aveva trattenuta per un braccio quella mattina alla locanda.

-Sarebbe lei... la ragazza?-
-S... si, esatto, altezza!- rispose lui guardando Kagome con fare agitato, attorcigliandosi nervosamente le dita tra loro.


..Altezza?


Kagome, ancora confusa, si ritrovò a trattenere il fiato nel vedere delle piccole mani bianche spuntare dall'interno del mantello e dirigersi verso il cappuccio, tirandolo via con un gesto elegante.
Rin spalancò la bocca, lasciandosi fuggire un gemitto di sorpresa.
Kagome alzò un sopraciglio, studiando viso, stranamente tanto familiare, che le ricordò stranamente sua madre..
Ma poi, dopo qualche secondo, si ritrovò anch'essa con la bocca aperta dalla sorpresa, indietreggiando di qualche passo, gli occhi sbarrati dalla paura. Era una donna.
Ma non una donna qualsiasi.


Era lei.


Kagome non aveva specchi, e le uniche volte che poteva vedere il suo viso era quando andava a riempire dei secchi al fiume per conto della cuoca, quando guardava il proprio riflesso in una semplice pozza d'acqua. Ma quelle poche volte si era sempre osservata con attenzione, curiosa di sapere come fosse il suo volto, ed aveva, col tempo, imparato a riconoscersi.

E quella donna davanti a lei, era la sua perfetta copia, fatta e sputata:
Gli stessi capelli neri, gli stessi lineamenti dolci, la stessa forma delle labbra.
Sia Rin che Kagome rimasero ammutolite di fronte a quella rivelazione, e anche le guardie fissavano le due ragazze, stupefatti da tanta somiglianza.

Il primo a disincantarsi fu il capitano Soma, il quale, avendo notato già da quella mattina tale sorprendente uguaglianza, avanzò d'un passo con fare autoritario. -Ehi, straccione impudenti! Come osate non inchinarvi di fronte alla somma principessa Kikyo di Hedim?-.

Kagome aprì la bocca come se stesse per ingoiare una torta intera.
Dopo essersi concessa qualche secondo di puro stupore, si poggiò sulle ginocchia, con lo sguardo abbassato, imitata da una RIn non meno confusa di lei.

Non poteva crederci.
La principessa in persona... lì!?

Kagome si morse il labbro, non sicura che quello che stava accadendo fosse davvero realtà, o solo un'allucinazione per la fame terribilmente realistica.

-Alzatevi!- ordinò la donna con un modo quasi meccanico, di chi era abituato a dare ordini del genere.

Gettandosi, l'un l'altra, un'occhiata carica di confusione, le due sorelle obbedirono all'ordine ricevuto,mentre la principessa si portava un fazzoletto di seta bianca sul naso, facendo capire chiaramente ai presenti che non sopportava quell'odore di polvere e di legno marcito al quale non era abituata.
Kagome, in quel frangente, ebbe la possibilità di studiarla meglio, scoprendo che forse non erano proprio uguali come all'inizio aveva pensato: la pelle della principessa era più bianca, e dall'aria molto più morbida della sua, e i capelli più lisci, come una cascata di seta scura. Anche il fisico era forse un po' diverso, dai fianchi più stretti e le braccia meno magre.
Kagome alzò lo sguardo fino a incontrare i suoi occhi, e un sussulto le fece tremare le spalle. Di un colore praticamente uguale al suo, di un taglio identico, freddi e duri come due pietre.


-Questa ragazzina mi assomiglierebbe?- sebbene gli occhi fossero ancora fissi su quelli di Kagome, dandole un forte senso di gelo lungo la spina dorsale, tutti capirono che stava parlando al uomo alla sua destra. Il capitano Soma si voltò fulmineo verso di lei, e subito, alla sua espressione autoritaria, si sostituì uno sguardo accondiscente e nervoso. -Cer... certamente, maestà! Mi creda, vi somigliate come due goccie d'acqua!-.

Kagome sentì tutti gli sguardi fissi su di lei, ma, come faceva quando lavorava alla locanda, cercò di non farci caso, troppo impaurita e confusa da quell'inspiegabile situazione, e incapace di staccare gli occhi da quella donna simile a lei quanto ad un freddo blocco di ghiaccio.
La principessa Kikyo la scrutò attentamente: sembrava quasi si stesse domandando come quella ragazzina di fronte a lei, con i capelli spettinati e orrendi stracci addosso, potesse assomigliarle tanto.
-Come ti chiami?- domandò secca, premendosi con ancor più forza il suo fazzoletto sul naso.
L'altra ragazza provò a rispondere, ma un forte nodo alla gola le impedì di parlare. Ingoiò un pò di saliva e respirò a fondo, cercando di calmarsi. -Ka..Kagome..!- sussurrò con un filo di voce.

La sua sosia, non appena ricevuta la risposta, fece un pigro segno con la mano sinistra, e subito una guardia si fece largo tra i compagni. Un ometto magro come un'acciuga, abbassando umilmente il capo, nel mentre superava la sua sovrana, si posizionò davanti a Kagome, gettandole ai piedi un piccolo sacco di pelle, per poi tornare velocemente dagli altri.

La ragazza, a giudicare dal rumore che aveva sentito, intuì subito, mentre il respirò le si mozzava appena dallo stupore, che doveva essere pieno di monete. Persino Rin, dietro di lei, accorgendosi di questo particolare, fissò quel piccolo sacco con occhi sgranati.


-Ma che?!-
-Kagome, vorresti altro denaro?- .

La ragazza non rispose, continuando a guardare la donna come se fosse un fantasma pronto a sparire in una nuvola di vapore.

La principessa prese il suo silenzio per un sì.
-Allora non rifiuterai l'offerta che ti farò.- disse con un mezzo sorriso inesplicabile.
-Andiamo al sodo, Kagome: tra due mesi arriveranno a palazzo tre principi per chiedermi in sposa, e rimarranno ospiti nel mio castello per circa una settimana...-.
La principessa spiegava con calma, ignorando i continui sguardi confusi che le due sorelle le stavano lanciando.
-Purtroppo sono costretta ad assentarmi provvisoriamente...- il suo tono assunse una nota quasi drammatica. -Tuttavia non è mia assoluta intenzione offendere i miei gentili ospiti. Kagome...-
La ragazza sobbalzò appena ed inspiegabilmente nel sentire pronunciato il suo nome. -Voglio che tu prenda temporaneamente il mio posto a palazzo reale.-.

Kagome, rimanendo a bocca spalancata, scossa, mosse le labbra per dire qualcosa, qualunque cosa, senza un solo risultato.
Non aveva la più pallida idea di che cosa dovesse dire in quel momento, visto che non era ancora riuscita a riordinare le idee.

Lei.. Lei doveva spacciarsi per la principessa...?!
Non poteva essere vero. Di certo stava dormendo.
Si dette un pizzicotto sulla gamba, aspettando di svegiarsi da quell'assurdo sogno, il quale, tuttavia, sembrò non voler svanire.

Ci fu un momento di silenzio che per la principessa dovette essere troppo lungo, perché decise di non attendere la sua risposta: -A questo punto, io andrei...-
La sua voce riportò bruscamente Kagome alla realtà: osservò la donna darle lentamente le spalle ed infilarsi il cappuccio, pronta ad andarsene. Impallidì appena, capendo che quella era l'ultima occasione per poter dire qualcosa, e cercando di farlo in fretta.
-..N.. N-No, un momento!- esclamò, con voce più acuta di quanto avesse voluto, compiendo istintivamente un passo in avanti.
Anche la principessa si fermò. -Che succede? La cifra non è soddisfacente?-
-Io..!- Kagome si morse il labbro, gettando un'occhiata al sacco che le era stato gettato ai piedi, certa che lì dentro ci fosero più soldi di quanto mai ne avese visto in vita sua. Scosse appena il capo, guardando la schiena della donna e gli occhi scintillanti del capitano Soma fissi su di lei.
-Io.. C-come posso io..? Non so come fare a.. a comportarmi come...-

Una risatina lieve e fredda come il vento d'inverdo la interruppe subito, facendola tacere ed abbassare timidamente il capo, seppur senza smettere di fissare la sua sosia.
-Kagome, Kagome...- il tono con cui pronunciava il suo nome aveva un chè di canzonatorio. La principessa gisò appena il viso senza guardarla, con un'espressione che sembrava essersi fatta più dolce, come una madre che sorride bonariamente a un figlio che non capisce qualcosa di molto semplice.
-...credi io sia convinta che tu saprai essere alla mia altezza in tutto? Non voglio certo che tu partecipi a ricevimenti, o... prenda il te' delle tre.- ridacchiò contro il suo fazzoletto -mi basta sapere che i miei ospiti credano che io sia presente. Basta che vi vedano, vi salutino, e il resto faranno da soli. Ma per le basi... non ti devi preoccupare. Una mia ancella fidata si prenderà cura di te e ti insegnerà tutto-.
Kagome, alla parola "Ricevimenti", non riuscì a non immaginarsi in un lungo vestito pregiato, come quelli delle nobildonne che vedeva passeggiare sulle carrozze, con fili di perle sul collo e scarpe d'argento.
Il pensiero le dette emozione e paura al contempo.

-Se non c'è altro...-
-..No! Un'altra cosa!-. Ora Kagome parlò a testa alta, fattasi più coraggio.
-Io, ecco.. Io non posso assentarmi da casa per troppo tempo lasciando soli mia sorella e mio nonno!-.


La principessa Kikyo, a quele parole, sbadigliò leggermente. Stavolta si voltò del tutto, un'espressione annoiata in volto, e osservando la sua sosia e rendendola, di nuovo, nervosa come prima. Poi lo sguardo le cadde sulla piccola Rin, la quale, sentendosi intromessa nel discorso, arrossì furiosamente e tremò dietro le gabe della sorella.
-Tutto qui, il problema?- borbottò con voce atona -Vorrà dire che porterete la bambina con voi, spacciandola per una vostra damigella appena assunta, mentre per vostro nonno...!-
La regnante guardò il letto dove un uomo anziano dormiva pacifico, ignaro di quello che gli stava accadendo intorno, e di nuovo si premette il fazzoletto sulle labbra. -... preparerò una carrozza affinchè lo porti in una casa di riposo privata!-.


Kagome cercò quancos'altro da ridire, ma non trovò nulla di soddisfacente. Di questo, la principessa sembrò piuttosto contenta.


-Passeremo domani mattina a prendervi. Una mia ancella le dirà cosa fare...-
La principessa si girò una seconda volta, e stavolta uscì, seguita dai suoi soldati, mentre l'ultimo della fila chiudeva la porta dietro di se. Di lei rimase solo un -Addio.- che rimbombò tra le pareti della casa come la figura evanescente di uno spirito.
Poi fu silenzio.


Per un po' di tempo nessuno osò muovere un muscolo.
Il nonno continuava a dormire beatamente, rigirando la testa sul cuscino morsicato dai topi.
Rin si fece coraggi, e presa dalla curiosità si avvicinò al sacco pieno di monete d'argento, aprendolo con mani tremanti dall'emozione.
Disse qualcosa, ma Kagome non l'ascoltò.

Stava rivolgendo ancora una volta lo sguardo verso il cielo, e, per un attimo di estasi, le sembrò che tutte quelle stelle le stessero sorridendo.
Sebbene un enorme senso di confusione regnasse ancora dentro di lei, ormai, almeno, era assolutamente certa che quello non era un sogno, o un'allucinazione, e sentì gli occhi pungerle dalla gioia per aver ricevuto tanta fortuna in una sola sera....






-Somma Kikyo!-.
Il capitano Soma stava aiutando la principessa a salire sulla carrozza, parcheggiata davanti alla baracca, sulla povera stradina di sabbia e sassi. Lei gli gettò un'occhiata veloce, segno che aveva la sua attenzione. -Perdoni la mia insolenza, ma... perchè non avete riferito a quella stracciona che qualcuno sta attentando alla vostra vita?-.
Lei sorrise. -E' ovvio, perchè altrimenti non avrebbe accettato-.

Non appena la porta si chiuse, la principesa si immerse tra i morbidi cuscini di velluto, e si affacciò leggermente fuori dalla finestrella. -Capitano Soma...-. L'uomo si mise sull'attenti, mentre gli altri soldati, dietro di lui, facevano lo stesso, preparandosi a seguire la carrozza a piedi. -Per questa faccenda richiedo la segretezza più assoluta. Nessuno all'infuori dei presenti deve sapere di questa mia decisione! Tornerò a palazzo non appena saputo chi sarà il mio consorte... fino ad allora, guai a lei se qualcuno dovesse venire a conoscenza della faccenda!-
-Naturalmente, venerabile Kikyo-.


La principessa si sedette compostamente sul morbido sedile color vermiglio, facendo un lieve cenno al cocchiere, affinchè cominciassero ad andarsene.
"Peccato!" pensò, continuando a guardare pigramente oltre le finestrella della carrozza, osservando quel povero paesaggio immerso nel buio, mente le mani, sulle ginocchia, piegavano distrattamente il suo fazzoletto. "Mi sarebbe piaciuto vedere i miei pretendenti cercare di conquistare la mia mano... Chissà chi ce la farà? Un uomo, un demone od un mezzodemone?".

Sorrise divertita, mentre la sua carrozza scompariva tra le tenebre della notte... .












continua...



 
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VOTO: (25 voti, 26 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 26 commenti
Rif.Capitolo: 6
kaiyoko - Voto:
16/02/12 01:42
Mi scuso per il ritardo epocale, ma ho letto anche il sesto capitolo u.u ovviamente continuerò a seguirti semmai continuerai la fic.
Questo capitolo è stupendo, come i precedenti, ti prego *_* vai avanti, non vedo l'ora di vedere come continua!!!! Baciotti
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kaiyoko - Voto: 08/07/11 22:21
Ok, te lo devo dire: scrivi da Dio.
Però ho notato che è parecchi mesi che non aggiorni e la cosa mi rende molto triste ç_ç anche perkè ho appena finito di leggere la fic tutta d'un fiato e sinceramente non vedevo l'ora che tu la continuassi.. spero che lo farai presto, sebbene io sia la prima a dovermi decidere a finire la mia ultima ^^'' ehm.. seh, vabbè, stendiamo un velo. Bellissima storia, fin'ora l'ho trovata classica ma anche originale, innovativa e familiare! Inutile dire che mi è piaciuta un sacco, già s'intuiva immagino XD spero che rientrerai presto col tuo account e ti accorgi di noi povere lettrici che siamo rimaste impalate a questa storia, pendendo dalle tue dita ç_ç
Ergo, non posso non esortarti a continuare.. quindi.. CONTINUAAA TI PREGOOOOOOOO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
P.S. un bacione ^_*
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Rif.Capitolo: 5
tensi-hanyou
24/02/11 23:09
dovevo assolutamente scriverti!!! ho letto i capitoli di questa fan fiction tutti d'un fiato!!!! sei bravissima a descrivere i luoghi, gli oggetti, le sensazioni...brava proprio brava brava bravissimaaaa :)))
xò sono curiosissima di sapere come andrà avanti questa stupenda storia che mi sta intrigando!!! xcui ti prego continualaaaaaa!!!!!
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Rif.Capitolo: 5
kagomina - Voto:
24/07/10 17:12
Iiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!! Kawaiiiiiii!!!!!!!
Hai proprio capito il vero divertimento di Miroku decrivendolo al meglio!!!
Complimenti!!!
Ora però, continua al più presto!
Voglio proprio vedere cosa succederà tra Sango e Miroku. Dato che lui non può sposarsi con altre ragazze se non con Kikyo.... Chissà cosa succederà!!!
Ti prego aggiorna al più presto!
Sono assolutamentissimamente curiosissima!!!
Bacioni bacioni e un augurio per il continuo!!!!!!
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Rif.Capitolo: 5
11kagome23 - Voto:
19/07/10 18:53
Bellissima!! Aggiorna presto! Complimenti... Baci
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Rif.Capitolo: 1
kagomina - Voto:
09/05/09 20:49
quando continui?? Scusa l'insistenza è che poi me la devo rireggere tutta d'accapo perchè me la dimentico!!

Comunque bellissima!!!! L'ho riletta adesso per ripiantarmel nella mente
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Rif.Capitolo: 4
kagomina - Voto:
24/02/09 19:01
è bellissima continuala al più presto!!!!!!!!!!!!!
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Rif.Capitolo: 1
kiara-95 - Voto:
22/01/09 19:20
daiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
devi continuare assolutissimamente!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
non ne posso più di aspettare!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
sbrigatiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!

la ff è bellissima,anzi di più ma siccome non ci sn parole per descriverla al meglio userò queste:
-megagalattica
-magnifica
-coinvolgente
-sorprendete(nn avevo mai letto niente di così...così...vabbè hai capito che è un complimento no?...)
-.............nn ho più aggettivi...i migliori che conosco li ho usati tutti,però se ne conosci altri fai finta che te li abbia detti e dedicati alla tua fanfic!!!!!!!!

kizz kizz
kiara!!!!!!!!
^_^
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Rif.Capitolo: 4
inoue-san - Voto:
17/01/09 15:51
scusa se nn ho letto subito il capitolo e nn l'ho commentato...anche io sono abbastanza occupata con la scuola! e a te come va? XDDD
vabbè...*O* davvero mi adori?! davvero leggere i miei commenti è un piacere?! XDD ok...evitiamo domande sceme e torniamo al motivo principale! u.u...
allora...
ottimo capitolo... e...e...>.> ?
diamine! non so cosa dire! XDDD

ah...si...mi hanno particolarmente colpito le parti in cui descrivi... *O* il cielo stellato...e bella la scena quando si insultano! XDDD

e...continua così che nn deluderai nessuno! ^O^

kiss...^*^
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Rif.Capitolo: 4
ciki-chan - Voto:
15/01/09 15:17
ti ringrazio molto di avermi citato! cmq devo dirti ke manmano ke va avanti questa fi è sempre più bella! ti prego di continuarla! è perfetta! ^^
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