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MANGA.IT FANFIC
Categoria: Manga e Anime
Dalla Serie: Death Note
Titolo Fanfic: TRUTH OR PENANCE?
Genere: Sentimentale, Romantico, Erotico, Introspettivo
Rating: Vietato Minori 18 anni
Avviso: Shounen Ai, Yaoi
Autore: arakne galleria  scrivi - profilo
Pubblicata: 01/06/2008 18:40:15

Un pomeriggio come tanti... una strana e sgradita penitenza, l'effetto domino che provocherà il resto. [MelloxNearxMello] Linguaggio colorito
 
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TRUTH
- Capitolo 1° -

Truth or Penance?






Tutti i personaggi sono maggiorenni, non sono mai esistiti, e non appartengono certo a me ma agli autori di Death Note, tranne Genzo che è frutto della mia fantasia.


- E una volta arrivato nella torre più alta del castello si incontra il mostro finale e ci vogliono circa cento colpi sullo stomaco e quattrocento colpi di spada per… Mello? Mi stai ascoltando?

- Eh?

Eravamo seduti sul muretto che circonda il giardino della Wammy’s House. Matt come al solito farneticava sul suo nuovo videogioco agitando le braccia come una gallina impazzita. Era da tempo che avevo rinunciato ad ascoltarlo, ma evidentemente era la prima volta che sembravo tanto assente.

Il mio pensiero fisso era… facile capirlo… Near.

Maledetto moccioso.

- Guardalo come gioca coi suoi maledetti puzzle bianchi… sembra un disturbato mentale.- feci acido. Un anno in meno di me, e mi superava sempre, sempre!

- Anche tu non sembri tanto sano di mente quando strabuzzi gli occhi in quel modo e azzanni la cioccolata… come se fosse colpa sua…- finì la frase esitando, capendo dalla mia espressione di aver parlato a sproposito.

- Zitto!- gridai – zitto! Fatti gli affari tuoi!

- Okay capo.

Dovevo essere diventato paonazzo. Mi specchiai nelle lenti dei suoi occhiali da sole: sì, sembravo proprio un folle. Saltai giù dal muretto, ancora mangiando cioccolata, e raggiunsi un gruppo di ragazzi là vicino. Almeno io non mi facevo pregare e degnavo gli altri di attenzione, non come il signorino puzza-sotto-il-naso. Matt ovviamente mi seguì.

- Che fate?- domandai celando la mia furia omicida.

- Giochiamo a Verità o Penitenza!- fecero tutti, ridendo in modo strano.

- Che bello, che bello! Mello, ci uniamo?- Fece Matt eccitato.

Non mi sembrava una grande idea, ma sempre meglio di annoiarsi.

Non avevo fatto i conti con Genzo.

Genzo era un tipo strano, capiva immediatamente quando qualcuno mentiva, semplicemente seguendo i suoi gesti. Certo, tutti sanno riconoscere una bugia quando viene detta abbassando lo sguardo, ma lui sgamava ogni balla, perfino le mie!

In effetti fu divertente vederlo torchiare gli altri… ma venne il mio turno.

- Verità o Penitenza?

Merda!

Non potevo rischiare di rivelare qualche segreto importante, Genzo era un grande impiccione, quasi quanto Linda, che grazie al cielo era ancora dentro la casa a giocare con le sue amichette.

- Penitenza.- mi arresi.

Negli occhi di tutti si dipinse la perfidia.

- C-cosa devo fare?- feci sgranando gli occhi.

- Vai a baciare Near.



- Eeeh?- mi stupisco che Roger non avesse sentito le mie urla sin dal suo ufficio.

- è uno scherzo, vero?- domandai esitante. Genzo scosse la testa:

- No, non lo è. Avanti!

- Mi hai preso per un maledetto frocio?- urlai paonazzo.

- Beh, te lo stiamo ordinando noi, no? Dimostra la tua dignità accettando a testa alta.- si rivolse poi ai nostri compagni:- noi non lo prenderemo in giro, vero?

“no-no” scossero tutti la testa.

Matt da parte sua era senza parole, ma quando lo guardai mi sorrise un pochino.

- Può essere divertente, Mello… un nuovo modo per prenderlo in giro, o per sconvolgerlo e fargli perdere quell’aria da so-tutto-io.

Non aveva tutti i torti, ma feci ugualmente resistenza, sempre con meno convinzione. Certo, avrei sorpreso Near, e poi… era solo un bacio! Non c’era nemmeno il pericolo che gli altri mi prendessero in giro. Alla fine cedetti notando che Genzo crocchiava minacciosamente le nocche delle mani.

Mi avvicinai a quel bozzolo candido. Da lontano non si distingueva nemmeno la sua posizione… era troppo bianco! Bianchi i vestiti, bianca la pelle, bianchi i capelli… perfino il puzzle!

Gli girai un po’ attorno prima di chinarmi al suo livello.

- Buon pomeriggio, Mello.- saluto con voce morbida, pacato come sempre.

- Ciao- feci sbrigativo – lo sai cosa prevede la mia penitenza?

- Cosa, Mello?

- Che io ti baci- risposi ricacciando indietro l’imbarazzo per apparire spavaldo e canzonatorio.

- Oh.- fece. Solo “Oh”, ma pareva preso di contropiede.

Paventai che mi facesse fare grame figure tirandosi indietro, così non gli detti il tempo di realizzare la cosa e lo attirai a me, unendo subito le nostre labbra.

Le reazioni del mio corpo…!

Quel calore certo non l’avevo previsto, e neanche che le mie gambe tremassero costringendomi a sedermi a terra, mentre lui mi assecondava, forse senza volerlo, sedendomisi sulle ginocchia.

- Mh…mmh…- Mugugnava Near, senza fare ulteriori resistenze.

Teoricamente avrei dovuto anche cingergli la vita e dare qualche tocco di lingua, ma, anche se Genzo mi avrebbe pestato, decisi di rinunciare alla seconda, altrimenti sarebbe capitato un macello.

Mi limitai a portargli una mano sulla schiena. Con mio enorme e imbarazzato stupore lui aderì a me. Mi rifiuto di credere che l’avesse fatto apposta…

- Ah…- gemette piano al contatto dei nostri bacini. Quel maledetto gemito mi riecheggiò nella mente per le ore a venire. Mi sentii… indurire…

Specie quando aprii un po’ la bocca e lui prese a leccarmi con delicatezza le labbra, con tocco inesperto tuttavia dannatamente eccitante. Stupido moccioso.

Stava cominciando a premere un po’ il bacino sul mio… Dio… Dio… Dio!

DIO!

- Hey, potete staccarvi, sapete!- ci urlò ilare Genzo.

Arrossii furiosamente e mi allontanai di scatto. Near si strinse nella spalle e, con aria di nuovo assente, riprese il suo dannato puzzle, solo un po’ rosa sulle guance diafane.

“TI ODIO, NEAR!” gridai nella mia mente. Sarebbe stato stupido farlo sul serio.

Mi trascinai dai miei compagni.

- Accidenti, Mello.

- Attento a quello che dici, Matt. Ti costerà la vita.

- Near è… come dire… mucho caliente, non è vero?- mi prese in giro Genzo. Volevo picchiarlo, ma la vista dei suoi avambracci possenti mi fece cambiare “inspiegabilmente” idea.

Fortunatamente quel giorno avevo messo dei pantaloni più larghi del solito, e nessuno si accorse del mio altrimenti ben visibile rigonfiamento. Sì, rigonfiamento! Perché?

Fanculo Near, fanculo!

Per placare i miei timori, mi imbastii mentalmente un’affrettata spiegazione: era stato dopotutto il mio primo bacio, chi lo dice che tutti i baci non fanno quell’effetto? Per esempio, una carezza, chiunque la dia, non è confortante? Perfino Genzo doveva infondere sicurezza carezzando qualcuno. Tutti sanno dare carezze piacevoli, forse tutti tranne Matt, per via dei calli alle dita causati dall’uso compulsivo di joystick. Nulla di preoccupante, non fosse che il mio sguardo fuggiva ormai sovente a osservare la bianca figura di Near.

L’aria cominciava a raffreddarsi, ed eravamo tornati nella sala comune, e lui stava lì, accasciato ancora sulla moquette, a disfare e rifare il suo puzzle.

E notavo quanto erano rosee le sue labbra, che avevo sentito tanto morbide e… basta!

Respirai forte, furente.

- Qualcosa non va?- mi chiese Matt preoccupato.

- Niente di importante.- risposi, assente.

La cena fu se possibile ancora più stressante: ero capitato di fronte a quello spudorato moccioso, e per la prima volta mi soffermai senza accorgermene, a fissarne i pacati e aggraziati gesti.

Da bradipo, Mello, da bradipo! Intervenne la mia razionalità acidamente.

Ecco che tagliava la carne, se la portava alla bocca con lentezza… la masticava… ingoiava… si leccava le labbra da eventuali rimasugli di sugo…

Ma sembra modo di mangiare? Osceno!

Con un’occhiata mi accorsi che tutti mangiavano così, meno Matt che si ingozzava come un maialino.

E tagliava… e si leccava le labbra…

Santo cielo… che qualcuno lo ammazzi! Uccidetelo!

No, così non andava affatto, no no!

Finii di cenare il più velocemente possibile e schizzai subito nella mia camera, ignorando i richiami di Roger, Matt, Genzo e della Madonna.

Sbattei la porta e mi buttai sul letto.

Dormire, sì… dormire, e dimenticare tutto, tutto!

Chiusi la finestra e le persiane, che sbattevano con foga mosse da un vento particolarmente violento. Già si sentivano le prime gocce di pioggia.

Mi misi il mio solito pigiama nero e m’infilai a letto, spegnendo la luce.

Passavano le ore, ma io ero sempre sveglio come un grillo.

M’imponevo di pensare a L, a Roger, perfino a Linda, ma non a Near. Mi accorsi ch’era tutto inutile, così mi concessi di pensare a lui nell’atto di cadere in ginocchio dopo che io l’avrei sconfitto… sì… in ginocchio, umiliato… in ginocchio…

E non mentre… si siede sul banco, sbottonandosi la camicia bianca… implorandomi di toccarlo…

- …hhh…aahh…

Non nell’atto di gemere, così come era successo quel pomeriggio, sempre più forte… sentendo la mia lingua sulla sua gola…

La mia mano scese in mezzo alle mie gambe.

- mmmh… ah…

Non a tremare… a mugolare… a lasciarsi spogliare con foga… non al suo corpo caldo e sudato e fremente contro il mio… mentre mi abbassava i pantaloni con disperazione…

Anche io, sotto le coperte, mi abbassavo i boxer.

- N-near… ah… ahh… mmh…

Afferrai il mio membro ormai eretto e cominciai a far andare su e giù la mano, sempre più veloce, mentre immaginarlo di voltarlo e di affondare in lui…

No! No! Smettila di toccarti pensando a Near!

Giusto, realizzai nonostante la mente annebbiata, cosa mi prendeva?

Sentii bussare alla porta; sbiancai e ricacciai il coso nei pantaloni, mi asciugai il sudore e, tentando di non fare una voce strozzata:

- Avanti.

Pensavo fosse Matt, così fissai lo stipite della porta che si apriva e si chiudeva a chiave, ad una certa altezza, pensando di veder comparire la sua chioma rossa. Avrei dovuto guardare più in basso, evidentemente era qualcuno più basso.

Per farlo dovetti abbassare le ginocchia, che avevo raccolte a me, per nascondere l’erezione (anche perché Matt di certo avrebbe acceso la luce), che mi occludevano la vista.

Chi accidenti…

Mi venne quasi un infarto.

- Near?!

Era lì, in piedi vicino al mio letto, col suo pigiamino bianco che era del tutto uguale ai vestiti che indossava normalmente.

- Mello…- iniziò timidamente, arricciandosi una ciocca di candidi capelli col ditino.

Mi venne da pensare fosse adorabile.

- Mello…- che qualcuno lo faccia smettere di ripetere il mio nome, cazzo!- posso dormire con te, stanotte?

No, non dovevo aver sentito bene.

- Che razza di idee ti sei messo in testa, scemo?- inveii aspramente.

Lui fece un passo indietro, portando le mani davanti a se’, come a tranquillizzarmi.

- No, non è per… per quello che hai fatto questo pomeriggio… probabilmente sarei venuto qui lo stesso stanotte… è perché ho paura del temporale.

- Quale tempora…- venni giusto interrotto da un tuono.- Comunque sia, no, Near. Vai da qualcun altro.

- Quello che mi ospitava prima di te quando faceva cattivo tempo se n’è andato una settimana fa. E poi… dai… domani ti porto della cioccolata, per ripagarti.

- Sai come mi faccio ripagare? Prendendoti a calci in culo tutto il giorno!

Non credo che avesse frainteso le mie parole, credo anzi che volesse solo averla vinta facendo finta di non aver capito.

- Va bene, ma domani, ora voglio dormire qui.

Non mi restò che fargli subito spazio, tant’è che stava entrando nel mio letto e certo non volevo fargli notare come stavano le cose dentro i miei pantaloni.

Sulle prime non mi restò attaccato, quindi tirai un mentale sospiro di sollievo, vedendo la sua schiena a molti centimetri dal mio corpo.

Ma ad un tuono più fragoroso degli altri, si voltò di scatto e si accucciò addosso a me, facendo inavvertitamente aderire i nostri corpi, esattamente come in quel pomeriggio.

Mi irrigidii, e anche lui.

- Mello… ma…

- Oh, il povero piccolo Near ha paura dei brutti e cattivi temporali?- lo motteggiai, per sviarlo. Fatica sprecata: Near non era il dannato numero uno per nulla.

- Mello… qui, non lo so, sei… duro.

Dovevo sembrare un peperone fatto e finito.

Decisi tempestivamente che non mi sarei fatto prendere in giro, e che anzi l’avrei attaccato per primo, come se fosse una cosa normale.

In una situazione simile, che avrei detto a Matt?

- Sì, prima che venissi a scocciare mi stavo facendo una sega, d’accordo?

- Una… sega…?

Okay, Matt avrebbe capito al volo, si vedeva che Near non frequentava la nostra volgare e ridanciana compagnia. Però mangiava in modo sconcio!

- Uffa…- specificai sbuffando – una sega, mi masturbavo, mi stavo soddisfando da solo, hai capito o devo usare termini scientifici?

Near arrossì e sembrò come rifletterci su, carezzandomi con la punta del ditino la gola.

La risposta che mi dette non aveva nulla a che vedere con quella che forse avrei ricevuto da Matt.

- E se io… ehm… ti soddisfacessi adesso… questo mi preserverebbe dai calci nel sedere che mi vuoi dare domani?

Sgranai gli occhi: lui non aspettò risposta.

La sua mano scese subito giù e toccò esitante il mio rigonfiamento, poggiandovisi sopra.

Feci un respiro soffocato.

Near si strinse a me e tirò fuori il mio sesso, prendendo a stringerlo fra le manine, carezzando la punta con le dita. Era piuttosto rosso in viso, e quel rossore aumentò quando udì i miei primi gemiti.

Di scatto lo presi per la vita e lo feci sdraiare sotto di me.

Non sapevo nemmeno cosa stessi facendo, sapevo solo che era stato lui a iniziare, e che qualche carezza non mi placava certo… volevo tutto, tutto.

- Forse…- gli sussurrai ad un orecchio – forse potrei… uhm… non darti quei calci, se ti lasci spogliare. Near diventò di mille colori, ma annuì:- tanto non c’è freddo.

Povero ingenuo.

Gli sbottonai quella lunga camicia frusciante, ma non gliela tolsi: mi limitai a contemplare estatico il suo petto e il suo ventre, prima di saggiarlo con le mani. Quando strinsi un po’ un capezzolo rosa ricevetti in risposta un forte gemito, e decisi di osare di più.

Mi posi fra le sue gambe aperte e, reggendomi sulle braccia, presi a leccargli l’orecchio tenero, soffiando sulla pelle ora accaldata. Scesi con la bocca fino alla gola fremente di sospiri, e poi nuovamente ai capezzoli che torturai con la lingua e i denti.

- h…ahh… M-mello…

Al sentire il mio nome pronunciato in tono così lascivo gli presi i fianchi e spinsi il suo bacino contro il mio, alzandoglielo, come a imitare un violento rapporto sessuale.

- Mmmh… Near…

Gli presi una mano e me la portai dentro i boxer, costringendolo ad afferrarmi il membro. A quel punto anche una mia mano scivolò lungo il suo stomaco e la sua pancia, sfiorandole solo con la punta della dita, per poi infilarsi sotto i pantaloni e le mutandine, abbassandole un po’.

- Mello!... ah…

Spalancò la sua dolce bocca, che mi affrettai a baciare con forza, stupendomi che non l’avessi fatto prima. Ma stavolta non lo lasciai condurre. Stringendogli il membro lo costrinsi ad aprire le labbra in un gemito, per infilargli la lingua nella sua piccola cavità orale. Mugolava solo, muovendo il bacino incontro alla mia mano, toccandomi a sua volta.

Andammo ancora qualche minuto avanti così, baciandoci e toccandoci, finché non gli tolsi di scatto i pantaloni e i boxer e la camicia, anche se aperta, buttandoli fuori dal letto. Era completamente nudo sotto al mio corpo, in mio totale potere.

- Sei mio- gemetti istintivamente.

Lo feci stare seduto, poggiato sul cuscino e mi posi di fronte a lui.

Gli aprii le gambe e v’immisi le mani, tormentandogli i genitali languidamente.

- M…Mello… mi stai… straziando…- si lamentò con le lacrime agli occhi.

Sogghignai e gli ordinai di continuare il lavoro di prima.

Obbediente riprese a toccarmi. Fu meno calmo quando gli infilai un dito fra le natiche, proprio dentro l’ano.

Gli tappai la bocca in un bacio, per soffocare le sue urla. Dai suoi occhi uscirono un paio di lacrime trasparenti, come a riassumere il dolore. Poco a poco si abituò e, ansimando, andò incontro a quel dito. Addirittura non si lamentò quando ne aggiunsi un altro.

La situazione stava rapidamente degenerando, non avevo previsto niente di tutto quello che stavamo facendo già da un’ora.

- ah… ahhh…

Eravamo entrambi al limite. Near aveva raggiunto più esperienza e il suo tocco era diventato ancora più piacevole.

- Più veloce…- ormai ero io che supplicavo.

Da parte sua, le sue cosce si rigarono di sudore, tremavano fra le mie mani.

Il suo piccolo corpo si contorse dagli spasmi e venne copiosamente, sporcando se’ stesso e le coperte. Qualche secondo dopo venni anche io, raggiungendo l’apice nelle sue mani.

Ansimando lo osservai contemplare stranito il mio seme che gli colava dai palmi. Si leccò le gocce dai polsi con interesse quasi scientifico.

- S-smettila- gli intimai, rosso in viso.

Presi dei fazzoletti e ci ripulimmo.

Prima di rimetterci a dormire sbottai:

- Stupido moccioso, ora dovrò cambiare le lenzuola e lavarle di persona!

Near sorrise in modo troppo malizioso per i miei gusti.

- Beh, adesso che so come pagarti… posso venire a dormire da te anche col prossimo temporale?




 
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VOTO: (2 voti, 2 commenti)
 
COMMENTI:
Trovati 2 commenti
yuchico-chan - Voto: 26/01/10 18:13
-near,è,come dire...mucho caliente?-
troppo forte continua
D'accordo con il commento: 2 si - 0 no, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

nenegoku - Voto: 24/06/08 23:04
so good ^^
D'accordo con il commento: 0, e Tu? / No   |   Segnala abuso Rispondi

 
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